Hokusai Manga
L'Ippocampo, 5 marzo 2020
Nuova edizione
Prefazione e contributi di Takaoka Kazuya, Uragami Mitsuru, Nakamura Hideki
Traduzione di Fabio Zucchella
Traduzione di Fabio Zucchella
pp. 696
€ 49,90 (cartaceo)
Prima della Grande Onda, prima ancora delle Trentasei vedute del monte Fuji (poi ampliate in Cento per battere gli esperimenti del concorrente Hiroshige), Hokusai si era fatto conoscere nel mondo artistico del Giappone e, come vedremo tra poco, di tutta Europa grazie alla sua mastodontica raccolta di manga (漫画) letteralmente gli schizzi che il maestro realizzò nel corso della sua appassionante e anticonformistica vita per gli scopi più disparati. L’Ippocampo ce li propone integralmente nella nuova edizione di Hokusai Manga, un art book dal valore immenso: per la mole (quasi 700 pagine), per la qualità della carta e dei colori (il volume è stato infatti stampato a Tokyo in collaborazione con la PIE Books), per la doppia lingua con cui sono presentati i testi introduttivi, per la completezza delle tavole.
Ma non solo. Perché è agli schizzi del maestro del XIX secolo che si fa risalire, tra gli altri, l’origine del fumetto giapponese così come lo conosciamo noi. I manga di Sailor Moon e 20th century boys avrebbero il loro capostipite proprio nel pittore dell’Onda che nelle sue tavole di studio e perfezionamento, come amava chiamarle, ha sperimentato un modo nuovo di raccontare le relazioni tra gli esseri umani con la natura che li circonda e lo scorrere del tempo attraverso i disegni. Del resto, da una personalità così poliedrica e inusuale come quella del longevo pittore, non sorprende aver ricevuto una grande innovazione artistica. Katsushika Hokusai (1760‐1849), anche se Hokusai era solo uno dei tanti pseudonimi usati nel corso della sua carriera, quella della maturità artistica oramai avvenuta, produsse migliaia di contributi tra dipinti, stampe, libri illustrati, manuali didattici rivolti ad aspiranti pittori ed artigiani, ma l’opera che gli aprì le porte dell’Occidente e del mondo intero fu la raccolta dei quindici volumi dei Manga, il primo dei quali fu pubblicato nel 1814, quando l’artista aveva cinquantacinque anni. Il pittore non ebbe mai una fissa dimora e il suo obiettivo era quello di traslocare per almeno 100 volte nel corso della vita: non riuscì a raggiungerlo per pochissimo, ma in ogni caso erano famose in tutto il Paese le sue continue peregrinazioni tra una città e un’altra, sempre con un nome diverso e inseguito da centinaia di apprendisti che volevano a tutti costi imparare da lui quell’arte che incantava misteriosamente tutti coloro che la guardavano. Da un uomo così, c'era davvero da aspettarsi un grande cambiamento nel canone tradizionale, talmente rivoluzionario da essere arrivato fino a noi.
Tornando ai manga, al tempo di Hokusai la parola significava “schizzi sparsi” o “pennello impazzito” (l’etimologia non è ancora stata chiarita); quelle del maestro erano illustrazioni in tre colori (nero, grigio e ocra) con le quali Hokusai voleva fornire a pittori, dilettanti e artigiani una guida dei soggetti più diversi da rappresentare in varie posizioni. Nei quindici volumi seguono così, senza soluzione di continuità, figure umane di lottatori e guerrieri, personaggi grotteschi e comici, fiori, uccelli, schizzi di paesaggi, spaccati di armi da fuoco, particolari di templi (da cui si evince una profonda conoscenza dei principi dell’architettura e della prospettiva) e palazzi in un caleidoscopio di immagini che prendono vita pagina dopo pagina. Oggi questi disegni sono considerati non solo un capolavoro della storia dell’arte, ma anche una delle più precise rappresentazioni della vita, delle tradizioni, della società e anche della flora e della fauna del Giappone di epoca Edo, prima che l’occidentalizzazione forzata di età Meiji modificasse anche molte delle peculiarità artistiche del canone nipponico.
I Manga di Hokusai arrivarono in Occidente quando Hokusai era già morto, ma ad appena dieci anni dalla sua scomparsa gli artisti del tempo lo fecero diventare una leggenda, soprattutto in Francia, dove i suoi disegni divennero il paradigma dell’arte nipponica e della visione del mondo di quel Paese, oltre che un punto di riferimento per artisti come Manet, Degas, Van Goh, Gaugin, Sisley, Lautrec e Seurat. Grazie al maestoso Hokusai Manga dell’Ippocampo, allora, oltre che a saggiare la bellezza e l’originalità di un maestro della sua epoca, capire meglio cosa significhi arte nel Paese del Sol Levante, ci si renderà conto che quando si parla di arte non esistono confini geografici che tengano: il bello è universale.
Federica Privitera