di Roberto Costantini
Longanesi, 2020
pp. 477
€ 19,90 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)
Non più moglie, non più madre. Oggi non esiste Aba, non può esistere la donna normale. Oggi sono solo Ice, la spia. (p. 404)
Mi sono avvicinata all'ultimo romanzo di Roberto Costantini, pur essendo un genere un po' lontano dalla mia comfort zone, per un motivo ben preciso. Qualche mese fa lessi quel capolavoro che è Berta Isla di Javier Marìas, un romanzo che racconta la storia di un matrimonio che si consuma in un solo atto, quello dell'attendere. Il marito di Berta lavora nei servizi segreti, Berta lo sa, lo intuisce, ma non le è consentito conoscere nulla di più. E tutto il romanzo si gioca sul filo dell'attesa, del sentimento legato a un possibile ritorno e del terrore legato a un possibile non ritorno. Un romanzo che ho amato moltissimo.
Figuratevi quindi la mia curiosità quando ho letto la trama di Una donna normale, che, nelle sue linee essenziali, ribalta i ruoli. Nel romanzo di Costantini è infatti Aba, moglie di Paolo e madre di Francesco e Cristina, ad avere, con il nome in codice di Ice, un ruolo importante nei servizi segreti italiani, a dover nascondere la sua identità alla famiglia, a partire per missioni pericolose tra la Libia e il Niger. Il suo compito è quello di reclutare infiltrati nelle moschee. E i giorni del racconto sono cruciali: grazie a un suo informatore, Aba-Ice viene a sapere che un terrorista sta per salpare, mescolato ai migranti, da un porto libico con l'obiettivo di farsi saltare per aria in Italia, forse a Roma. Portando con sé decine o centinaia di vittime innocenti. Ma quando? Ma dove? E chi sono i complici? Dov'è il covo in Italia? Dalla necessità di dare una risposta a tutte queste domande si dipana l'intreccio narrativo, che porterà Aba-Ice alle giornate più complicate della sua vita.
Le similitudini con il libro di Marìas terminano con le riflessioni, sparse per tutto il libro, come campanelli d'allarme che risuonano per il lettore, sulla possibilità di riuscita di un matrimonio basato sull'inganno. Ma tanto Berta Isla è un libro di pensiero, sentimento, emozione, tutto raccontato dall'interno dell'animo di Berta (ben poche sono le pagine dedicate alle imprese del marito nei più cruenti teatri di guerra del mondo), quanto in questo libro il lettore è catapultato nel mezzo dell'azione e tutto il romanzo, quasi come un film o una serie tv, è giocato su avvenimenti, azioni e blitz. Fin dalle prime pagine. Questo infatti non è un romanzo nel quale si entra guardinghi, in punta di piedi, dandosi il tempo di ambientarsi nella storia e di conoscere i personaggi. No. Costantini prende per un braccio il lettore e lo lancia nel mezzo della storia dalla quale, e il lettore se ne renderà conto molto presto, faticherà a staccarsi.
Il libro è un viaggio continuo tra i due mondi della protagonista: da una parte c'è Aba, che si deve districare tra le mille incombenze del tran tran quotidiano, un marito poco soddisfatto del suo lavoro, ma apparentemente molto comprensivo e per nulla invadente, due figli adolescenti alle prese con i problemi della loro età, la colf da indirizzare, il cane da portare fuori, la spesa da fare, il parrucchiere, le udienze dei figli ... e dall'altra c'è Ice, la gelida "spia", il freddo agente segreto, tutto raziocinio, calcolo e logica, che deve impedire una carneficina sul territorio italiano. Per rendere più evidente e plastico questo continuo passaggio, scandito dai viaggi in aereo che portano Aba-Ice per lo più in Nordafrica, l'autore ha scelto di alternare, con un movimento molto naturale, la voce narrante: una parte del libro è raccontata in prima persona da Aba (e sono i suoi pensieri più profondi) e una parte è narrata invece in terza persona da un narratore onnisciente, che prende le redini del racconto legando così avvenimenti e vicende. Una scelta felice che dà movimento alla narrazione e ci permette di vedere le cose con gli occhi della protagonista per poi scivolare nel resto del racconto, quasi senza che ce ne accorgiamo. Accompagnati anche dal ritmo molto sostenuto che i dialoghi, serrati e incalzanti, danno a tutta la narrazione. Ho trovato, invece, a livello di costruzione e di incastro delle parti del libro, un po' ripetitivo il meccanismo dell'on/off tra i pensieri di Aba e le azioni di Ice. Dopo un certo numero di pagine si rischia di avere la sensazione del "già letto".
Lo switch tra i due mondi, quello di Aba e quello di Ice, rappresenta anche e soprattutto due prospettive diverse, due complessi valoriali completamente differenti. Iconicamente rappresentati da un personaggio, inquietante e vischioso, al quale Ice è costretta ad appoggiarsi per avere una speranza di successo, il professor Johnny Jazir, che la condurrà in un gorgo pericoloso. Se da una parte ci sono le vicende di una famiglia normale, le uscite con gli amici, la scuola dei ragazzi, il saggio di hip hop o la partita a rugby, dall'altro ci sono bambini scalzi e seminudi che rincorrono un pallone bucato in un cortile polveroso, tra scorpioni e insetti, donne coperte di veli che alzano lo sguardo solo se il marito lo consente e spariscono al suo batter di mani, gente che si accalca su barconi improbabili solo per una speranza , consci che la traversata potrebbe essere, essa stessa, l'ultimo giorno di vita. E gente senza scrupoli, che per affermare il proprio universo di valori, non esita a imbottirsi di esplosivo per portare morte e distruzione là nell'altro mondo tanto odiato. O non esita a ingannare per portare a termine vendette e regolare conti.
Aba-Ice vive a metà di questo confine, superandolo continuamente in un senso e nell'altro. Ma mentre fino a quel momento della sua vita Aba era riuscita a proteggersi, in queste giornate drammatiche Ice attraverserà una sottile linea rossa che la cambierà per sempre. E allora che ne sarà di Aba, della sua famiglia, della sua vita "normale"?
Un personaggio, quello di Aba-Ice (di cui, sono pronta a scommettere, leggeremo altre avventure) che Costantini costruisce con un'intensa stratificazione psicologica: le pagine in cui Aba cerca di risolvere le piccole problematiche di casa non sono da meno, in quanto a stress e tensione, di quelle in cui deve spegnere lo schermo della sua vita normale per concentrarsi solo ed esclusivamente sull'azione in corso. Perché una donna, anche se 007, rimane madre e non se lo può scordare. Mai.
Sabrina Miglio
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