Oggi è l'ultima domenica di luglio, disse lo Zoppo della Lotteria, la città è deserta, ci saranno almeno quaranta gradi all'ombra, suppongo che sia il giorno più indicato per incontrare persone che esistono soltanto nel ricordo, la sua anima, pardon, il suo Inconscio, avrà un gran daffare in un giorno come questo, le auguro una buona giornata ed una buona sorte. ("Requiem", p. 19)
In questi giorni di isolamento forzato continuo a leggere e rileggere Antonio Tabucchi. In parte perché asseconda un bisogno fisico di evasione: mi dà l'impressione - incredibilmente concreta - di andare con lui a Lisbona, a Berlino, in Sud America. Ma soprattutto mi infonde calma con la sua letteratura musicale, che ha il ritmo del fado, con le ripetizioni che sembrano cullare in una danza di parole.
E mentre mi lascio un po' dondolare vedo che la materia di cui è fatta la sua letteratura entra pian piano dentro, in un viaggio dalla sensazione al pensiero.
E mentre mi lascio un po' dondolare vedo che la materia di cui è fatta la sua letteratura entra pian piano dentro, in un viaggio dalla sensazione al pensiero.
Dopo il meraviglioso Sostiene Pereira ho letto Il tempo invecchia in fretta e Requiem, una raccolta di racconti e un romanzo che, sia tra di loro che con il libro capolavoro, si incrociano in numerosi punti. Il luogo principale di questo incontro è la riflessione sul tempo, un tema che mai come in questo periodo ci vede tutti attivi, inchiodati come siamo nell'attesa e in bilico tra il ricordo di ieri e l'aspettativa di domani. Mentre leggevo questi due libri Antonio Tabucchi sembrava però dirmi che questa condizione, senz'altro adesso esasperata, è propria di ogni momento della nostra esistenza.
Anzi, è molto di più: è il nostro perimetro vitale, ciò che ci definisce come esseri umani.
Il suo sguardo sulle cose, che a prima vista sembra incredibilmente delicato, quasi volasse aereo sulle superfici e sulle situazioni, ma poi diventa profondo e a tratti anche doloroso, mette in luce il nostro continuo tentativo di afferrare il tempo e di comprenderlo, dove "comprendere" significa letteralmente "prendere insieme".
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Tenere unito il tempo vuol dire tenere uniti noi stessi dentro e fuori, provare ad aggrapparci a uno schema quando ci sembra di sgretolarci in pezzi. Il tempo di Tabucchi si ferma, gira su se stesso, si nasconde, riappare a chiedere i conti. È un tempo che, appunto, invecchia più in fretta di noi; mentre siamo intenti a contare gli anni e le decadi facendo progetti su progetti lui continua a scorrere ricordandoci che siamo solo ospiti.
Questa raccolta di racconti condensa la riflessione dell'autore su questo tema. Tutti i personaggi delle nove storie - alcune delle quali accadute realmente nella realtà e non ordinate cronologicamente - sono impegnati a confrontarsi con un tempo che è come l'aria: vi sono totalmente immersi senza riuscire ad afferrarla. Non a caso una della protagoniste a un tratto si chiede:
Il tempo era aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?
Questa raccolta di racconti condensa la riflessione dell'autore su questo tema. Tutti i personaggi delle nove storie - alcune delle quali accadute realmente nella realtà e non ordinate cronologicamente - sono impegnati a confrontarsi con un tempo che è come l'aria: vi sono totalmente immersi senza riuscire ad afferrarla. Non a caso una della protagoniste a un tratto si chiede:
Il tempo era aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?
Ci sono personaggi che riflettono sulla giovinezza perduta chiedendosi cosa sia rimasto di quegli anni, donne che si confrontano con la dimensione temporale della maternità che è come un cerchio che si stringe sempre di più attorno a loro. Ci sono generali che si incontrano dopo la guerra, quando non ci sono più campi di battaglia ma la battaglia è rimasta comunque in un punto profondo dell'anima.
In un racconto commovente una ragazzina e un ex ufficiale italiano in Kosovo si incontrano in una località balneare e guardano le nuvole cercando di indovinare il futuro; in un altro un ex agente della DDR ripercorre senza meta i luoghi di Berlino che l'hanno visto sorvegliare un famoso scrittore.
Alcuni personaggi hanno perso la memoria, altri vivono nell'ossessione di tenerla stretta.
