La penultima magia
di Tiziano Scarpa
Einaudi, 2020
pp. 208
€ 16,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Sono certa che tanti hanno conosciuto Tiziano Scarpa per il suo bellissimo Stabat mater (che abbiamo recensito qui), complice il Premio Strega. Bene, cancellate le idee che vi eravate fatti se avete tra le vostre mani La penultima magia: siamo in un'ambientazione totalmente diversa, non c'è più il romanzo storico, ma ci immergiamo invece in un romanzo fantastico che ci propone l'inventiva mai paga della fiaba come anche la dolcezza del romanzo familiare, nonché la formazione alla salvaguardia dell'ambiente.
Tutto questo in un libretto di poco più di duecento pagine? Sì, e senza requie Tiziano Scarpa assesta un colpo di fantasia dopo l'altro: nelle primissime pagine scopriamo che la città di Solinga è decisamente animata, lì tutto parla, dai lampioni in strada alle stoviglie della casa dove vive la fata Renata, lasciata sola. Il motivo, almeno all'inizio del romanzo, ci sfugge, ma ci lasciamo trasportare dalla conoscenza dei tanti personaggi che compaiono a destra a e a manca, su tutti il gatto Misfatto, che smette di essere di peluche e comunica con fata Renata. Poi, d'improvviso, il mondo di Solinga a cui ci stavamo abituando, subisce una battuta d'arresto: nonna Renata - lasciate perdere la fata - si sta svegliando nel letto d'ospedale dove ha trascorso gli ultimi tempi. Ora dovrà imparare nuovamente un sacco di cose, da come far bollire l'acqua a come... curare la sua nipotina! Infatti la piccola Agata va a vivere con la nonna, perché è rimasta orfana: poco conta che l'anziana Renata sia un po' strana e continui a ricordare di essere stata una fata... La guarigione avverrà, ma è un percorso lento e pieno di ostacoli, anche perché la donna deve dimostrare continuamente di essere all'altezza della situazione per curare la nipotina.
Quel che è ancor più strano è che anche la piccola inizia a dare segni di stramberia: di notte, con la luna piena, avverte un richiamo che la rende nottambula e si ritrova a pronunciare più volte il nome di Barbara. Le domande piovono da ogni parte, come è facile immaginare, ma tutto ciò che Agata sa dire è che Barbara è la sua sorellina, strappatale anni prima.
Noi lettori potremmo magari suggerire a nonna Renata di portare la nipotina da un bravo psicoterapeuta per affrontare il trauma della perdita dei genitori, soprattutto dopo che i documenti anagrafici hanno smentito l'esistenza di una qualsiasi Barbara, ma la nonna non si ferma e soprattutto non può cercare l'aiuto di uno specialista: e se le togliessero Agata? Nonna Renata va ben oltre: decide di ascoltare Agata, di preparare gatto Misfatto, il sidecar di famiglia e di partire alla ricerca di questa Barbara, anche se gli indizi sono decisamente pochi, tendenziosi, quasi frutto dell'immaginazione. Così le due eroine, anzi i tre eroi - gatto Misfatto non va di certo dimenticato! - si ritrovano immersi in una complicatissima avventura, fatta di rischi, imprevisti, nuovi incontri in mezzo alla natura. Ancora una volta, la fantasia non manca, ma qui viene piegata all'esigenza di denunciare lo sfruttamento ambientale da parte dell'uomo e di mostrare vie inconsuete di ritorno allo stato di natura. Si ride, certo, e ci si meraviglia ancor di più per la soluzione decisamente fantasiosa che elabora Tiziano Scarpa per lo scioglimento della vicenda.
I lettori più giovani coglieranno facilmente questi aspetti, sorrideranno per le trovate dell'autore, mentre quelli più accorti troveranno le tante strade che ha percorso Scarpa per farci riflettere sulla malattia, sulla complessa elaborazione di un grosso trauma, sui problemi ambientali e, in generale, sul nostro presente, che spesso si lascia schiacciare dal peso delle incombenze e rinuncia alla leggerezza (in senso calviniano) dell'immaginazione. In ogni caso, si resta intrappolati nella magia della narrazione, tanto fluida e consapevole quanto divertita e divertente.
GMGhioni
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