di George Gissing
Fazi Editore, nuova edizione marzo 2020
Traduzione di Chiara Vatteroni
pp. 574
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Traduzione di Chiara Vatteroni
pp. 574
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
La carriera letteraria di George Gissing, romanziere inglese del secondo Ottocento, è stata segnata già durante gli anni della sua attività da una serie di alti e bassi, in un altalenarsi di fallimenti e successi che lo hanno presto escluso dalle storie letterarie dell’epoca (e in quelle in cui compariva difficilmente era accostato ai grandi nomi della stagione vittoriana e tardo vittoriana) e che inesorabilmente ha visto finire l’autore nell’oblio dei tanti romanzieri dimenticati. Come spesso accade, la riscoperta di un autore si deve alla passione ostinata di studiosi che rimangono affascinati da quegli antenati che non sono riusciti ad emergere o che non hanno superato la prova del tempo, circondati da nomi più altisonanti in una tradizione letteraria affollatissima di cui finiamo ovviamente per conoscere solo una minima parte, ma che spesso cela piccoli tesori che vale la pena recuperare. Nel caso di Gissing l’interesse che ha investito il personaggio e la sua opera è storia recente quando, negli ’70 del Novecento, un professore francese affascinato dal personaggio decise di raccogliere scritti vari e lettere, molti dei quali inediti o non più in commercio da molto tempo. Ne è nata una felice riscoperta, soprattutto nei paesi anglofoni, di un autore prolifero e attento osservatore della società contemporanea e delle sue contraddizioni che oggi viene ricordato soprattutto per due romanzi considerati esemplari della sua scrittura quali New Grub Street e The Odd Woman. Purtroppo la fortuna di Gissing in Italia è andata scemando, poche opere sono state tradotte e molte di queste sono nel tempo uscite dal mercato, curiosamente non esiste traduzione di The Odd Woman, mentre New Grub Street si trova ormai solo in formato ebook (edito da Fazi editori); chissà che quindi qualche editore non accetti la sfida di ridare mercato ad un autore il cui punto di vista -condivisibile o meno- sulla società inglese di fine Ottocento ha ancora oggi un potenziale interessante.
Il mondo in cui Gissing si muove
è l’Inghilterra della la tarda età vittoriana, un’epoca ricca di contraddizioni
e grandi mutamenti sociali e culturali: elementi di democratizzazione (come ad
esempio l’Education Act che porta infine all’istruzione elementare
obbligatoria, il voto a scrutinio segreto ed esteso a tutti i capifamiglia, le
riforme elettorali e il fondamentale Married Women’s Property Act mediante il
quale si riconosceva alle donne sposate il diritto ad avere delle proprietà
personali e ora acquisirne di proprie ) si intrecciano ad una politica estera
aggressiva in quella che è stata definita “età degli imperi” per via della
concorrenza tra potenze europee e non alla conquista di nuovi pezzi di mondo o
nel consolidare il dominio su zone di interesse strategico (sono un esempio
della nuova politica imperiale l’interesse sull’Egitto in seguito all’apertura
del canale di Suez, la proclamazione di Vittoria imperatrice d’India, fino alla
guerra anglo-boera), mentre in patria il progresso scientifico e tecnologico
contribuisce a creare il mondo moderno (vengono, tra le altre cose, inventate
la macchina da scrivere, il telefono, la penna stilografica, la pellicola di
celluloide). Ma sono anche decenni di grande depressione economica dopo
un’epoca in cui l’economia inglese pareva crescere inarrestabile.
Uno scenario complesso, tra
migliorate condizioni di vita e parallelamente una scarsa mobilità sociale,
conflitti negli angoli più remoti del mondo e sostanziale pace in Europa, elementi
di democratizzazione e nuove donne pronte di lì a poco a diventare protagoniste
nella lotta per l’emancipazione.
Inevitabilmente le trasformazioni
e le contraddizioni dell’epoca coinvolgono anche la sfera culturale e
letteraria: in seguito all’Education Act e quindi all’estensione
dell’alfabetizzazione nasce un pubblico nuovo – e come vedremo non sempre ben
accolto- mentre anche la produzione
culturale sembra diventare sempre più soggetta alle leggi commerciali,
aumentano giornali e periodici mirati sul pubblico di lettori cui sono
destinati, il sistema di professionalizzazione coinvolge sempre più l’ambito
letterario (nasce per esempio la Society of Authors, società piuttosto elitaria
da cui le donne erano escluse, ma che ha lo scopo di aiutare i giovani
letterati che aspirano al mestiere di scrittore) ed infine cambia anche il
tradizionale apparato della distribuzione del libro nel formato three deckers[1] mediante
le biblioteche circolanti che verso la fine del secolo entra in crisi
decretando la fine del romanzo vittoriano classico.
