In viaggio con l’asino
di Andrea Bocconi e Claudio Visentin
con dieci tavole di Stefano Faravelli
Guanda, 2009
pp. 173
€ 13,00
Quella tra gli insegnanti e gli asini è una relazione di lunghissimo corso. Non è per questo, però, che il libro scritto a quattro mani da Andrea Bocconi e Claudio Visentin mi ha attirato dallo scaffale di una meravigliosa libreria di viaggio della mia città. Forse è stato perché Guanda di solito pubblica belle cose, forse perché la copertina era accattivante, forse per una particolare e personalissima simpatia per l’animale in questione... certo è che, ammonita a distanza dalla pila di volumi in attesa sul mio comodino, oltre che dalla consapevolezza di non avere la benché minima predisposizione per il trekking, ho a malincuore lasciato lì il testo, uscendo. Mi sono limitata a segnarmi il titolo in una infinita lista dei desideri. Quando mi è capitato di ritrovarlo su una bancarella, poco tempo dopo, non ho potuto rinunciare una seconda volta. E ho fatto bene.
In viaggio con l’asino, infatti, si è rivelata una chicca per intenditori, in grado di riempire di leggerezza, allegria e idee stravaganti un pomeriggio di questa quarantena. Da docente, mi sono sentita immediatamente chiamata in causa dalla frase posta in epigrafe: “Meglio un asino vivo che un professore morto”, così come dal “SOMmARiO” che segue. È bastata poi l’introduzione “sotto la pioggia” di Visentin per capire che gli autori erano due simpatici burloni e che saremmo andati subito d’accordo.
L’occasione della narrazione è un viaggio realmente organizzato dai due, uno scrittore e un professore universitario, in Abruzzo, con due figli (uno a testa) e due asini (da spartirsi per tutti e quattro). Quello che in macchina, in autostrada, sarebbe stato un tragitto di mezz’ora, diventa un itinerario da percorrersi in circa una settimana, da Tagliacozzo a Celano, fronteggiando tutti gli ostacoli posti dal clima, dalla natura a volte impervia, e da compagni di viaggio spesso riottosi. Il corpo del testo è diviso in due macrosezioni: il diario di viaggio vero e proprio, curato da Andrea Bocconi, e una sezione intitolata “Asinerie”, che esplora e approfondisce il tema dell’asinità, come realtà animale e simbolica, e propone una rilettura di uno scritto che è stato fonte d’ispirazione per gli autori, il Viaggio nelle Cévennes in compagnia di un asino di Robert Louis Stevenson. Ciò che colpisce nel volume non è soltanto la levità del narrare, che procede con ironia e ci rende subito amici dei viaggiatori, ma soprattutto simpatizzanti di Nino ed Eva, gli asini. Ciò che colpisce è l’estrema concretezza, la fattibilità dell’impresa: quello che gli autori cercano e realizzano, lo dicono loro stessi, non è un viaggio epico. Si parla di piccole tappe, di un procedere lento, anche se non libero di fatiche e imprevisti; della possibilità, soprattutto, di riscoprire la meraviglia di un territorio poco esplorato dal turismo, di vivere relazioni genuine, improntate alla generosità e alla semplicità della condivisione – con i compagni di viaggio quanto con chi si incontra per via. Di godere della bellezza di un’andatura priva di fretta, così poco abituale nelle nostre vite. Di questo andare, gli asini sono metafora, oltre che mezzo. Con i loro caratteri determinati, tenaci, prudenti, poco alla volta diventano per il viaggiatore un modello – ed ecco allora che il rapporto didattico si rovescia: non sei più tu che insegni all’asino, ma è l’asino che insegna a te (grande verità, questa, anche all’interno della realtà scolastica). È immediata la simpatia di Bocconi e Visentin per queste creature, così bistrattate dalla tradizione popolare e letteraria, ma di recente riscoperte e sempre più tutelate e valorizzare. Altrettanto chiaro è il desiderio di suggerire un turismo diverso, che trascende gli asini stessi: per questo il testo pullula di consigli di lettura curiosi, intriganti, ripresi e dettagliati anche da una puntuale bibliografia conclusiva. Tra persone che hanno girato il mondo con gli asini e chi ha attraversato l’Irlanda in autostop con un frigorifero, l’invito diffuso è quello a crearsi un proprio modo di esplorare, cercando vie diverse da quelle consuete. In questi giorni di reclusione, In viaggio con l’asino è un pungolo alla progettualità, allo slancio e a una vita più sostenibile, e come tale una lettura adatta e preziosa.
Carolina Pernigo