di María Ospina Pizano
traduzione di Amaranta Sbardella
Edicola, 2020
pp. 144
€ 14,00 (cartaceo)
Biscotti per cani a forma di pancetta, cerotti con mostriciattoli disegnati, polveri nutrizionali al sapore di pesca, verdure sconosciute, formaggi dai nomi stranieri, creme e detergenti yankee. L’universo delle merci, come dicono i manuali marxisti. La sorprende l’indifferenza delle altre cassiere di fronte a ciò che ogni carrello rivela delle ansie più profonde della gente. (p. 17)
Dei sei racconti che compongono Azares del cuerpo, la raccolta di
racconti d’esordio della colombiana María Ospina Pizano portata in Italia da
Edicola edizioni, il primo è probabilmente il più riuscito. Sebbene presenti
delle caratteristiche comuni anche agli altri racconti, Policarpa spicca per questa sua capacità di saper leggere le
peculiarità e le contraddizioni di una società capitalista avanzata, che trova
spesso nelle merci e nella mercificazione il momento più intimo ed elevato del
quotidiano. Marcela, ex guerrigliera abituata agli scarponi militari e alle
tende da accampamento, ora si ritrova con un lavoro normale in cui persone
normali fanno acquisti normali; eppure tutto ciò suona estraneo e distaccato ai
suoi occhi, qualcosa da esplorare con l’occhio analitico dello scienziato. D’altronde, lei stessa viene analizzata ed esplorata – invasa – dall’occhio clinico della
redattrice di una casa editrice, la quale ha tutto l'interesse a scoprire e a
reinventare la sua vita precedente da guerrigliera così da poterla gettare in
pasto al pubblico avido di curiosità. È questa doppia lettura a rendere Policarpa una perla delle short stories,
oltre alla capacità dell’autrice di umanizzare un personaggio che rischia di
cadere facilmente nello stereotipo.
Ciò che accomuna i racconti di
questo libriccino, in ogni caso, è l’appartenenza alla terra e a quel corpo che
compare nel titolo. Al centro di tutto troviamo infatti Bogotá, una città stratificata
che viene abbracciata in tutta la sua complessità e assume caratteristiche
diverse e a tratti contraddittorie a seconda dello sguardo che la osserva: da
quello più clinico di Policarpa a
quello più nostalgico del racconto che dà il titolo alla raccolta, quelli delle protagoniste sono occhi
che osservano, indagano e vivono. Sono occhi che si
guardano intorno alla ricerca di un senso ulteriore della vita in una città
che, come molte metropoli, sa fagocitare e digerire i corpi più deboli. Le sei
protagoniste, attraverso le loro quotidianità, sembrano voler
urlare al mondo la propria esistenza e la propria tangibilità: che la sfida
stia nella salvezza di altri corpi, nella lotta a degli insetti o nella propria
rinascita, il grido resta lo stesso ed emerge con chiarezza dalle pagine. Esistere è lottare per restare a galla, lottare per conquistare un'identità che non è dovuta per concessione divina ma va appunto strappata a morsi dal magma incandescente delle folle umane.
È un esordio che schiaffeggia, quello
di María Ospina Pizano: schiaffeggia e scuote la terra per la sua fisicità. Un plauso
va dunque alla casa editrice, che scavando ha saputo trovare questa piccola perla dall’altra
parte del mondo.
David Valentini
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