È questo mondo complesso e
contradditorio quindi il palcoscenico su cui Gissing si muove costantemente in
bilico tra successo e fallimento, difficoltà personali ed economiche; un mondo
che osserva con sguardo lucido e accusatore e di cui ci restituisce un quadro
preciso in New Grub Street,
pubblicato nel 1891 ma ambientato proprio in quegli anni ’80 di grandi
trasformazioni del contesto culturale e letterario che sono infatti la materia
principale del romanzo. Se la Grub Street del titolo era alla fine del
Settecento il quartiere degli scrittori squattrinati e un po’ bohemien che
arrancavano cercando il successo privi della protezione di un mecenate, all’epoca
di Gissing la strada non esiste più ma il riferimento a quel mondo di scrittori
per denaro è chiaro. Nel tradizionale formato tre volumi, l’autore intreccia le
vite di uomini e donne che lottano per affermarsi nel panorama letterario e fin
da principio è evidente la contrapposizione darwiniana[2] tra fit
e unfit, tra coloro quindi capaci di adattarsi al nuovo mercato e sopravvivere
e gli altri che non comprendono i meccanismi economici del sistema o rifiutano
di farne parte e finiscono perciò sconfitti. I due personaggi più emblematici
di questa dicotomia sono Jasper e Reardon, i cui destini paiono evidenti fin
dalle prime pagine: il primo è l’adatto, il giovane giornalista ambizioso e
spregiudicato che ha capito perfettamente i meccanismi del nuovo sistema
culturale ed è disposto a tutto pur di arrivare al successo; al contrario
Reardon è l’inadatto, lo scrittore di talento e fine intelletto ma dallo scarso
valore commerciale che la mancanza di denaro porta alla rovina non solo
economica ma anche affettiva. Jasper cinico e determinato non si fa scrupolo di
calpestare chiunque possa rappresentare un ostacolo nella sua scalata sociale,
che siano le sorelle (che indirizza verso la strada abbastanza redditizia della
scrittura di libri premio per le scuole di catechismo) o la povera ragazza
corteggiata più per le possibilità che l’unione sembra in un primo momento
offrire che per reale slancio amoroso. Perché per gli uomini come Jasper la
scelta della compagna giusta al momento opportuno è un elemento da considerare
con molta attenzione, qualcosa che ha più a che fare con il freddo calcolo che
con la passione irrazionale e che può determinare non solo la felicità futura
ma anche la soddisfazione o meno di precise aspirazioni sociali; una scelta
affrettata infatti può risultare disastrosa come dimostra per esempio la triste
unione tra Reardon ed Amy, un matrimonio d’amore che però le difficoltà
economiche e le ambizioni sociali frustrate della donna hanno inesorabilmente
portato all’infelicità.
Intorno a Jasper e Reardon si
muovono altri protagonisti di questa storia di vincitori e vinti: Alfred Yule
simbolo dell’intellettuale ancorato al vecchio mondo di Grub Street, cieco di
fronte al cambiamento, stimato dai colleghi ma oppresso dalle difficoltà
economiche e soprattutto dalle ambizioni frustrate, che sfoga l’insoddisfazione
tiranneggiando moglie e figlia; Marian, la figlia di Yule, costretta ad aiutare
il padre nel suo lavoro ma priva di ogni ambizione letteraria, sola e ingannata
da chi spera possa un giorno ereditare dal ricco zio una somma considerevole;
Biffen, la figura più tragica in questo mondo di sconfitti, vive in condizioni
che rasentano l’indigenza ma totalmente dedito alla sua opera iper naturalista
di influenza continentale del cui improbabile valore commerciale è egli stesso
già consapevole. È un mondo difficile, dove la legge del mercato non premia i
buoni bensì coloro che sanno coglierne le opportunità; con rigido calcolo o
spregiudicato senso per gli affari, come Whelpdale ad esempio, il giovane
intellettuale amico di Jasper che consapevole dei propri limiti di scrittore è
capace di adattarsi al mondo moderno e trovare il successo pubblicando un
giornale pensato per il nuovo pubblico di massa. La storia di Whelpdale è forse
quella dal più marcato lieto fine e il suo personaggio (l’unico nel romanzo ad
avere anche tratti veramente comici) il meno deprecabile tra coloro che
risulteranno vincenti. Vincente/adatto infatti non coincide perfettamente con
buono/positivo così come non è sempre vero il contrario.
