Gli scomparsi
di Alessia Tripaldi
Rizzoli, luglio 2020
pp. 400
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Quando un ragazzo sbuca dal bosco, lacero e denutrito, e sostiene che suo padre è morto ed è sepolto poco più in là, tutti pensano a un terribile incidente. Il cadavere, però, presenta segni inquietanti di omicidio. Gli inquirenti fanno subito due più due e attribuiscono la responsabilità al ragazzo, che risponde al nome di Leone e che appare stranissimo, con una mente ferma a quella di un bambino. Osanna il Padre, che nei suoi racconti è onnisciente e gli ha insegnato a non avere paura, a non piangere, nonostante il bosco di notte possa essere pieno di imprevisti.
Il commissario Lucia Pacinotti, al contrario di chi vorrebbe liquidare il caso velocemente, capisce che i racconti minimi, perlopiù infantili di Leone sono una pista da seguire e il "ragazzo dei boschi" ha un passato difficile, da scoprire. Innanzitutto, qual è il suo nome all'anagrafe? Mentre ci si arrabatta tra le denunce di scomparsa di bambini per trovare i suoi genitori naturali, tante sono le domande che si affastellano nella mente di Lucia Pacinotti: è stato l'unico bambino rapito? Come viveva Leone? E se ci fossero altri "scomparsi", da qualche parte nel bosco, tenuti segregati in un luogo buio come lui?
Data la straordinarietà della situazione, il commissario decide di chiedere aiuto a un suo amico e compagno di università, Marco Lombroso, che ha sempre dimostrato incredibile intuito nel risolvere i casi di criminologia. Perché nove anni prima Marco se ne sia andato, abbandonando gli studi, è ancora un mistero, su cui Lucia si è spesso interrogata, complice una certa attrazione che l'ha sempre legata all'amico. Forse a questo punto vi sarete chiesti: Lombroso? Sì, il notissimo e anzi famigerato Cesare Lombroso è un avo di Marco, e questo cognome è particolarmente pesante da portare. Va però detto che il giovane Lombroso ha ereditato dal suo avo, oltre a un baule colmo di appunti e studi, anche un'ottima dose di intuito. Fin da piccolo, infatti, Marco Lombroso ha tenuto un Atlante dei criminali: ha costruito minutamente dei profili di assassini a partire da fatti di cronaca e da pattern che legano crimini lontani nel tempo e nello spazio, ma vicinissimi per dinamiche e caratteristiche. Una scoperta potenzialmente geniale e rivoluzionaria, se solo non avesse rovinato la vita di Marco (ma per scoprire in che modo dovrete arrivare alla fine del romanzo). Se siete curiosi, tra l'altro, potete rivedere la diretta magnetica di Alessia Tripaldi sulla pagina Facebook di Rizzoli, una sorta di lezione di profiling attraverso i grandi criminali della letteratura e del cinema (qui trovate il link diretto).
Tornando al romanzo, dopo le prime ritrosie, Marco decide di aiutare l'ex compagna di studi, e ha inizio così un viaggio che è insieme mentale - nella mente di Leone - e fisico - nel bosco. Le scoperte sono sempre più incalzanti, anche se non mancano punti ciechi, dove è difficile fare luce, o dove può essere molto pericoloso inoltrarsi. La figura paterna di Leone si smonta via via agli occhi del lettore, assumendo connotati sempre più terrificanti: come ha fatto il ragazzo a cascarci e a credergli per tutti quegli anni? Le risposte a tutte le nostre domande arrivano, sì, ma solo se siamo disposti a muoverci tra il presente delle indagini e il passato, rapidi flashback che raccontano ciò che vivono i bambini e le azioni del rapitore.
Questo romanzo d'esordio di Alessia Tripaldi ci mette davanti a una trama particolarmente coinvolgente, che ha ancora qualcosa da sistemare a livello di scelte stilistiche, ma certamente la dote di invogliarci a indagare con Lucia e Marco, per scoprire il più velocemente possibile se ci sarà una soluzione del caso e se tra i due, perché no, possa nascere qualcosa.
GMGhioni
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