Le avventure di Pinocchio
di Carlo Collodi
Ronzani Editore, 2019
Figure di Mario Francesconi
pp. 286
€ 22,00 (cartaceo)
Tre erano i cartoni animati Disney che da bambina mi terrorizzavano: Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan e Pinocchio. Le atmosfere, la sensazione di solitudine e i colori scuri agivano sulla mia psiche infantile e, benché avessi tutte le videocassette, non riguardavo mai questi tre titoli. Il trauma infantile ha evidentemente inciso anche sulle mie scelte di lettura perché ho recuperato i romanzi di Lewis Carrol e James Barrie solo in età adulta ed entrambi hanno confermato il senso di disagio e inquietudine. L'ultimo che mi mancava era Pinocchio di cui avevo solo un nitido ricordo della faccia del Postiglione che tratta con il Gatto e la Volpe per portare Pinocchio nel Paese dei Balocchi: un viso rosso e dal sorriso demoniaco che facevano sentire odore di zolfo anche nella tranquillità della propria cameretta.
di Carlo Collodi
Ronzani Editore, 2019
Figure di Mario Francesconi
pp. 286
€ 22,00 (cartaceo)
Tre erano i cartoni animati Disney che da bambina mi terrorizzavano: Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan e Pinocchio. Le atmosfere, la sensazione di solitudine e i colori scuri agivano sulla mia psiche infantile e, benché avessi tutte le videocassette, non riguardavo mai questi tre titoli. Il trauma infantile ha evidentemente inciso anche sulle mie scelte di lettura perché ho recuperato i romanzi di Lewis Carrol e James Barrie solo in età adulta ed entrambi hanno confermato il senso di disagio e inquietudine. L'ultimo che mi mancava era Pinocchio di cui avevo solo un nitido ricordo della faccia del Postiglione che tratta con il Gatto e la Volpe per portare Pinocchio nel Paese dei Balocchi: un viso rosso e dal sorriso demoniaco che facevano sentire odore di zolfo anche nella tranquillità della propria cameretta.
In occasione della ristampa dell'opera da parte di Ronzani Editore, corredata dalle figure dell'artista Mario Francesconi, ho potuto colmare anche questa lacuna della mia infanzia, riguardando anche il film Disney per avere un confronto fresco.
Già da bambina, Pinocchio non mi sembrava adatto alla mia età: per me le favole dovevano essere, sì, con avventure e pericoli, ma con un filo sotteso di redenzione per situazioni e personaggi. Dovevano preservare la mia incrollabile certezza secondo la quale tutti ci meritiamo un lieto fine. Certo, all'epoca non identificavo così chiaramente la situazione, ma era per questo che Pinocchio mi metteva a disagio: chi sbagliava non aveva molti sconti sulle punizioni. Tutti i bambini che finiscono nel Paese dei Balocchi vanno incontro a un destino orribile e Pinocchio stesso non si cura molto di salvarli, preoccupato com'è a cavarsi d'impiccio. La Fata Turchina, nel realizzare il desiderio di Geppetto che è sempre stato buono e si merita una ricompensa, lo pone nella situazione di affrontare quanti più dispiaceri e rischi possibili. Sicuramente è parte dell'avventura genitoriale, ma che la realizzazione di un desiderio portasse a essere mangiati da una balena e facesse singhiozzare un pover'uomo su quello che crede essere il letto di morte del figlio, non mi faceva stare tranquilla sull'ordinamento del mondo.
Questo chiarimento è arrivato con la lettura, finalmente, delle avventure complete del burattino. Diviso in trentasei capitoletti perfetti per oltre un mese di lettura per mettere a dormire i bambini, il testo è molto più ricco di vicissitudini che coinvolgono l'insolente burattino. Il processo salvifico e il lieto fine ci sono, ma a prezzo di un lungo e faticoso cammino. Per tutta la durata della lettura poi il tema della morte è così presente da domandarsi come i bambini potessero dormire tranquilli dopo la lettura di un capitoletto della buona notte.
Su tutto, mi ha incantato il personaggio della fata turchina: nel film bionda, materna e rassicurante, nel romanzo entra in scena in maniera tale da far correre un leggero brivido di disagio.
Allora si affacciò alla finestra una bella Bambina, coi capelli turchini e il viso bianco come un'immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto, la quale, senza muover punto le labbra, disse con una vocina che pareva venisse dall'altro mondo:-In questa casa non c'è nessuno. Sono tutti morti.-Aprimi almeno tu!- gridò Pinocchio piangendo e raccomandandosi.-Sono morta anch'io.-Morta? e allora cosa fai costì alla finestra?-Aspetto la bara che venga a portarmi via.- (pp.93-95)
Una bambina che poi subisce una metamorfosi nel corso della storia e che arriva a ricoprire il ruolo di madre per Pinocchio. Una madre pronta, sì, ad aiutare il figliolo, ma solo dopo averlo a lungo lasciato dibattere nella miseria e nel dolore, con una severità da Antico Testamento. Lo salva dall'impiccagione, ma solo dopo averlo lasciato penzolare per un po'. Lo ricompensa con del denaro, ma dopo mesi di fame, miseria e lavori sfiancanti per poter curare il povero Geppetto che nel romanzo, più che mai, patisce per aver voluto intagliarsi un burattino per far su qualche soldo. Perché, come racconta con arguzia lo stesso burattino
-Come si chiama tuo padre?-Geppetto.-E che mestiere fa?-Il povero. (p.71)
In tutta la narrazione, Collodi non si espone nel giudizio sul comportamento del suo protagonista. A parte rari interventi, come il famosissimo incipit
-C'era una volta...-Un re!- diranno subito i miei piccoli lettori.-No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno. (p.13)
Per il resto del tempo lascia che siano i personaggi a ragionare e mettere in luce i difetti e le monellerie di Pinocchio senza mai schierarsi, senza far cadere sui piccoli lettori il giudizio di un severo narratore. Ci pensano già il Grillo (anche lui coinvolto nel tema della morte) e la Fata a bacchettare severamente e far capire come il giusto e lo sbagliato stiano su lati opposti della riva senza nessuna possibile sfumatura. E chi non mostra pentimento, come lo sfortunato Lucignolo, non è degno di salvezza alcuna. Comportatevi bene, siate bambini ammodo, perché le secondo opportunità, ammesso che ci siano, vanno conquistate con dolore e sangue.
Le raffigurazioni di Mario Francesconi invertono la nostra tendenza a pensare a Pinocchio come il bambino Disney cresciuto in un paesino quasi d'Alta Baviera. Materiali di recupero, abbozzi, tratti filiformi e, talvolta, quasi astratti, ben rendono l'idea delle metamorfosi che l'eroe deve affrontare nel corso della storia prima di meritarsi di essere vero e di carne.
E se dovesse venirvi voglia di rivedere il Pinocchio Disney fate bene attenzione all'inizio, quando il Grillo si accinge a narrare la storia e apre il libro: sullo sfondo, accatastati nell'ombra, ci sono i volumi di Alice e Peter Pan.
Giulia Pretta
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