Il denaro –e soprattutto la sua
mancanza- è quindi uno dei temi portanti
di un romanzo che mette al centro della narrazione la mercificazione della
cultura che ha trasformato la società inglese di fine Ottocento; Gissing
sceglie di mettere in luce gli aspetti meno edificanti di tale sistema in cui
l’arte è divenuto mero prodotto per il mercato e il successo e la felicità di
un uomo si misurano in termini di ricchezza e posizione sociale. L’industria
culturale premia solo coloro che si sanno adattare e che accettano questo
sistema, gli sconfitti sono colpevoli di vittimismo e debolezza : la
letteratura è sempre più una professione e legata alle leggi del mercato, la
lotta per la sopravvivenza in questo mondo spietato non lascia spazio agli
ideali. Lo stesso lavoro intellettuale viene rappresentato anche nei suoi
aspetti meno idealistici, mettendo in luce il carico di fatica e alienazione
che tale mestiere comporta, la frustrazione di fronte all’insuccesso o alla
mortificazione. Il denaro corrompe l’animo e i rapporti: la sua mancanza
svilisce l’uomo che non riesce a provvedere alla propria famiglia e ascolta con
timore il rumore proveniente dalla vicina workhouse per i poveri mentre
ristrettezze e vergogna sociale si insinuano nel rapporto di coppia rovinandolo
irrimediabilmente con rancori e gelosie; corrompe i rapporti e confonde i
sentimenti finendo per determinare la personalità stessa degli individui; e
anche quando infine il denaro arriva in forma di eredità non sempre basta a
sanare i rapporti.
Cadere nella trappola
dell’autobiografico o di un narratore esageratamente partecipe sarebbe stato
facile, ma Gissing riesce ad osservare gli sforzi dei suoi personaggi dalla
giusta distanza, imprime all’uno o all’altro alcuni tratti della propria
personalità ed esperienza ma senza fare di un personaggio specifico il suo
alter ego e l’io narrante solo in rare occasioni si lascia andare a commenti. È
un romanzo dai tratti realistici che laddove riprende topoi del novel
vittoriano li stravolge e rielabora in una forma nuova, mentre il modello del matrimonio
borghese sembra andare in pezzi insieme alla logica imprenditoriale di pochi
decenni prima. In quel microcosmo di intellettuali che lottano per farsi strada
l’autore imprime tutta la personale delusione per il decadimento culturale
della sua epoca e di cui incolpa –come
molti suoi contemporanei- il nuovo pubblico alfabetizzato sul cui gusto e
capacità limitati si è dovuta adattare la produzione artistica. È il pubblico
di quel New Journalism che proprio sulla fine del secolo si sviluppa, una massa
eterogenea di nuovi lettori di riviste che trattano in breve e superficialmente
temi già discussi sulle pagine dei giornali tradizionali più ampiamente e in
modo erudito, privilegiando soprattutto proprio gli argomenti più vicini agli
interessi dei suoi lettori. Giornali come quello fondato da Whelpdale e
ispirato ad un modello reale comparso in questi anni[3], emblema
del nuovo giornalismo tanto disprezzato da Gissing e simbolo di un’epoca in cui
l’asservimento della cultura alle leggi del mercato mortificano l’intellettuale
incapace di adeguarsi ai cambiamenti. Il mondo è dei più forti, del fit, della
razza meglio evoluta ed attrezzata nella lotta per l’esistenza.
[1]
Three deckers: formato 3 volumi, tipico dell’epoca vittoriana. L’autore
produceva il romanzo in questo formato e mediante il sistema delle circulating
library l’opera raggiungeva il pubblico; tale sistema era conveniente per il
romanziere (era più semplice produrre in un anno un tre volumi che tre singoli
romanzi) ma soprattutto per le biblioteche circolanti (che potevano dare in
prestito ai propri abbonati un solo titolo contemporaneamente a tre persone
diverse, ricavandone quindi un guadagno maggiore). Ma questa struttura ha
ovviamente anche aspetti negativi tra cui i più immediati sono la censura (da
parte delle biblioteche che rifiutano di acquistare romanzi non adatti al
pubblico borghese; dagli scrittori stessi che per assicurarsi un guadagno
spesso si adattavano al gusto comune) e la mancanza di controllo da parte degli
scrittori sulle vendite dei propri scritti (non esisteva ancora il sistema
delle royalties, uno dei diritti per cui si batte ad esempio la Society of
Authors)
[2]
Le teorie di Darwin hanno in questi anni ampia diffusione e vengono applicate
anche allo studio della società
[3]
La rivista fondata da Whelpdale, Chit-Chat, è ispirata a Tit-Bits di George
Newne uscita per la prima volta a Manchester il 22 ottobre del 1881 e di lì a
poco diventata un successo e modello per numerosi imitatori. Interessante a
tale proposito il saggio di Maria Teresa Chialant (il cui contributo su Gissing
è in generale sempre molto interessante) “L’intellettuale tardo vittoriano di
fronte allo sviluppo dell’industria culturale. Un caso esemplare: George
Gissing” in AION Annali dell’isituto Orientale di Napoli (Anglistica)
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