Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese
L'Ippocampo, marzo 2020
A cura di Amélie Balcou
Traduzione dal francese di Margherita Botto
Cofanetto
pp. 226 (leporello) pp. 48 (opuscolo)
€ 19,90 (cartaceo)
L'Ippocampo, marzo 2020
A cura di Amélie Balcou
Traduzione dal francese di Margherita Botto
Cofanetto
pp. 226 (leporello) pp. 48 (opuscolo)
€ 19,90 (cartaceo)
Un gioiello. Per estetica e per contenuti. Il volume di recente pubblicato da Ippocampo – casa editrice specializzata in chicche come questa – dedicato alle stagioni nelle stampe dei maestri giapponesi, è un oggetto meraviglioso, un libro-feticcio per tutti gli appassionati di arte dal Sol Levante.
Come altri volumi simili di questa serie, il cofanetto in cartoncino si compone di due volumi: un piccolo ma accurato opuscolo con un saggio introduttivo della curatrice, Amélie Balcou, che accompagna il lettore dentro ogni singola opera selezionata, e un elegante leporello con sessanta stampe. Il primo accorgimento è quello di sfogliare il volume facendo attenzione a rispettare l’ordine di lettura inverso, da destra a sinistra, ma, soprattutto, è consigliabile accompagnarlo alla consultazione dell’opuscolo, così da meglio comprendere le opere presentate.
La bellezza immediata di queste stampe e la particolarità dell’oggetto-libro, comunque, rendono piacevolissima la lettura per chiunque anche non necessariamente esperto di arte e cultura nipponica, che nello scorrere delle stagioni una stampa via l’altra resteranno ugualmente affascinati dal colore, la prospettiva originale, i punti di vista e le inquadrature, l’eleganza del tratto.
Sono Hokusai e Hiroshige i due protagonisti del volume, cui si aggiungono altri maestri della stampa giapponese del paesaggio, dei cicli della natura, un tema centrale nella corrente pittorica dell’ukiyo-e la cui influenza è continuata oltre la fine del periodo Edo per estendersi anche all’arte occidentale, specie su Impressionisti e Post Impressionisti.
La natura, maestosa, eterna nel suo mutare e rinnovarsi mediante il ciclo delle stagioni, è la protagonista assoluta di queste stampe, contrapposta alla fragilità della vita, al lavoro quotidiano dell’uomo, in un rapporto intimo e partecipato. Scene di vita quotidiana, il lavoro nei campi, il commercio, scorci sulla vita domestica, la pesca, le leggende, i messaggi propiziatori e i simboli shintoisti: abbandonarsi alla bellezza di queste stampe è immediato e ognuna delle stagioni in cui sono catalogate avvolge il lettore nelle atmosfere per osservare sempre più da vicino lo stile unico di questi maestri e l’aura poetica da cui sono pervase. Ecco come, attraverso l’arte di Hokusai e Hiroshige, ci avviciniamo un po’ di più a comprendere il senso del mondo fluttuante, i suoi simboli, l’estetica.
La presenza umana in queste stampe è frequente, ma a dominare su ogni cosa resta la natura che colpisce per maestosità e bellezza. Tutte le opere presentate meriterebbero adeguato approfondimento, ma al lettore il piacere della ricerca, accompagnato in questo viaggio dalle brevi e puntuali indicazioni della curatrice Balcou, alla scoperta anche di altri artisti che del paesaggio e del ciclo delle stagioni hanno saputo cogliere l’essenza più intima proseguendo e arricchendo di nuove sfumature il lavoro di Hokusai e Hiroshige.
Mi concedo solo un’ultima considerazione: molto interessante, a mio parere, anche la rappresentazione mediante inquadrature originali, particolarmente vicina all’estetica contemporanea e fotografica. È il caso, per esempio, di due stampe di Hiroshige – entrambe contenute nella serie delle “Cento vedute celebri di Edo” – in cui vediamo i contorni del luogo da cui l’artista osserva la scena e l’originale composizione del paesaggio dipinto, il taglio particolare, che conferiscono all’insieme un senso di intima partecipazione, trasportandoci immediatamente sul luogo.
In tempi strani come questi che stiamo vivendo, abbandonarsi alla bellezza, all’arte, alla cultura, è un piccolo atto di ribellione. Necessario, per sopravvivere.
Di Debora Lambruschini
Come altri volumi simili di questa serie, il cofanetto in cartoncino si compone di due volumi: un piccolo ma accurato opuscolo con un saggio introduttivo della curatrice, Amélie Balcou, che accompagna il lettore dentro ogni singola opera selezionata, e un elegante leporello con sessanta stampe. Il primo accorgimento è quello di sfogliare il volume facendo attenzione a rispettare l’ordine di lettura inverso, da destra a sinistra, ma, soprattutto, è consigliabile accompagnarlo alla consultazione dell’opuscolo, così da meglio comprendere le opere presentate.
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Sono Hokusai e Hiroshige i due protagonisti del volume, cui si aggiungono altri maestri della stampa giapponese del paesaggio, dei cicli della natura, un tema centrale nella corrente pittorica dell’ukiyo-e la cui influenza è continuata oltre la fine del periodo Edo per estendersi anche all’arte occidentale, specie su Impressionisti e Post Impressionisti.
La natura, maestosa, eterna nel suo mutare e rinnovarsi mediante il ciclo delle stagioni, è la protagonista assoluta di queste stampe, contrapposta alla fragilità della vita, al lavoro quotidiano dell’uomo, in un rapporto intimo e partecipato. Scene di vita quotidiana, il lavoro nei campi, il commercio, scorci sulla vita domestica, la pesca, le leggende, i messaggi propiziatori e i simboli shintoisti: abbandonarsi alla bellezza di queste stampe è immediato e ognuna delle stagioni in cui sono catalogate avvolge il lettore nelle atmosfere per osservare sempre più da vicino lo stile unico di questi maestri e l’aura poetica da cui sono pervase. Ecco come, attraverso l’arte di Hokusai e Hiroshige, ci avviciniamo un po’ di più a comprendere il senso del mondo fluttuante, i suoi simboli, l’estetica.
La presenza umana in queste stampe è frequente, ma a dominare su ogni cosa resta la natura che colpisce per maestosità e bellezza. Tutte le opere presentate meriterebbero adeguato approfondimento, ma al lettore il piacere della ricerca, accompagnato in questo viaggio dalle brevi e puntuali indicazioni della curatrice Balcou, alla scoperta anche di altri artisti che del paesaggio e del ciclo delle stagioni hanno saputo cogliere l’essenza più intima proseguendo e arricchendo di nuove sfumature il lavoro di Hokusai e Hiroshige.
Mi concedo solo un’ultima considerazione: molto interessante, a mio parere, anche la rappresentazione mediante inquadrature originali, particolarmente vicina all’estetica contemporanea e fotografica. È il caso, per esempio, di due stampe di Hiroshige – entrambe contenute nella serie delle “Cento vedute celebri di Edo” – in cui vediamo i contorni del luogo da cui l’artista osserva la scena e l’originale composizione del paesaggio dipinto, il taglio particolare, che conferiscono all’insieme un senso di intima partecipazione, trasportandoci immediatamente sul luogo.
In tempi strani come questi che stiamo vivendo, abbandonarsi alla bellezza, all’arte, alla cultura, è un piccolo atto di ribellione. Necessario, per sopravvivere.
Di Debora Lambruschini
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