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Il lusso nel Medioevo? Si paga caro: Maria Giuseppina Muzzarelli ci porta tra sete, broccati, gioielli e... leggi

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Le regole del lusso. Apparenza e vita quotidiana dal Medioevo all'età moderna
di Maria Giuseppina Muzzarelli
Il Mulino, 2020

pp. 300 
€ 24 (cartaceo)
€ 11,82 (ebook)


Sapete che se nel Medioevo si faceva sfoggio di abiti lussuosi, si poteva essere multati? Vere e proprie leggi, le leggi suntuarie, erano state approntate per mettere un freno al lusso fin troppo esibito, e i divieti erano all'ordine del giorno; lodevole era invece una sorta di aurea mediocritas che rispondeva ai dettami della Chiesa di moderazione ed equilibrio, sfuggendo così al peccato di vanità. 
Se vi state chiedendo perché, sfogliando il bel volume Le regole del lusso appaiano di tanto in tanto le riproduzioni di abiti a dir poco sontuosi, la risposta è semplice: perché le leggi c'erano, sì, ma pagare una contravvenzione per il lusso era quasi una coccarda da affiggere al proprio status sociale, oltre al fatto che Maria Giuseppina Muzzarelli conferma fin dalle prime pagine l'enorme distanza che esiste tra la creazione delle leggi e la loro reale applicazione.
Leggi complessissime, va proprio detto, all'inizio in latino e poi pensate in volgare perché fossero ampiamente comprensibili: non soltanto agli acquirenti di abiti preziosi, ma anche ai sarti, che dovevano rispettare le tante regole stabilite dalle leggi. Qualche esempio? Scollature, strascichi, uso o meno del filo d'oro, colori, lunghezze e larghezze, presenza o meno della pelliccia dipendevano tanto dall'estrazione sociale, ma nel caso delle donne anche dalla loro "categoria morale". Le regole, infatti, cambiavano a seconda che si trattasse di donne dabbene (nubili, sposate o vedove), o di donne di malaffare (a loro volta divise tra donne del postribolo o meno).
E sostanzialmente tutti diventavano potenziali denunciatori, provocando addirittura, oltre al sequestro della veste, anche l'imprigionamento dei possessori. 
La stessa cura impiegata dall'autrice per analizzare casi specifici di leggi e la loro applicazione, viene impiegata per trattare l'uso più o meno consentito dei gioielli (che dire, ad esempio, degli anelli, che sono un utile simbolo per identificare una donna sposata, o della moda tardiva degli orecchini?). Perle, gioielli da spalla e tanti altri gioielli che compaiono in tanti quadri si sono affermati con fatica e dopo un percorso tutt'altro che immaginabile. 
Chi di voi adora le scarpe, certamente potrà restare folgorato e ammirare le donne del Medioevo per la loro capacità di camminare anche su zeppe altissime (impossibili da portare?!), utili per slanciare la figura, e in generale tessuti, colori e forme sono oggetto di osservazione e passibili di sanzioni da parte delle autorità. 
Il saggio di Muzzarelli analizza poi le principali figure protagoniste del lusso: dal cavaliere al dottore, passando poi ad affrontare il tema delle grandi occasioni: feste, funerali, banchetti vengono osservati a partire da rappresentazioni dell'epoca, secondo quella profonda osmosi tra studi documentari e iconografici dai quali l'autrice non finisce mai di attingere (dandocene conto in generose bibliografie alla fine dei singoli capitoli).
Al termine della lettura di questo saggio decisamente ricco di esempi e di documenti, restiamo sconvolti nel ricapitolare la quantità di divieti che coinvolgevano il lusso nel Medioevo: la moda, che potrebbe risultare frivola, si fa invece specchio molto interessante dei tempi e delle diverse realtà (le leggi suntuarie variavano sensibilmente da un Comune all'altro, ad esempio), mettendo in luce paradossi e rischi pur di avvolgere il proprio corpo in ostentazioni di lusso e di potere.

GMGhioni