di John Grisham
Mondadori, 2020
Titolo originale: Camino Winds
Traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe
pp. 261
€ 22,00 (cartaceo)
€ 12.99 (ebook)
€ 12.99 (ebook)
Per chi, come la sottoscritta, sia stata cresciuta a pane e John Grisham, prima tramite i racconti del papà, poi grazie a una lettura autonoma, ogni nuovo titolo produce un sussulto d’entusiasmo. Con questo nuovo romanzo, lo scrittore ci riporta a Camino Island, già protagonista di un’opera precedente, di cui vengono riprese ambientazioni e personaggi.
In L’ultima storia (Camino Winds nell’edizione originale), una minaccia incombe sull’isola, ameno luogo di ritiro per scrittori e figure eccentriche. L’uragano Leo, infatti, dopo aver zigzagato su terre e acque tradendo ogni rotta o previsione, ha pensato bene di abbattere proprio lì tutta la sua furia, producendo danni enormi al territorio e lasciando dietro di sé qualche caduto. Tra questi, però, c’è almeno un caso sospetto: lo scrittore Nelson Kerr, che come pochi altri si è rifiutato di abbandonare l’isola prima dell’arrivo della tempesta, viene trovato morto nel suo giardino, con diverse ferite alla testa.
L’impossibilità che un ramo o un oggetto trasportato dal vento lo abbia ripetutamente colpito, appare chiaro fin da subito agli amici della vittima, anche se non alle autorità, intenzionate a ridurre un caso potenzialmente complesso al semplice evento accidentale. Tra chi si pone le domande giuste, anche in nome di un rapporto personale con Kerr, c’è Bruce Cable, proprietario della libreria di Santa Rosa, Bay Books, vera istituzione locale, e (anti)eroe già noto di Grisham. Figura decisamente anticonvenzionale, Bruce “era un adorabile briccone, ma anche un’incontestabile potenza nel brutale mondo dei libri e delle librerie” (p. 11). Grande amante del cibo, delle cose belle e della vita comoda, pieno di soldi fatti in modo non del tutto limpido e conservati all’estero (come si è scoperto nel precedente Camino Island), sicuro di sé e indefesso donnaiolo, Bruce è un personaggio che affascina e al tempo stesso non piace del tutto al lettore. Eppure, con il suo spirito pragmatico, è l’uomo che serve per capire quali siano le circostanze che hanno condotto alla morte di Nelson.
L’impossibilità che un ramo o un oggetto trasportato dal vento lo abbia ripetutamente colpito, appare chiaro fin da subito agli amici della vittima, anche se non alle autorità, intenzionate a ridurre un caso potenzialmente complesso al semplice evento accidentale. Tra chi si pone le domande giuste, anche in nome di un rapporto personale con Kerr, c’è Bruce Cable, proprietario della libreria di Santa Rosa, Bay Books, vera istituzione locale, e (anti)eroe già noto di Grisham. Figura decisamente anticonvenzionale, Bruce “era un adorabile briccone, ma anche un’incontestabile potenza nel brutale mondo dei libri e delle librerie” (p. 11). Grande amante del cibo, delle cose belle e della vita comoda, pieno di soldi fatti in modo non del tutto limpido e conservati all’estero (come si è scoperto nel precedente Camino Island), sicuro di sé e indefesso donnaiolo, Bruce è un personaggio che affascina e al tempo stesso non piace del tutto al lettore. Eppure, con il suo spirito pragmatico, è l’uomo che serve per capire quali siano le circostanze che hanno condotto alla morte di Nelson.
Di fronte all’evidente incompetenza o disinteresse della polizia, Bruce decide di interessarsi personalmente al caso. Lo fa affiancato da Bob, ex galeotto e scrittore di thriller, Nick, studente e lavoratore stagionale, appassionato di romanzi gialli e grande ideatore di teorie, e successivamente da altri membri della sua cerchia di amici fidati.
Bruce si rende presto conto che il mistero ruota intorno all’ultimo romanzo scritto da Nelson, che nessuno ha mai letto ma in cui potrebbe trovarsi traccia del movente, e si mette quindi sulle tracce del manoscritto, apparentemente introvabile.
Non ci si deve però aspettare una detective story tradizionale: non è infatti la scalcinata combriccola a compiere le indagini, cosa che risulterebbe forse poco verosimile. Bruce si limita a inseguire le tracce, pungolare i professionisti che se ne occupano (dalla Scientifica alla polizia), assumere investigatori privati di alto profilo che possano trovare risposte e magari anche uno sfuggente assassino su commissione. Tuttavia, come avviene nella realtà, le soluzioni non sono semplici né definitive e la giustizia deve seguire un iter preciso, non sempre rapido o efficace.
I capitoli molto brevi non riescono, pertanto, a contrastare del tutto il ritmo lento del romanzo. Qualche malizioso potrebbe dire che Grisham ha perso un po’ di smalto rispetto ai grandi romanzi del passato. Si può tuttavia attenuare il giudizio notando piuttosto la pacata sicurezza con cui un maestro della narrativa, approdato ai vertici di una consolidata e duratura carriera, si prende il tempo di indugiare sul quadro di insieme, sul contesto che circonda la vicenda, sulla descrizione degli ambienti e delle relazioni tra i personaggi, ma anche dei tempi lunghi della burocrazia. In quest’opera, in particolare, vero e proprio coprotagonista è l’uragano Leo, descritto con abilità nel suo capriccioso vagare, così come poi nella sua ferocia distruttiva, che in qualche maniera diventa l’agente del caso, motore mobilissimo della vicenda. La trama prende slancio nella seconda parte del volume, mentre ci si avvia alla risoluzione del mistero, e il lettore che ne voglia restare pienamente appagato deve sforzarsi di assecondare il cambiamento narrativo, la ricerca stilistica e contenutistica dell’autore, per non rimanere deluso in un insensato confronto con le opere precedenti, ma anche per valorizzare al meglio la nuova traiettoria intrapresa dalla scrittura.
Carolina Pernigo
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