di
Janet Skeslien Charles
Garzanti, luglio 2020
Traduzione di
Roberta Scarabelli
pp. 399
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Janet
Skeslien Charles è una scrittrice americana che si divide tra il Montana, luogo
di nascita, e Parigi, città d’elezione, dove ha lavorato come responsabile
culturale proprio per la Biblioteca americana di Parigi. Il suo romanzo è quindi un inno
a questo luogo speciale, sito in Rue du Géneral Camou, al civico 10, e che
celebra proprio quest’anno cento anni dalla nascita.
Dal 1920, infatti, questo
luogo accoglie visitatori e appassionati, ed è rifugio per chi cerca nei libri
un’illuminazione. Anche per Odile, protagonista del romanzo, la biblioteca è un
rifugio, prima come giovane utente, in compagnia di un’amata zia, poi come
dipendente, realizzando il suo sogno professionale.
Attorno alle
passioni di questa giovane così intraprendente e fiera ruotano gli altri
protagonisti di questo romanzo. La storia, ambientata tra il 1940 e i primi
anni Ottanta, si divide tra il passato di Odile e il suo presente, in America,
dove ormai anziana e in solitudine, incrocia la sua vita con quella della
giovane Lyli. Il lettore impara così a conoscere i sogni di Odile, la sua tenacia
di giovane donna che va oltre ogni pregiudizio pur di lavorare nell’amata
biblioteca. Sia i colleghi, che i frequentatori dell’American Library,
diventeranno punto di riferimento e famiglia per la protagonista e attraverso
le loro vicissitudini seguiremo quelle della Francia in guerra, dell’invasione
tedesca, del terribile destino riservato agli ebrei. Ma anche Lily è una ragazzina speciale, che si troverà a fronteggiare un grande dolore nella sua vita e che imparerà a ritrovarsi proprio grazie all'amicizia con questa strana anziana, che tutti guardano con sospetto e che diventerà per lei indispensabile.
Molteplici
sono le angolazioni, Odile e Lyli raccontano in prima persona, ma non mancano i
capitoli dedicati agli altri protagonisti, in cui un narratore esterno ci spiega
le trame delle loro vite. 48 fitti capitoli che si snodano tra le vie di
Parigi, gli angoli segreti della Biblioteca e le case del Montana, fanno da
cornice ad una narrazione che si ispira alle pagine dei romanzi celebri, citati
più volte, e ci fa scoprire il metodo di classificazione decimale Deway, con
cui la biblioteca americana classifica argomenti, sezioni e in qualche caso
specifico autori, come Shakespeare («l’unico autore con la propria segnatura
nella classificazione decimale Deway» p.14).
La vita di
Odile scorre così metodica e ordinata, ricca di certezze, quasi classificabile - più volte la stessa protagonista si sorprende a dare un numero ai suoi stati d'animo e collocarli idealmente in uno scaffale - ma i libri, come le
persone, riservano pagine sorprendenti e spesso terribili, e starà proprio a
lei, in quell’infausto 1940, a scoprire cosa si nasconde dietro l’apparente ordinarietà
di alcuni personaggi a lei vicini.
I temi più importanti del romanzo ci raccontano della solidarietà, dell'amicizia e soprattutto del valore delle parole e della comunicazione, intesa come patrimonio da trasmettere. È infatti nel continuum tra la vita e gli insegnamenti di Odile alla maturità raggiunta da Lyli che troviamo il nodo centrale del libro. Le generazioni che si rinnovano e si raccontano, il confronto che accresce e migliora e infine il valore della memoria.
Le vicende
sono ispirate agli avvenimenti reali che proprio in questo luogo sono avvenuti
durante il periodo della guerra, e la nota dell’autrice alla fine ci spiega
cosa sia vero e cosa sia frutto della sua fantasia, rendendoci indimenticabili
alcuni dei protagonisti e memorabili le imprese di questo coraggioso staff, che
in un momento di buio assoluto per l’umanità hanno reso vivo il detto “i libri
portano la luce”, portando un barlume di luce e umanità nelle vite di coloro
che qualcuno avrebbe voluto avvolgere nell'oblio per sempre.
Samantha Viva