Il taccuino delle cose non dette
di Clare Pooley
Mondadori, 2020
Titolo originale: The Authenticity Project
Traduzione di Teresa Albanese
pp. 352
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
€ 9,99 (ebook)
Dopo un’esistenza trascorsa alla ribalta, al centro della vita culturale e artistica della Londra degli anni ‘60-‘70, afflitto da un lutto insanabile per la scomparsa della moglie Mary, l’anziano pittore Julian Jessop si trova ad essere completamente invisibile e dimenticato. Inizia quindi a interrogarsi, a porsi domande pungenti su cosa significhi condurre una vita all’insegna dell’autenticità, esponendosi al mondo per quel che si è davvero. È così che nasce l’idea di un taccuino in cui registrare la propria storia personale, per verificare quale impatto questa possa avere sulle vite di chi si troverà a leggerla.
Tutti mentono sulle loro vite. Che cosa succederebbe se invece dicessi la verità? Se confessassi l’elemento che ti definisce, che fa andare al loro posto tutti gli altri tasselli? (p. 12)
Il progetto sperimentale di Julian prende l’avvio nel momento in cui il suo piccolo quaderno verde viene abbandonato su un tavolino del Monica’s Café e letto dalla proprietaria.
Inizia così un romanzo a incastro, in cui si alternano focalizzazioni e punti di vista diversi, in base ai personaggi che vengono raggiunti e toccati dal taccuino. C’è Monica, una donna apparentemente forte, indipendente, organizzata, che in realtà nasconde una grande fragilità legata al desiderio non ancora soddisfatto di un compagno stabile e soprattutto di un figlio. Monica è generosa, dedita all’accudimento del prossimo, fosse anche solo con un sorriso, un buon caffè e la gestione di un luogo d’incontro in cui ciascuno si possa sentire a casa. È lei il primo motore dell’intreccio, colei che, scoprendo la storia di Julian, decide di aiutare un uomo solo. C’è poi Hazard, il cui nome nel tempo è diventato predestinazione: le sue giornate passano all’insegna della baldoria, del rischio, delle droghe, almeno fino a quando, anche grazie al quadernino di Julian, non capisce di aver raggiunto il limite e decide di cambiare rotta. O Riley, giovane e attraente, che galleggia sulla vita con il suo inguaribile buonumore. E ancora Alice, che investe infinite energie nel suo ruolo di influencer e nella sua pagina Instagram per nascondere la sua sofferenza di neo-mamma, la depressione che cova sotto la superficie di una vita perfetta. Ognuno di questi personaggi ha una routine basata sulla maschera che ha scelto di indossare e che sta diventando però sempre più pesante. Ognuno di loro diventa in qualche modo destinatario delle storie del taccuino e vi aggiunge la propria, incrociando la propria sorte a quella degli altri. È intelligente la scelta dell’autrice di far entrare i protagonisti in scena un poco alla volta, seguendo l’ordine e le tempistiche del viaggio del quadernetto, che passa di mano in mano in tempi e modalità dissimili, in base al percorso esistenziale che i riceventi stanno compiendo. Così il quadro si complica progressivamente, anche grazie all’occorrenza di personaggi secondari che, pur non essendo coinvolti direttamente dal “Progetto Autenticità” di Julian, finiscono per esserlo in ugual misura dalla nuova rete di relazioni che il quaderno contribuisce a creare.
Inizia così un romanzo a incastro, in cui si alternano focalizzazioni e punti di vista diversi, in base ai personaggi che vengono raggiunti e toccati dal taccuino. C’è Monica, una donna apparentemente forte, indipendente, organizzata, che in realtà nasconde una grande fragilità legata al desiderio non ancora soddisfatto di un compagno stabile e soprattutto di un figlio. Monica è generosa, dedita all’accudimento del prossimo, fosse anche solo con un sorriso, un buon caffè e la gestione di un luogo d’incontro in cui ciascuno si possa sentire a casa. È lei il primo motore dell’intreccio, colei che, scoprendo la storia di Julian, decide di aiutare un uomo solo. C’è poi Hazard, il cui nome nel tempo è diventato predestinazione: le sue giornate passano all’insegna della baldoria, del rischio, delle droghe, almeno fino a quando, anche grazie al quadernino di Julian, non capisce di aver raggiunto il limite e decide di cambiare rotta. O Riley, giovane e attraente, che galleggia sulla vita con il suo inguaribile buonumore. E ancora Alice, che investe infinite energie nel suo ruolo di influencer e nella sua pagina Instagram per nascondere la sua sofferenza di neo-mamma, la depressione che cova sotto la superficie di una vita perfetta. Ognuno di questi personaggi ha una routine basata sulla maschera che ha scelto di indossare e che sta diventando però sempre più pesante. Ognuno di loro diventa in qualche modo destinatario delle storie del taccuino e vi aggiunge la propria, incrociando la propria sorte a quella degli altri. È intelligente la scelta dell’autrice di far entrare i protagonisti in scena un poco alla volta, seguendo l’ordine e le tempistiche del viaggio del quadernetto, che passa di mano in mano in tempi e modalità dissimili, in base al percorso esistenziale che i riceventi stanno compiendo. Così il quadro si complica progressivamente, anche grazie all’occorrenza di personaggi secondari che, pur non essendo coinvolti direttamente dal “Progetto Autenticità” di Julian, finiscono per esserlo in ugual misura dalla nuova rete di relazioni che il quaderno contribuisce a creare.
Attraverso una trama lieve ma non scontata, che tocca tematiche importanti ed è arricchita da un’ironia che muove spesso al sorriso e da alcuni colpi di scena davvero inaspettati, l’autrice mette in rilievo quanto sia differente la prospettiva degli altri rispetto a quella che ognuno ha su stesso; spesso infatti si proietta sul prossimo il proprio stesso pregiudizio, la propria visione del mondo, o si viene giudicati soltanto in base all’apparenza del proprio stare al mondo da chi ignora totalmente cosa si nasconda al di sotto di una facciata accuratamente perfezionata. Al contempo, però, talvolta è necessario vedersi attraverso lo sguardo altrui per arrivare a conoscersi davvero, a intuire il meglio di sé. I personaggi arrivano a capire che quanto scritto sul taccuino, la loro verità, non li esaurisce, trascura molto delle persone ricche e complesse che sono davvero.
Il limite tra realtà e finzione è infatti labile, continuamente oggetto di compromessi e aggiustamenti nel vivere civile, e questo aspetto è indagato con acume dall’autrice, che ne esplora attraverso i suoi personaggi i meandri e le sfumature di senso.
Per chi, come la sottoscritta, cerca per l’estate letture distensive e rasserenanti, Il taccuino delle cose non dette può essere una scelta valida e di sicura soddisfazione, che unisce ad una trama godibile e a protagonisti memorabili una interessante riflessione sulla società delle apparenze in cui tutti siamo quotidianamente immersi.
Carolina Pernigo