chi ama i libri lo sa: le storie possono aiutarci a conoscere il mondo e a interpretare gli eventi, anche i più complessi e controversi.
In questi giorni negli Stati Uniti divampa il fuoco di una protesta che è impossibile ignorare per la sua valenza storica, civile e umana. Ci sono voci che si alzano da ogni angolo della nazione e dicono "basta" agli abusi, all'ingiustizia e alla discriminazione. Sono le voci di una storia collettiva che porta una ferita mai sanata.
Dal canto nostro, oltre che supportarle come cittadini del mondo, vogliamo sostenerle come sappiamo fare meglio: leggendo e scrivendo.
Oggi vi portiamo quindi tra le pagine dei tanti scrittori che hanno raccontato l'identità nera in maniera viva, narrando le vicende, i dolori e le rivoluzioni di chi per troppo tempo non è stato padrone della propria libertà e del proprio futuro.
Libri necessari quasi fossero una bussola civile: il nord è lì, davanti a noi, e abbiamo ancora tanta strada da fare.
La redazione
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Barbara consiglia:
"Il buio oltre la siepe" di Harper Lee (Feltrinelli)
Perché: il romanzo che rappresenta il simbolo della lotta al razzismo e alla segregazione della popolazione afroamericana negli Stati Uniti costituisce la lettura migliore per avvicinarsi alla causa che è tornata alla ribalta della cronaca in questi giorni. Il #BlackLivesMatter è il figlio della protesta nera iniziata negli anni Sessanta: nel 1963, Martin Luther King pronuncia il suo famoso discorso al Lincoln Memorial, dando voce a milioni di afroamericani e a centinaia di anni di schiavitù e subordinazione. Tre anni prima, Harper Lee ci racconta la storia di un uomo nobile, l'avvocato Atticus Finch, alle prese con la difesa legale del giovane Tom, nell'Alabama profondamente razzista degli anni Trenta. Nello stesso anno, il 1960, viene emanato il Civil Rights Act, che riconosce il diritto di voto agli afroamericani. Una vittoria di Pirro per il Movimento per i Diritti Civili, poiché una norma tanto attesa era di fatto disapplicata in molti paesi del sud degli Stati Uniti. Una vittoria di Pirro se si pensa che oggi, 60 anni dopo, l'America torna in piazza contro la brutalità della polizia e la questione razziale. Partire dalle origini della protesta, attraverso una lettura impegnata, ma lieve e preziosa, può essere un ottimo spunto di riflessione.
Carolina consiglia:
"Un altro tamburo" di William Melvin Kelley (NN)
Perché un romanzo del 1962 può parlare con straordinaria incisività anche dell’oggi, dei processi attraverso cui si definisce l’identità di un popolo, delle resistenze interne e delle ipocrisie di chi detiene il potere. Quando a Sutton, piccola cittadina radicata nel sud più profondo, tutti gli abitanti afroamericani decidono di partire al seguito di Tucker Caliban, discendente del leggendario Africano, gli abitanti bianchi inizialmente sottovalutano il problema, intravedendo anzi la possibilità di liberarsi di una presenza scomoda e di “riappropriarsi” del paese. Eppure il fenomeno acquista dimensioni sempre più ampie e complesse, che l’autore ricostruisce attraverso un romanzo corale dai molti punti di vista. Lo scenario che si delinea è quello di una rivoluzione naturale, necessaria, che nasce dalla volontà di rivendicare una libertà che dovrebbe essere un diritto imprescindibile e invece è ancora troppo spesso negata. In occasione degli eventi drammatici di questi giorni, imprescindibile può diventare anche questa lettura, che come tutti i classici rimane permanentemente attuale, permanentemente viva.
Claudia consiglia:
"La città è dei bianchi" di Thomas Mullen (Rizzoli)
Perché: È un libro perfetto per essere letto in questi giorni di fuoco e di proteste, una storia che parla delle stesse ferite che si vedono ancora oggi sul volto dell'America.
Mullen ci porta nell'Atlanta del 1948, città in espansione nella quale arrivarono in massa afroamericani provenienti dai sobborghi e dalle campagne. E con loro arrivò anche la segregazione di interi quartieri neri.
