Animali fantastici e dove trovarli. Screenplay originale
di JK Rowling
Salani, 2017
pp. 278
€ 12,90
Traduzione di Silvia Piraccini
Grafica, illustrazioni e copertina di Minalima
La quarantena pesa, in questa primavera incipiente e troppo carica di fiori che si guardano solo dal balcone. È allora forse il momento di ritrovare, tra le mura domestiche, un po’ di magia. Ho tenuto da parte finora Animali fantastici e dove trovarli. In parte perché avevo già visto il film e immaginavo, correttamente, che tra lo screenplay originale e la pellicola vi fossero poche differenze; in parte per un certo sottile sospetto nei confronti di questi nuovi prodotti editoriali della Rowling, questi copioni/sceneggiature che possono sembrare, prima di affrontarli effettivamente, solo pallidi riflessi della grande saga ormai conclusa. Eppure, come già era avvenuto per Harry Potter e la maledizione dell’erede (recensito da Giulia qui), la prova della lettura stempera qualsiasi pregiudizio. Perché, in questo come in quel caso, la meraviglia di trovarsi catapultati in un mondo altro, di evadere completamente dalla quotidianità ritrovando volti, e luoghi, e creature, e incantesimi noti, travolge ogni resistenza e ti fa sentire un po’ più giovane, un po’ più ingenuo, un po’ più libero.
Qui il contesto è precedente alle vicende di Harry e dei suoi amici: il protagonista è infatti un giovanissimo Newt Scamander, qualche tempo prima della pubblicazione del volume per cui diventerà famoso nella comunità magica. Anche l’ambientazione è differente: ci troviamo in una New York agitata dalle apparizioni distruttive di una misteriosa forza oscura, mentre il MACUSA, il Congresso dei maghi statunitensi, è sempre più preoccupato all’idea che la comunità magica venga smascherata e si scateni una guerra con i No-Mag. Nonostante le premesse inquietanti, il volume è tutt’altro che cupo. Newt è infatti un personaggio delicato, dall’animo gentile, e intorno a lui si articolano molti elementi che ben si prestano a un impiego ironico: una valigia piena di animali “fantastici” che, per una serie di circostanze fortuite, finiranno a piede libero e dovranno essere ritrovati prima che facciano troppi danni; l’aspirante pasticcere Jacob Kowalsky, buono e goffo, che si trova invischiato in una faccenda chiaramente più grande di lui, soprattutto quando in scena entra la splendida Queenie, in grado di leggere nel pensiero altrui. E poi Tina, ex Auror declassata a un ruolo impiegatizio, che cerca riscatto e finisce per trovare una nuova amicizia. Così, a momenti più drammatici, volti a suscitare domande che rimangono sospese con il loro carico di oscurità (che ruolo hanno nella storia i fanatici seguaci della Seconda Salem? E cosa va cercando l’ambiguo Graves? Quale segreto attanaglia il cuore di Credence? Ma, soprattutto, quale creatura maligna può seminare tanta distruzione, e cosa la scatena?) si succedono momenti di viva comicità. Questa emerge soprattutto nelle scene che coinvolgono lo Snaso, “un incrocio tra una talpa e un ornitorinco”, amante degli oggetti preziosi e luccicanti, o più in generale i tentativi di cattura delle magiche bestioline di Newt, tanto care quanto devastanti per l’ordinata città dei non maghi.
Meno vincolata alle esigenze di una trama complessa come quella dei romanzi dedicati a Harry Potter, la Rowling affronta questa nuova storia con quello che sembra un reale divertimento, dispiegato nella messa in scena di un vero e proprio bestiario applicato e di una coloratissima galleria di personaggi. Nell’alternarsi rapidissimo delle scene, che l’autrice riesce a rendere concrete grazie alla consueta abilità narrativa, si crea un perfetto equilibrio tra i diversi piani della storia e le diverse vicende che coesistono senza che, fino all’ultimo, in un fitto gioco di specchi, si riesca a capire qual è l’elemento di congiunzione. Il format della sceneggiatura, inizialmente giudicato sospetto, convince poi in modo inaspettato: riesce infatti a non perdere in efficacia narrativa, e al tempo stesso a guadagnare in rapidità, rendendo questa lettura adatta a un periodo in cui, forse, non è così facile mantenere la concentrazione.
Carolina Pernigo