Divisa in due
di Sharon M. Draper
Feltrinelli, 2020
pp. 249
€ 14,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
€ 9,99 (ebook)
Titolo originale: Blended
Traduzione di Francesca Pe’
La vita di Isabella è un po’ come il pianoforte che ama suonare: divisa in tanti tasselli, e non solo a causa del divorzio dei genitori. Il bianco e il nero, che nei tasti si combinano a produrre armonie meravigliose, nella sua esistenza invece stridono ancora, non riescono a trovare un equilibrio.
Faccio un passo indietro e da quella distanza vedo tutti e due i miei genitori riflessi in me. Ho le lentiggini della mamma e le sue dita lunghe e agili, che raggiungono facilmente i tasti più lontani. Ma ho i capelli folti e ricci di papà e le sue sopracciglia spesse. Gli occhi verdi della mamma. Il naso largo di papà. Le labbra sottili della mamma. La strana piega delle orecchie di papà. Le ciglia lunghe della mamma. Il sorriso e i denti grandi di papà. La fronte alta della mamma. Il mento forte di papà. Le gambe ossute della mamma. È come se avessero messo nel frullatore una parte di mio padre e una parte di mia madre e, mescolando, fossi uscita io. (p. 54)
Non è colpa del papà e della mamma, che pur nella separazione continuano a essere genitori presenti, amorevoli – anche se in continuo conflitto tra loro. Non è colpa dei loro nuovi compagni, che sono accoglienti e affettuosi. La scissione di Izzy è principalmente interiore, frutto di una riflessione non ancora risolta, di una non ancora piena consapevolezza della ricchezza della propria personalità composita, piena di sfaccettature. Fino a un certo punto, infatti, per lei è stata assolutamente normale avere un padre afroamericano e una madre bianca. Solo crescendo ha iniziato a percepire qualche presa in giro, qualche occhiata giudicante quando – con la pelle scura e la sua massa indomabile di ricci – va a fare compere con la mamma.
Mentre si prepara ad affrontare un importante concorso musicale, la ragazzina continua a muoversi da una casa all’altra, da una famiglia all’altra, da una identità all’altra (gli stessi capitoli sono divisi in base a questo: “settimana dalla mamma”, “settimana dal papà” e il terribile “giorno di scambio”, quando lei viene passata di mano in mano come un pacco celere). Scissa a metà, eppure compartecipe di entrambe le realtà, Izzy si sente al contempo due e nessuna:
Sopra il letto ho appeso il calendario dell’anno nuovo che mi hanno regalato a Natale. È organizzato in settimane. Ho colorato le settimane della mamma con l’evidenziatore verde e quelle del papà con l’arancione fosforescente. Ventisei settimane per ciascuno. Divise esattamente a metà. Sapete qual è la cosa triste? Non ci sono settimane per me. (p. 57)
Sono fattori esterni e imprevedibili che poco alla volta la aiutano a fare chiarezza, a trovare un proprio posto nel mondo: i dibattiti nati in classe grazie a un insegnante accorto; le minacce all’amica Imani, i cui genitori sono attivisti in un gruppo per la giustizia razziale, e soprattutto un episodio di violenza gratuito e ingiustificato subito dalla polizia, che non può non richiamare alla mente del lettore alcune pagine drammatiche della cronaca recente.
Dopo Melody, in cui si affrontavano i temi della disabilità e dell’inclusione sociale e scolastica (trovate qui la recensione), Sharon M. Draper torna a toccare un argomento delicato, quello del pregiudizio sottile e venefico che continua a serpeggiare in una certa parte della società americana (ma il lettore estero si renderà conto che il problema è ben più diffuso). Lo fa scrivendo un romanzo ampio e scorrevole rivolto a un pubblico di giovani e giovanissimi (la fascia d’età di riferimento è quella della scuola secondaria inferiore). Lo fa scegliendo ancora una volta di ampliare il panorama narrativo, di collocare l’esistenza della sua protagonista in un sistema di relazioni complesso, di descriverne la quotidianità, e soprattutto di evitare esagerazioni e forzature. La vita di Izzy non è drammatica in senso lato, il pregiudizio che coinvolge lei e le sue amiche non è assoluto e persistente: lei è una normale ragazzina di undici anni, che ama uscire con le amiche, collezionare slimes e fare shopping da LUSH; i momenti passati con i singoli genitori non sono sempre tesi, ma anzi, spesso pieni di allegria; la classe in cui è inserita è composta da allievi appartenenti a gruppi etnici differenti e questo non è quasi mai motivo di tensione, ma anzi incentivo allo sviluppo di discussioni più ricche e variegate; la società si presenta per lo più accogliente e i casi di discriminazione attiva sono minoritari, e per questo tanto più sconvolgenti per l’undicenne, che non è preparata ad affrontarli e che dovrà fare i conti con la bruttura che la circonda in modo – quello sì – particolarmente traumatico. Con grande equilibrio narrativo, l’autrice ricorda ai suoi lettori che è importante non dare l’integrazione per acquisita e continuare a lottare per ottenerne una più profonda e radicata, proprio mentre descrive il percorso di crescita e formazione di una ragazzina talentuosa, ma non esente da tutte le normali difficoltà dell’adolescenza, con cui i lettori più giovani finiranno inevitabilmente per identificarsi.
Carolina Pernigo
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