In quell'anno passato alla storia per la prima volta venne concesso a otto afroamericani di arruolarsi nelle forze di polizia per pattugliare i quartieri neri della città. Il romanzo, che ha il ritmo di una serie tv, racconta tutta la brutalità di questo momento di passaggio e le ingiustizie di cui gli afroamericani furono vittime. Una guerra mai finita.
Claudia consiglia:
"I ragazzi della Nickel" di Colson Whitehead (Mondadori)
Perché: Romanzo incoronato del Pulitzer per la fiction 2020, I ragazzi della Nickel è l'ennesima validissima prova di Colson Whitehead come "narratore d'America". Un libro potente che esplora uno dei tanti angoli bui della storia statunitense. Attraverso lo sguardo del giovane afroamericano Elwood facciamo il nostro ingresso alla Nickel, riformatorio degli orrori figlio dell'America in cui vigevano le leggi di Jim Crow, dove i meno fortunati venivano rinchiusi per impedire loro di avere un futuro.
Claudia consiglia:
"Ultima fermata Delicious" di James Hannaham (Rizzoli)
Perché: Da qualche parte, in uno stato del Sud dell'America - forse è la Louisiana, forse è la Florida - un pullmino sgangherato si aggira per le periferie. Raccatta neri che hanno smesso di sperare: tossici, donne che lavorano in strada, senzatetto. È il pullmino della Delicious Foods, un'impresa agricola che promette a questa gente un lavoro e una nuova vita ma poi li condanna quasi alla morte.
Un romanzo che descrive in modo innovativo il Paese del Ku Klux Klan in cui la gente spariva nel nulla. Lo stesso che ancora oggi ai neri vieta di sognare in grande e vivere con dignità.
"L'ultima vacanza, a memoir" di Gil Scott-Heron (LiberAria)
Perché: la storia di Gil Scott-Heron, musicista jazz, scrittore, attivista, è la storia di un uomo, un afroamericano, fatta di sacrifici e riscatto. Ma è anche, naturalmente, lo spaccato dell'America in cui ha vissuto, degli anni '60-'80, delle persone che hanno creduto nel suo talento (in primis la nonna materna, che non si è mai lasciata intimidire dalle leggi discriminatorie dei bianchi), dell'arrivo a New York e del timore di esserne fagocitato. Della lotta per i diritti civili, cui aderisce con ogni mezzo possiede, nel tentativo di dare voce a chi non ce l'ha. Nel clima terribile che la comunità afroamericana ancora una volta sta vivendo in questi giorni, leggere questo memoir permette di dare voce appunto a un artista che è stato parte di quella comunità e che per essa ha sempre lottato.
Debora consiglia:
"Lo schiavista" di Paul Beatty (Fazi)
Perché: «So che detto da un nero è difficile da credere, ma non ho mai rubato niente. Non ho mai evaso le tasse, non ho mai barato a carte» L'ironia pungente, la riflessione puntuale e destabilizzante con cui Beatty costruisce questo testo ibrido, fra satira e romanzo, permette al lettore di addentrarsi nelle contraddizioni di una società complessa e molto spesso ipocrita, soprattutto per quel che concerne la questione razziale. Perché questa esiste, ne abbiamo ancora una volta prova in questi giorni di violenza e odio razziale. Beatty, con la sua narrazione feroce e disarmante proprio per la verosimiglianza, ricorda con brutale onestà che il razzismo purtroppo non è morto, nemmeno - o forse ancor di più - in quella che era l'America di Obama, il primo presidente afroamericano, che avrebbe dovuto segnare una svolta epocale; ci ricorda che un ragazzino può venire brutalmente ucciso per il colore della pelle proprio da chi avrebbe dovuto proteggerlo e che l'odio razziale è profondamente radicato. Nel costruire un racconto stratificato, che si apre a molteplici chiavi di lettura, Beatty non fa sconti, né al lettore né alla società che rappresenta.
