Le crociate viste dagli arabi
di Amin Maalouf
La nave di Teseo, 2020
pp. 487
€ 20 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Partiamo da un presupposto, fondamentale quando si parla di un libro di Storia, anzi di Storiografia come questo Le crociate viste dagli altri di Amin Maalouf, edito in un bel volume ricco di cartine, mappe, fonti e bibliografia da La nave di Teseo: il testo in questione non solo poggia su basi rigorose fatte di documenti e volumi citati, ma è scritto in modo pop e popolare, quindi ideale per la fruizione da parte di un numero davvero elevato di persone. Questo aspetto crediamo sia davvero importante, specie per un libro del genere, scritto nel 1983 (quindi in un momento storico di particolari tensioni tra l’Oriente e l’Occidente, siamo infatti alla vigilia dell’invasione sovietica dell’Afghanistan) che ha come principale obiettivo quello di presentarci la Storia umana non come un’entità fatta di una sola faccia, ma come una costruzione corale composta da vari soggetti che, sulla scia della Gestalt, fanno sì che il tutto sia più della somma di queste parti.
Maalouf, anche a partire dalla nuova introduzione tradotta da Anna Maria Lorusso, ha scritto questo libro che racconta le crociate viste dagli arabi per un “bisogno di equità e lucidità. […] Questa guerra che è iniziata quasi mille anni fa e non è mai realmente finita”. Citando vari esempi di questa “guerra infinita”, Maalouf ci spiega come, ancora una volta, la conoscenza, anche e soprattutto del campo “avversario”, sia l’unico modo per stemperare gli animi, avere meno paura dell’altro e, in ultima analisi, realizzare una pace duratura. Pure dal punto di vista intellettuale e storiografico.
Ed ecco allora che lo storico libanese ma cittadino del mondo - come egli stesso ama definirsi - ci porta per mano attraverso il susseguirsi delle varie imprese belliche che i regni e i cavalieri d'Occidente hanno promosso nell'arco di circa due secoli per tentare di riconquistare Gerusalemme, la Città Santa del Cristianesimo. Detta così, appare una narrazione abbastanza lineare, con le varie crociate che, come siamo stati abituati da sempre a studiare a scuola, si alternano una dopo l'altra con vari successi per quanto concerne il fronte cristiano fino alla definitiva sconfitta, con la caduta della roccaforte di San Giovanni d'Acri nel 1291, conquistata dalla truppe dei Mamelucchi.
Quello che però sui banchi di scuola (ma anche in parecchie aule universitarie) non emerge sempre con chiarezza è come, lungi dalla vulgata, gli schieramenti posti sul campo hanno avuto dei contorni, delle "squadre" e delle alleanze molto ma molto mutevoli nel tempo. Maalouf è abile, anzi abilissimo nel dipingere questo aspetto. Infatti utilizzando con sapienza le fonti arabe, egiziane e turche del tempo mette in evidenza non solo come i cristiani, i franchi come venivano chiamati allora, erano nettamente più selvaggi e, perché no, spietati rispetto ai nemici musulmani ma anche come quest'ultimi, al netto della religione, delle varie guerre sante e del fanatismo latamente inteso, più di una volta si sono avvalsi dei temibili cavalieri crociati in funzione di opposizione ai nemici interni. I vari sultani, emiri, regnanti e signori dell'Islam infatti, molto spesso, hanno ingaggiato se non proprio stretto vere e proprie alleanze con i cavalieri crociati per eliminare questo o quell'avversario politico. Ma non finisce qui.
Infatti, allo stesso modo, specie dopo la seconda crociata, molti dei signori dei Regni crociati d'Oltremare si sono fatti, letteralmente, la guerra tra di loro assoldando per i loro eserciti truppe musulmane, soprattutto i cavalieri turchi. Ma anche per risolvere le dispute, segnatamente quelle legata alla successione a qualche trono, spesso e volentieri si sono utilizzate milizie islamiche. Ecco solo questo basti per comprendere come Amin Maalouf abbia tutto l'interesse di mostrare che non c'è stata una sola una visione religiosa durante le Crociate ma come, il più delle volte, siano stati gli interessi legati agli affari, agli intrighi di dinastia e palazzo e, perché no, le ambizioni personali a muovere le file e le trame degli eventi.
Naturalmente, nella lunga e approfondita narrazione risaltano alcune figure che si stagliano non solo per la loro importanza a livello bellico o storico, ma anche per come nel campo avversario venivano descritti. Stiamo naturalmente parlando di Saladino, Riccardo Cuor di Leone ma anche di Federico II di Svevia nonché Buri di Damasco o Norandino di Siria. Il più delle volte questi personaggi sono importanti anche e soprattutto perché hanno avuto una visione moderna degli eventi, verrebbe da dire laica anche se, probabilmente, è un termine un poco scorretto vista la situazione religiosa dell'epoca.
Eppure, nonostante quasi mille anni ci separino dalle Crociate, gli uomini e le donne dell'epoca ci paiono così tremendamente vicini a noi: infatti sono spergiuri, non rispettano i patti, hanno come unico obiettivo la ricchezza e l'affermazione personale, sono smodati nei vizi e inclini ai piaceri della carne. E da ambo le parti ci sono queste "passioni", intendiamoci.
Qui sta proprio il grande merito di Amin Maalouf e di questo Le crociate viste dagli arabi, ovvero di confermare come, in fondo, siano molte di più le cose che ci rendono simili da quelle che ci fanno sentire dissimili, anche in senso negativo, senza rinunciare ad un briciolo di attendibilità storica. Ecco allora che, sia nel campo arabo sia in quello franco, gli errori e gli orrori umani l'hanno sempre fatta da padrone. Una lettura consigliatissima per tutti quelli che si sentono curiosi e con la mente aperta. E, perché no, coraggiosa.
Mattia Nesto