di Simone Feder
Mondadori, 2020
pp. 160
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Come un'aranciata al veleno. Questo è il primo pensiero che ci è sobbalzato in mente dopo aver letto Alice e le regole del bosco di Simone Feder, romanzo tratto dalla vera storia di Alice e libro che lascia un gusto stranissimo in bocca. La sensazione che abbiamo avuto è stata strana per il modo in cui questa storia corale viene raccontata, ovvero al tempo stesso familiare e alieno; cioè si ha davanti la figura di una ragazza che potremmo essere (stati) tutti noi ma che, la vita, le proprie inclinazioni personali, gli incontri, gli amori e, perché no, il caso la portano a fare delle scelte incredibili, inaudite, impossibili da comprendere da noi, persone "normali". Eppure, una volta terminato la lettura di questo bel libro, capiamo che siamo lei.
La storia di Alice è una storia come tante. Lei è una ragazza non ancora maggiorenne che vive in un piccolo paese nell'hinterland milanese, Pieve Emanuele che, per molti pendolari, è solo una tappa di avvicinamento da Pavia a Milano. A Pieve lei, tutti i giorni, prende il treno per andare a scuola a Pavia. Nulla da segnalare. Alice è una ragazza dai capelli corvini e dagli occhi chiari, le piace disegnare e la storia dell'arte. Sicuramente una persona introversa, timida se si vuole, ma che con poche persone, anzi praticamente solo con l'amica del cuore Daria, riesce ad aprirsi. Tutto regolare però: in fondo quante persone conosciamo più o meno, anzi magari siamo pure noi così. Poi un giorno, anzi una mattina fredda a scuola, il primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale, incrocia, per caso, lo sguardo di Samuele, il Samu.
Il Samu, sin dal primo sguardo, non è una persona "normale". Quel mix di sicurezza e disagio, di timidezza e mistero che aleggiano attorno al giovane ragazzo alto e slanciato fanno subito divampare la curiosità in Alice. E allora inizia una storia, o per meglio dire una frequentazione molto liceale, molto adolescenziale, fatta di grandi slanci e piccole ingenuità. Tra le pagine più riuscite del libro quelle nelle quali i due, sul letto di lui, fantasticano sulla loro vita assieme: un piccolo appartamento, magari in centro a Pavia, visto che costa meno che a Milano, un cane, un pouf dove Alice potrebbe stare mentre Samu suona la chitarra.
Eppure Samu, così dolce, così premuroso, ogni tanto si assenta. Ma letteralmente si assenta, cioè quando magari si "bigia" scuola e si va a fare un giro in centro a Milano, lui per un tot di tempo sparisce. E quando torna "non è più lui": ha la sguardo spento, vuoto, "sa" di strano, di chimico. Alice non sa definire quell'odore che impregna i vestiti e la pelle di Samu, quanto torna.
Ma lei lo sa cosa sia quell'odore, lo ha capito: Samu "si fa". E in quel momento, quando comprende che quelle voci che si sentivano a scuola, "Samu il fattone", "Samu il drogato", "Samu il tossico". erano voci reali, Alice cambia e inizia a scivolare. Scivola dalla "normalità" a una strana vita "a metà o, ancora meglio, al limite. Al limite del grande, grandissimo e "vero" protagonista del libro, il bosco di Rogoredo. Il bosco di Rogoredo lo sappiamo tutti cosa sia o cosa sia stato: una delle più grandi piazze di spaccio all'aperto del Nord Italia, se non dell'intero Paese.
Attorno a quel bosco, Alice inizia a ruotare, prima come un satellite poi come un asteroide in avvicinamento. Lei ci va perché ci va Samu ma poi, un po' per amore, un po' per curiosità, un po' per caso e abbandono di sé, ci prova, la prova: prova la nera. E da lì, tutto sprofonda nel bosco. Le pagine, anzi i capitoli descritti da Feder, educatore e psicologo nonché coordinatore dell'area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia, sono strazianti, non c'è altro aggettivo da usare.
Sono strazianti perché sono vere, perché sono il risultato delle testimonianze di Alice e di altri come lei, che in quel bosco sono entrati, ci sono stati e hanno vissuto, anche anni. Alcuni di loro, molti di loro, in quel bosco stretto tra la circonvallazione, l'autostrada e i binari del treno, ci sono anche morti.
Ecco Alice e le regole del bosco è questo: un romanzo che non vuole fare la morale ma che racconta una storia, una storia tanto più importante quanto si comprende la sua natura assolutamente normale. Alice non proviene da un quartiere difficile, non ha subito traumi da piccola o altro: no, lei è normale, ma si perde, comunque, nel bosco. Non c'è una spiegazione ma, quasi sempre, una possibilità di salvezza sì, quella sì. Un grande libro in fondo, magari con una introduzione un poco stucchevole, che infatti non abbiamo troppo gradito, ma che si legge al tempo stesso velocemente e dolorosamente. Una lettura, almeno per noi, imprescindibile in questo strano 2020. Già, proprio un'aranciata al veleno, questo libro.
Mattia Nesto