I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)
di Diego De Silva
Einaudi, 3 giugno 2020
pp. 320
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Se seguite l'avvocato Malinconico dai tempi di Non avevo capito niente, certamente non potrete perdere anche questo nuovo caso, in cui Diego De Silva ha scelto di mescolare all'ironia salace del suo protagonista anche qualche momento di commozione.
Ma andiamo con calma: nelle primissime pagine, l'avvocato più ironico (e sfigato, diciamolo) della letteratura contemporanea si trova davanti a un dilemma etico mica da poco. Alla sua porta, bussa una ventenne di bell'aspetto, in slip, e gli chiede di entrare. Lo stupore è tanto, al punto che la bella sconosciuta si infila in casa di Malinconico senza tante cerimonie. Anzi, addirittura si nasconde nel suo letto, chiedendo di dire al poliziotto che arriverà di lì a poco che è la sua amante. Amante? Poliziotto? Senza neanche avere il tempo per chiedere informazioni, Malinconico scopre di avere in casa una fuggitiva dalla retata che ha "smascherato" clienti e prostitute del bordello del quarto piano. Quel che è ancor più scioccante è che la sconosciuta in slip - Malinconico lo scoprirà dopo - è Venere Dasporto, la figlia del sindaco!
Insomma, gli ingredienti per rendere la questione già piuttosto tesa, ci sono tutti. Ma può complicarsi facilmente, se aggiungiamo che Malinconico ha anche una turbolenta relazione (che non sa come definire) con una donna divorziata, Veronica, che fa di tutto per non commettere ancora l'errore di fidarsi. E se, in più, contiamo che De Silva ha in serbo per il suo protagonista il dubbio di una malattia decisamente seria, potenzialmente mortale, ecco che ci troviamo ad avere un quadro complesso della trama di I valori che contano (avrei preferito non scoprirli).
De Silva ha messo in piedi un castello di carte delicatissimo, pronto a farsi spazzare via dall'imprevedibilità un po' sorniona del destino, che ha sempre in serbo per Malinconico e gli altri personaggi un colpo di scena. Venere e suo padre non saranno gli unici a rivolgersi a Malinconico; nello studio Lacalamita, dove ormai lavora l'avvocato (e ancora prova molta incredulità per il lusso dell'arredamento e per i "vizi" del suo capo, Benny), ci sono altri casi che mettono alla prova il protagonista. La professionalità di Malinconico - un po' come negli altri romanzi - vacilla, la battuta pronta non sempre gli evita grattacapi e nervosismo, ma di sicuro suscita molte risate in noi lettori. Un po' invidiamo la capacità di Malinconico di sfoderare ironia in ogni momento (o quasi), e ci chiediamo se anche questa volta riuscirà a farla franca.
C'è però l'imprevisto, quello che lascia senza parole e a dir poco stordito Malinconico: l'ipotesi di avere una grave patologia. Come spesso avviene, una visita per un problema banale è solo l'inizio di una trafila di accertamenti, nonché di messa in gioco delle proprie priorità. Che cosa conta di più? Il lavoro va avanti, Malinconico, da bravo professionista, deve continuare ad occuparsi della signorina Venere e del sindaco, che si rivela via via imprevedibile tanto quanto la figlia. C'è la famiglia: i figli, Alagia e Alfredo, la ex-moglie, Nives, e l'attuale compagna (può definirla così?), Veronica; che cosa dire loro? E che fare con Benny, suo capo, ma anche suo caro amico?
Diego De Silva, che ci ha abituati a far vivere al suo protagonista un po' tutte le difficoltà di un uomo adulto, mette adesso il suo protagonista davanti ai valori che contano, e inutile dire che Malinconico avrebbe decisamente preferito non scoprirli. Noi lettori, invece, usciamo da questo romanzo con il sorriso e con varie riflessioni, e non vediamo l'ora del prossimo caso, anche per ficcanasare ancora un po' nella vita privata di Vincenzo Malinconico.
GMGhioni
C'è però l'imprevisto, quello che lascia senza parole e a dir poco stordito Malinconico: l'ipotesi di avere una grave patologia. Come spesso avviene, una visita per un problema banale è solo l'inizio di una trafila di accertamenti, nonché di messa in gioco delle proprie priorità. Che cosa conta di più? Il lavoro va avanti, Malinconico, da bravo professionista, deve continuare ad occuparsi della signorina Venere e del sindaco, che si rivela via via imprevedibile tanto quanto la figlia. C'è la famiglia: i figli, Alagia e Alfredo, la ex-moglie, Nives, e l'attuale compagna (può definirla così?), Veronica; che cosa dire loro? E che fare con Benny, suo capo, ma anche suo caro amico?
Diego De Silva, che ci ha abituati a far vivere al suo protagonista un po' tutte le difficoltà di un uomo adulto, mette adesso il suo protagonista davanti ai valori che contano, e inutile dire che Malinconico avrebbe decisamente preferito non scoprirli. Noi lettori, invece, usciamo da questo romanzo con il sorriso e con varie riflessioni, e non vediamo l'ora del prossimo caso, anche per ficcanasare ancora un po' nella vita privata di Vincenzo Malinconico.
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