di Edurne Portela
Lindau, 2020
Traduzione di Thais Siciliano
pp. 294
€ 20 (cartaceo)
€ 13,99 (ebook)
Dopo avermi piacevolmente sconvolta con Meglio l'assenza lo scorso anno (qui la recensione), Edurne Portela torna in libreria con un romanzo in cui ritroviamo alcuni dei temi a lei cari, ma portati avanti con una scrittura ancor più sorvegliata e magnetica.
Questa volta, la questione basca viene guardata obliquamente, perché la materia centrale è invece la vita di chi, dalla Spagna, se n'è andata, per un dottorato negli Stati Uniti: nelle prime pagine facciamo al conoscenza della protagonista, Alicia, che fatica a sbarcare il lunario e per questo la troviamo avvolta in più coperte per evitare di alzare il riscaldamento che non sa come pagare, mentre la sua casa è presa d'assalto dai topi. Una situazione decadente, certo, ma la sua preoccupazione più grande è chiudere per bene i catenacci e assicurarsi che lui, Matty, non possa entrare nella sua stanza. Come è arrivata a tanto? A piangere nell'armadio e a rinunciare a tutto ciò che aveva, comprese le sue due amatissime gatte, e ad avere il terrore di suo marito?
Il romanzo, fatta questa premessa, ci riporta indietro nel tempo, al momento in cui Alicia è approdata in America piena di speranze, per un dottorato che l'avrebbe portata a insegnare e a intervistare immigrati per la sua ricerca di antropologia. L'obiettivo è la nascita di una bella carriera, certo, ma per lei c'è anche un grande desiderio di riscatto, ed è proprio per questo che ha lasciato la sua casa in Spagna, per dimostrare a sé e ai genitori di farcela da sola. Il primo tassello è posto dalle amicizie, un po' disordinate, tipiche del campus, che portano Alicia a bere qualche bicchiere di troppo; è in una di quelle serate che Alicia conosce Matty, e non c'è timidezza o prudenza che possa fermare una passione che divampa immediata.
Siamo davanti alla nascita di un rapporto burrascoso, possessivo e carnale, che vede Matty e Alicia bruciare le tappe senza particolari cautele: una casa insieme? Certo, e in men che non si dica entrambi sono legati da una pesante ipoteca. Un matrimonio? Due gatte? Una casa da restaurare da zero? Non c'è decisione in cui Matty non si trovi a trascinare Alicia, prima convivente e poi moglie. E se lei ha delle ritrosie, ecco che l'uomo trova sempre il modo per convincerla.
Questa corsa disperata verso il possedersi totalmente non è però priva di dubbi per Alicia: non ci vuole molto perché la gelosia di Matty scoppi, furibonda e irrefrenabile, anche verso uomini assolutamente fuori dai giochi (uno è un amico omosessuale di lei, l'altro è un vecchio flirt di molti anni prima, in Spagna). Arrivano le offese e gli improperi, i giorni di silenzio, le due vite che corrono parallele, all'interno della stessa casa, sì, ma con poche parole e tanta paura. Perché Matty, lui che si è sempre proclamato diversissimo dal padre che per anni ha esercitato violenza sui familiari, adesso inizia a perdere le staffe: ecco che allora Alicia inizia a cercare rifugi continui, altrove, che la portano a restare più tempo in università, a frequentare più spesso da sola la sua famiglia e gli amici, a partire per lunghi viaggi, pur sapendo che quella che chiama "casa" è un luogo infestato dalle paure.
Quante volte Matty ribadirà di non averle mai messo le mani addosso? E quante noi lettori parteggeremo per Alicia, sperando in un suo riscatto personale, nella presa di coscienza che l'uomo che le sta accanto l'ha ormai trascinata in una spirale di tristezza, sensi di colpa, pianti trattenuti, timori?
E il matrimonio con Matty è una delle tante "forme di lontananza" presenti nel testo: c'è poi la lontananza dalle proprie famiglie, dagli amici di una vita, ma c'è anche la lontananza brutale da ciò che vorremmo ma non riusciamo a diventare.
Edurne Portela, che per anni si è occupata di violenza nei suoi studi accademici, riversa in questo romanzo un'esperienza tanto cruda quanto d'impatto nel rivelarci che la violenza domestica può essere qualcosa di nascosto, qualcosa che gli altri non vedono, perché fuori tutto è normale e apparentemente perfetto. Senza vezzi stilistici, l'autrice traccia un racconto talvolta impietoso e materico, con cui è impossibile non empatizzare.
GMGhioni
Quante volte Matty ribadirà di non averle mai messo le mani addosso? E quante noi lettori parteggeremo per Alicia, sperando in un suo riscatto personale, nella presa di coscienza che l'uomo che le sta accanto l'ha ormai trascinata in una spirale di tristezza, sensi di colpa, pianti trattenuti, timori?
E il matrimonio con Matty è una delle tante "forme di lontananza" presenti nel testo: c'è poi la lontananza dalle proprie famiglie, dagli amici di una vita, ma c'è anche la lontananza brutale da ciò che vorremmo ma non riusciamo a diventare.
Edurne Portela, che per anni si è occupata di violenza nei suoi studi accademici, riversa in questo romanzo un'esperienza tanto cruda quanto d'impatto nel rivelarci che la violenza domestica può essere qualcosa di nascosto, qualcosa che gli altri non vedono, perché fuori tutto è normale e apparentemente perfetto. Senza vezzi stilistici, l'autrice traccia un racconto talvolta impietoso e materico, con cui è impossibile non empatizzare.
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