Federica consiglia:
"Il diritto di opporsi" di Bryan Stevenson (Fazi)
Perché: non c'è possibilità di sfuggire all'evidenza dei fatti quando questi raccontano dinamiche processuali realmente accadute. Nel romanzo di Stevenson la finzione, che spesso può cedere il passo a un minor grado di coinvolgimento ("in fondo, non è successo veramente, è opera dell'ingegno dell'autore"), viene sostituita infatti dalla realtà giudiziaria di un caso di processo e condanna approssimativa di un uomo colpevole solo di avere la pelle di un colore diverso da quello della classe dirigente statunitense. Non c'è alcuna retorica nel racconto di Stevenson: i fatti bastano da soli a denunciare una realtà incancrenita e difficile da estirpare, così come confermato dai fatti di questi ultimi giorni.
Gloria consiglia:
"Giorni di fuoco" di Ryan Gattis (Guanda)
Leggi la recensione
Compra il libro
Perché: una vera e propria catastrofe si abbatte su Los Angeles nel 1992, con le caterve di rivolte, uccisioni, incendi che mettono a ferro e fuoco la città dopo uno dei processi più drammaticamente celebri d'America. Quattro poliziotti, coinvolti nel pestaggio di un taxista afroamericano, vengono assolti: la rivolta è immediata, e ha una portata a dir poco eversiva. Bastano le poche immagini dei filmati qui sotto per scatenare la fantasia su quanto potesse avvenire collateralmente, nei sobborghi, dove la polizia è letteralmente schiacciata di numero dai membri delle gang. Da questi fatti di cronaca nasce il romanzo d'esordio di Ryan Gattis, che ha esplorato nel suo romanzo corale le motivazioni profonde della rivolta.
"Giorni di fuoco" di Ryan Gattis (Guanda)
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Perché: una vera e propria catastrofe si abbatte su Los Angeles nel 1992, con le caterve di rivolte, uccisioni, incendi che mettono a ferro e fuoco la città dopo uno dei processi più drammaticamente celebri d'America. Quattro poliziotti, coinvolti nel pestaggio di un taxista afroamericano, vengono assolti: la rivolta è immediata, e ha una portata a dir poco eversiva. Bastano le poche immagini dei filmati qui sotto per scatenare la fantasia su quanto potesse avvenire collateralmente, nei sobborghi, dove la polizia è letteralmente schiacciata di numero dai membri delle gang. Da questi fatti di cronaca nasce il romanzo d'esordio di Ryan Gattis, che ha esplorato nel suo romanzo corale le motivazioni profonde della rivolta.
Stefano consiglia:
"Negroland" di Margo Jefferson (66th and 2nd)
Perché: più che un testo sul razzismo in senso stretto, Negroland illustra le dinamiche sociali sviluppatesi all'interno della comunità nera dell'America dagli anni Cinquanta a oggi. Attraverso il narrato autobiografico, Margo Jefferson dipinge un ritratto impietoso della borghesia nera, vittima inconsapevole del razzismo della classe dominante WASP e inflessibile nel replicare gli stessi comportamenti all'interno della propria comunità. Jefferson illustra con estrema precisione i comportamenti adottati dai neri benestanti, preoccupatissimi di assomigliare ai bianchi e implacabili nel mettere in atto meccanismi di esclusione al proprio interno basati su criteri palesemente razzisti.
Negroland è un testo particolare e interessantissimo, che offre una prospettiva insolita sulle conseguenze psicologiche e sociali in una società basata su un sistema di predominanza razziale, che paradossalmente trasforma le vittime in carnefici.
Stefano consiglia:
"The Fig Tree" di Arnold Zable (The Text Publishing Company)
Perché: "Non c'è tempo per la poesia quando deve essere costruita una nuova vita". Arnold Zable è uno scrittore meraviglioso, che affascina per l'estrema sensibilità e la forte carica emotiva del narrato. The Fig Tree è un romanzo che parla di migrazioni, lontananza, ricollocamenti, nuovi inizi. Eventi difficilissimi quando avvengono in contesti dove non esiste accoglienza, dove il "diverso" è condannato a rimanere tale per generazioni secondo meccanismi immutabili che si perpetuano con precisione drammatica indipendentemente dai passi evolutivi che si susseguono (o che dovrebbero susseguirsi) nel tempo.
Immagini in CC incorporate da Wikipedia
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