di Leonardo Patrignani
DeA Planeta, 2019
pp. 256
€ 14,90 (cartaceo)
€ 0,00 (ebook)
Ho incontrato questo libro per caso, approfittando delle offerte di Dea Planeta nell’ambito della solidarietà digitale, incuriosita anche dal fatto che fosse una delle poche proposte in cui mi sono imbattuta rivolte a un pubblico adolescente, proprio nel momento in cui ne servirebbero tante di più. Leonardo Patrignani, già noto per la trilogia di Multiversum, con Darkness scrive un romanzo per lettori più giovani, in una fascia compresa tra gli ultimi anni delle scuole medie e il primo biennio delle superiori (senza peraltro che questo rovini minimamente la fruizione del testo ai più grandicelli, come la sottoscritta).
La protagonista, Haly Foster, ha tredici anni, è rimasta orfana di entrambi i genitori, morti in circostanze poco chiare, e ha appena deciso di scappare dalla casa-famiglia in cui è costretta a vivere, e dall’angusto paesino di Little Crow. Come se non bastasse il suo lutto recente, i ragazzi del paese non sono gentili con lei: la prendono ripetutamente in giro per i motivi più svariati, a partire dal suo nome per arrivare alla sua predilezione per i colori scuri. I suoi capelli sono infatti neri come il corvo, simbolo della città, lunghi e fragili tanto da “sembrare lo specchio della sua stessa anima”, e anche i vestiti che compra con i pochi soldi ricevuti dall’assistente sociale sono sempre scuri.
Nulla in paese basta a trattenerla: non l’amicizia nascente con il timido Owen, non i gatti della governante Goldie, non i ricordi dei genitori, che non fanno che aumentare il dolore... il progetto di fuga in piena fase di attuazione viene però ostacolato da un elemento imprevedibile: intorno al paese cala infatti una impenetrabile cortina di oscurità, un sipario di nuvole fittissime impossibile da attraversare. Mentre Haly cerca di comprendere il fenomeno, aiutata dall’improbabile alleato Owen e dal goffo Brian, la vecchia matta del paese, con il suo cappello giallo a tesa larga, vaga cantando inquietanti filastrocche e sembra sapere molto su quanto sta avvenendo. La cappa nera compromette la linea elettrica, blocca le linee telefoniche, impedisce il funzionamento dei televisori, fa saltare gli orologi che non siano meccanici, impedisce il passaggio a esseri e veicoli in entrambe le direzioni. Little Crow si trova quindi completamente isolata, paralizzata da uno stato di angoscia crescente. Non è angosciante però la narrazione di Patrignani, che riesce a coniugare momenti di tensione con un’ironia che riesce a stemperarli adeguatamente.
Haly vuole a tutti i costi scoprire come dissolvere la muraglia che blocca la sua fuga. Questo la metterà sulle orme della vecchia Cassandra, che pare l’unica in grado di dominare e attraversare l’ombra. Inizia così una ricerca che è al tempo stesso un percorso di iniziazione e di crescita. Con un itinerario opposto a quello di The Dome di Stephen King, segnato da un contesto simile, Patrignani racconta non già di uno sprofondare nell’irrazionalità che minaccia il vivere civile, quanto di una riscoperta della ragione come strumento per combattere quelle pulsioni oscure che a tratti dominano il nostro agire. Il buio diventa quindi presto metafora del dolore che Haly si porta dentro. Ecco perché la signora Cassandra, dalle doti profetiche nel nome e nei fatti, la conduce davanti alla sua vecchia casa:
“Non devi avere paura del buio, Haly”
“Le ho già detto che non ne ho”
Cassandra la sfidò: “Allora entra. Da quanto non lo fai?”
A lei tremò il mento. Fissava la facciata del palazzo e nella sua testa facevano eco risate e voci lontane, felici. Perdute per sempre.
Progressivamente, Haly e i suoi nuovi amici si rendono conto che l’oscurità non agisce solo al di fuori di loro, ma è proiezione del loro stesso malessere, rivelazione di qualcosa che già esisteva a Little Crow, anche se ben nascosto sotto la superficie.
Bisognava radunare Owen e Brian e fare qualcosa, senza perdere altro tempo o chiedere permessi. Il buio non era ai confini della città. Era negli angoli più nascosti delle case, nei ricordi sepolti perché troppo dolorosi, nel cuore e negli occhi delle persone. Era ovunque.
È questa consapevolezza che offre la chiave per lo svelamento del mistero, ma anche quella per un imprevisto rovesciamento delle aspettative, suggerito ancora una volta da Cassandra: “l’oscurità porta doni di valore inestimabile”, a chiunque sappia attraversarla per poterli scoprire.
Il romanzo, pur nelle sue dimensioni contenute e dietro l’apparente leggerezza di una trama che oscilla tra il mistery e il racconto fantastico, riesce ad affrontare in realtà diversi aspetti inerenti a qualsiasi percorso di crescita: il bullismo, il pregiudizio nei confronti del diverso, il lutto, la malattia, la violenza inflitta e subita. Si parla dunque di amicizia e di paure, di coraggio e di sentimenti che nascono. Il tutto con una prosa sensibile e animata, che può impedire l’insorgere della noia anche nel lettore più riluttante. E anche se alcuni aspetti della trama avrebbero potuto essere sviluppati maggiormente (o in alternativa espunti in toto, per non essere liquidati troppo in fretta, come l’enigma legato alla morte dei genitori di Haly), il romanzo funziona e rimane una lettura assolutamente consigliabile, soprattutto in un momento storico in cui l’impossibilità di evadere diventa un problema che ci riguarda tutti.
Carolina Pernigo