Quando si incontrano, spesso, hanno l'impressione che tutto sia evaporato, che si siano conosciuti ma in altre dimensioni. Il tempo porta scompiglio nei luoghi, nelle relazioni, nei corpi e nel paesaggio.
È una tempesta di sabbia e detriti dentro clessidre senza fine.
In un racconto commovente una ragazzina e un ex ufficiale italiano in Kosovo si incontrano in una località balneare e guardano le nuvole cercando di indovinare il futuro; in un altro un ex agente della DDR ripercorre senza meta i luoghi di Berlino che l'hanno visto sorvegliare un famoso scrittore.
Alcuni personaggi hanno perso la memoria, altri vivono nell'ossessione di tenerla stretta.
Quando si incontrano, spesso, hanno l'impressione che tutto sia evaporato, che si siano conosciuti ma in altre dimensioni. Il tempo porta scompiglio nei luoghi, nelle relazioni, nei corpi e nel paesaggio.
È una tempesta di sabbia e detriti dentro clessidre senza fine.
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Requiem rappresenta invece la dimensione del tempo come sogno, una "sonata" di un personaggio che in una torrida estate a Lisbona ripercorre, come in uno stato di allucinazione, i luoghi della propria storia incontrando vivi e morti. Scrive l'autore nella nota al testo che "una storia come questa avrebbe potuto essere scritta solo in portoghese", che per Tabucchi è la lingua della nostalgia e della memoria, un luogo di affetto e di riflessione.
Requiem è un omaggio al Portogallo come paese che ha plasmato il tempo interiore di Tabucchi, che l'ha adottato letterariamente e umanamente.
Siamo in un luglio caldo come calda era l'estate di Sostiene Pereira, tutto comincia su un molo dove il protagonista aspetta uno scrittore fantasma. L'attesa sembra senza fine quando cominciano gli incontri itineranti. Come nel romanzo capolavoro, anche qui i personaggi hanno dei fortissimi tratti simbolici: lo zoppo della Lotteria, il tassista, la zingara, il guardiano del cimitero, il barman del Museo di Arte Antica, la proprietaria della pensione Isidora, la moglie del guardiano del faro, il venditore di storie alla Luna.
Molti di loro non hanno nome e rappresentano le vicende del passato, la storia e la politica del paese, le sue fasi crescenti e calanti come i destini del personaggio. Ma ce ne sono anche altri che il nome ce l'hanno e che scavano nella memoria emotiva del protagonista: l'amico ritrovato Tadeus e l'amata Isabel.
Numerosi i parallelismi con la storia di Pereira, in primis il meccanismo degli incontri e dei dialoghi che scandiscono il sogno narrato, e poi anche le note musicali che si sentono dalle finestre aperte, i sapori dei cibi nelle locande - la cucina occupa un ruolo importantissimo nel risveglio del ricordo - e il discorso sull'anima e sull'inconscio.
Anche in Requiem ci sono le ragioni del cuore ("senta, scelga quello che le detta il suo cuore, faccia una scelta sentimentale, anzi, meglio, una scelta viscerale, quelle viscerali sono le scelte migliori"). Sono loro che, intrecciate alla riflessione sul tempo, ci consegnano una memoria del cuore che si attiva nel momento in cui si parla con i fantasmi:
Oh mio Dio, esclamò la Moglie del Guardiano del Faro, il signore ha il coraggio di parlare con i fantasmi? Non avrei mai dovuto farlo, dissi io, non consiglierei a nessuno di parlare con i fantasmi, è una cosa che non si deve fare, ma a volte bisogna, non so spiegarlo bene, è anche per questo che sono qui. (p. 94)Ma questo romanzo è più di una storia sulla memoria e sul tempo, è il testamento emotivo di Antonio Tabucchi narratore, il libro nel quale ha lasciato uno dei suoi messaggi più grandi.
Quando il protagonista è seduto a tavola con un Convitato molto speciale leggiamo:
Non è stato bene in mia compagnia?, chiese lui. No, risposi, è stata molto importante, ma mi ha inquietato, ecco, diciamo che mi ha inquietato. Eh già, confermò lui, con me va sempre a finire così, ma senta, non crede che sia proprio questo che la letteratura deve fare, inquietare?, da parte mia non ho fiducia nella letteratura che tranquillizza le coscienze. (p. 119)Ecco perché leggo Antonio Tabucchi in questi giorni di inquieta attesa: è come un venditore di storie piene di nostalgia, un suonatore di armonica ai lati della strada. Mi fermo ad ascoltarlo mentre mi offre in regalo la sua melodia del tempo.
Claudia Consoli
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