L’Italia di Mussolini in 50 ritratti. 1919-1945
di Paolo Mieli e Francesco Cundari
illustrazioni di Ivan Canu
Centauria, 2020
pp. 176
€ 19,00 (cartaceo)
La recensione della Storia del comunismo in 50 ritratti di Paolo Mieli e Ivan Canu pubblicata su questo sito a ridosso dell’uscita del volume nella primavera del 2018 si chiudeva con l’intuizione e, nel contempo, l’auspicio di un bis: così efficace si era rivelata la collaborazione tra la firma del giornalismo e della saggistica e quella dell’illustratore, scrittore e autore, e così numerose sembravano le personalità di rossa ideologia di cui rendere ancora conto con parole e immagini, che un secondo volume si prospettava quale tappa obbligatoria di un viaggio nella memoria, nella politica e nella cultura internazionale. Ventiquattro mesi dopo, dunque, Mieli e Canu sono, sì, tornati, epperò con un nuovo compagno di biografie – Francesco Cundari, giornalista e autore – e una proposta incamminata su una direzione di tutt’altro colore e molto ben tracciata nella nostra penisola, come ben si evince dal titolo della nuova pubblicazione Centauria: L’Italia di Mussolini in 50 ritratti. 1919-1945.
di Paolo Mieli e Francesco Cundari
illustrazioni di Ivan Canu
Centauria, 2020
pp. 176
€ 19,00 (cartaceo)
La recensione della Storia del comunismo in 50 ritratti di Paolo Mieli e Ivan Canu pubblicata su questo sito a ridosso dell’uscita del volume nella primavera del 2018 si chiudeva con l’intuizione e, nel contempo, l’auspicio di un bis: così efficace si era rivelata la collaborazione tra la firma del giornalismo e della saggistica e quella dell’illustratore, scrittore e autore, e così numerose sembravano le personalità di rossa ideologia di cui rendere ancora conto con parole e immagini, che un secondo volume si prospettava quale tappa obbligatoria di un viaggio nella memoria, nella politica e nella cultura internazionale. Ventiquattro mesi dopo, dunque, Mieli e Canu sono, sì, tornati, epperò con un nuovo compagno di biografie – Francesco Cundari, giornalista e autore – e una proposta incamminata su una direzione di tutt’altro colore e molto ben tracciata nella nostra penisola, come ben si evince dal titolo della nuova pubblicazione Centauria: L’Italia di Mussolini in 50 ritratti. 1919-1945.
«Chi era Mussolini, quale Italia ha preso in mano e come l’ha restituita ai figli di una generazione impoverita, impaurita, sconfitta? Chi sono stati i personaggi chiave della sua ascesa, chi lo ha combattuto e chi ha contribuito al consolidamento del suo potere?». Oltre a non lasciare dubbi sul carattere analitico e non apologetico del lavoro, le due domande riportate sul retro di copertina sono la perfetta premessa di quelle risposte che il lettore avrà modo di trovare all’interno del volume sub specie di medaglioni biografici. Preceduti da una sezione che mira a ricostruire sinteticamente il contesto – due i contributi: un’Introduzione (Il Ventennio. Ascesa e caduta del Fascismo) e un’utile Cronologia – i ritratti degli uomini e delle donne i cui nomi (e talora soprannomi) si sono legati a quelli del Duce si susseguono con tutt’altra monumentalità rispetto a quella che la bella e solenne veste grafica, con esplicita citazione marmorea, farebbe a tutta prima immaginare. Evidentemente molto meno ironiche di quelle ideate per il racconto del Comunismo internazionale, le tavole “nere” hanno in comune un quid lugubre e comunque sinistro, come per un rimando obbligato al tragico epilogo di una vicenda collettiva che nell’arco di due decenni avrebbe stravolto le sorti di un Paese che credeva, sbagliando, di avere trovato la propria identità.
Mai banale o didascalico, Ivan Canu sa come sintetizzare al meglio il senso di esistenze che furono sciagurate e sfortunate, violente e combattute, piene di esaltazione ostinata come anche di dubbi fatali. Così proprio lui, Benito Mussolini, è un profilo volitivo che va a confondersi con i fumi di una lampadina ormai fulminata, mentre il re Vittorio Emanuele III, più buffonescamente che mai, è ridotto a una mera marionetta sproporzionata. Sodali, uomini di partito, fiancheggiatori, collaboratori fanatici e scettici firmatari si susseguono tra le pagine fissati in pose caratteristiche e rivelatrici: così, tra gli altri, il Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile non può non comparire nei panni del perfetto Balilla armato di libro e moschetto, mentre Alessandro Blasetti, con gli immancabili stivaloni, non può che stare seduto sulla sua sedia da regista poggiata sul piede di una colossale statua di marmo, e l’architetto Marcello Piacentini non può che affacciarsi pensoso da una delle iconiche arcate dell’EUR. E se il ritratto del convinto Filippo Tommaso Marinetti è in pieno stile parolibero, con lettere e altri caratteri tipografici a suggerire tratti somatici e abbigliamento, il volto e lo sguardo di Luigi Pirandello si moltiplicano e si frammentano in modo molto opportuno sulla superficie di un vetro rotto, e il profilo di Arturo Toscanini si raddoppia nella traiettoria tracciata dalla sua stessa bacchetta da direttore d’orchestra, a ribadire l’essere unico artefice della propria identità. Non mancano poi, sebbene in minima percentuale, le figure femminili: non solo quelle legate al Duce da legami ufficiali e ufficiosi (dunque la moglie “donna” Rachele e le più rinomate amanti Margherita Sarfatti e Claretta Petacci) ma anche “donne immagine” dal non meno tragico destino, dive del cinema (“l’arma più forte”, ipse dixit) al centro di sceneggiature esistenziali impietose: ecco dunque Doris Duranti, diva sensualissima dei “telefoni bianchi” raffigurata nuda a ribadire il presunto primato del primo seno esibito sui grandi schermi nostrani, ed ecco Luisa Ferida, resa protagonista, insieme con il compagno Osvaldo Valenti, di una carta dei tarocchi emblematica come “Gli Amanti”, sorridente sotto la mire di un cupido belligerante che preferisce le moderne armi da fuoco all’arco e alle frecce della tradizione.
Nel dimostrare come il filone editoriale delle raccolte di biografie illustrate goda ancora di ottima salute, L’Italia di Mussolini in 50 ritratti. 1919-1945 ne declina ottimamente il potenziale affiancando una narrazione non banalizzante a una colonna visiva d’autore. Come già accadeva per il lavoro dedicato al Comunismo, la misura obbligata delle prose brevi e il formato standard della pagina per le tavole a colori non fanno percepire negativamente la loro funzione di limite: così, mentre espressioni e parole esaltano e sottolineano con cura i tratti caratteriali e gli episodi prescelti per descrivere la vita di ogni personaggio, allo stesso modo le soluzioni formali adottate da Ivan Canu non sono mai ripetitive e si prestano a molteplici livelli di lettura delle immagini. Inutile dire come questo volume e il suo immediato precedente rappresentino una diade da mettere in bella mostra nella propria libreria nella sezione dedicata ai romanzi e ai saggi relativi al Ventennio e al più rubino degli “spettri”: libri in più, che senza dubbio prevedranno e stimoleranno ulteriori approfondimenti, ma che ricordano con efficacia come la Storia, anche quella dei totalitarismi e al di là delle semplificazioni che amano abusare del concetto di massa, sia sempre fatta di uomini e donne con identità e destini unici, irriducibili a un’etichetta, a un credo o a una tessera di partito.
Cecilia Mariani
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