di Kate Elizabeth Russell
Mondadori, 2020
Traduzione di Linda Martini
pp. 360
€ 20,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Lo so cosa pensa, cosa penserebbe chiunque – che lo difendo, che sono una complice –, ma in realtà sto difendendo me stessa tanto quanto Strane. Perché anche se a volte la uso anch’io, la parola “abusi”, per descrivere alcune cose che mi sono state fatte, mi sembra che sulla bocca degli altri diventi orribile e assoluta. Inghiotte tutta la storia. Inghiotte me e tutte le volte che sono stata io a volerlo, a chiederlo. (p. 56)
Dal momento della sua pubblicazione negli Stati Uniti Mia inquieta Vanessa (titolo originale: My Dark Vanessa) - romanzo di esordio della scrittrice americana Kate Elizabeth Russell - non ha smesso di far discutere critici e lettori. Bestseller nelle classifiche di The New York Times e The Sunday Times, è stato salutato come un contemporaneo Lolita per la sua vena provocatoria e la dirompenza narrativa e di indagine psicologica.
Leggendolo ti rendi subito conto del perché. È un romanzo che non solo affronta una delle tematiche chiave della nostra epoca, le molestie sessuali e la violenza sulle donne, ma lo fa in una maniera del tutto problematica.
Al centro della storia si stagliano con forza due personaggi: Vanessa Wye, quindicenne dall'anima solitaria che inizia a frequentare un ambito collegio privato, la Browich School, e si trasferisce lì lontana dalla famiglia, e Jacob Strane, il suo quarantaduenne professore di letteratura che fa irruzione nella sua vita stravolgendola per sempre.
Tutto tra loro comincia con uno sguardo, presto ci si inizia ad attardare in classe alla fine delle lezioni, poi si passa a un colpetto sul ginocchio e infine si arriva a una travolgente relazione che durerà per anni finendo per distruggere intimamente Vanessa, ormai schiava di un rapporto che lei chiama "amore" ma che la alienerà del tutto da se stessa.
La vicenda narrata comincia nel 2000, quando i due si incontrano alla Browich, e arriva fino al 2017 quando il professore viene accusato di abusi sessuali da altre ex allieve dell'istituto.
Vanessa viene allora contattata da una di loro che le chiede di fare lo stesso, di unirsi al movimento. Ma per lei è impossibile denunciare Jacob: come può tradire il suo primo amore, il solo uomo attraverso il quale si è definita per tutto questo tempo? Come può accettare di essere stata solo una preda tra le tante?
Leggendolo ti rendi subito conto del perché. È un romanzo che non solo affronta una delle tematiche chiave della nostra epoca, le molestie sessuali e la violenza sulle donne, ma lo fa in una maniera del tutto problematica.
Al centro della storia si stagliano con forza due personaggi: Vanessa Wye, quindicenne dall'anima solitaria che inizia a frequentare un ambito collegio privato, la Browich School, e si trasferisce lì lontana dalla famiglia, e Jacob Strane, il suo quarantaduenne professore di letteratura che fa irruzione nella sua vita stravolgendola per sempre.
Tutto tra loro comincia con uno sguardo, presto ci si inizia ad attardare in classe alla fine delle lezioni, poi si passa a un colpetto sul ginocchio e infine si arriva a una travolgente relazione che durerà per anni finendo per distruggere intimamente Vanessa, ormai schiava di un rapporto che lei chiama "amore" ma che la alienerà del tutto da se stessa.
La vicenda narrata comincia nel 2000, quando i due si incontrano alla Browich, e arriva fino al 2017 quando il professore viene accusato di abusi sessuali da altre ex allieve dell'istituto.
Vanessa viene allora contattata da una di loro che le chiede di fare lo stesso, di unirsi al movimento. Ma per lei è impossibile denunciare Jacob: come può tradire il suo primo amore, il solo uomo attraverso il quale si è definita per tutto questo tempo? Come può accettare di essere stata solo una preda tra le tante?
Problematizzare, dicevo, sembra il verbo alla base dell'operazione letteraria di Kate Elizabeth Russell che - ci tiene a specificare nella Nota dell'autrice - non sta raccontando la vera storia della sua vita né quella di altri che ha conosciuto. Nel libro, cominciato quando aveva solo sedici anni e completato a trentatré, confluisce il senso complessivo di un'esperienza emotiva.
La finzione, il romanzesco e l'invenzione letteraria dei personaggi di Vanessa e Strane sono elementi che le hanno permesso di creare una sorta di patchwork del nostro tempo e di raccontare l'abuso da una prospettiva nuova: delicata, oscura, discutibile e, soprattutto, sempre percorsa dal dubbio.
La finzione, il romanzesco e l'invenzione letteraria dei personaggi di Vanessa e Strane sono elementi che le hanno permesso di creare una sorta di patchwork del nostro tempo e di raccontare l'abuso da una prospettiva nuova: delicata, oscura, discutibile e, soprattutto, sempre percorsa dal dubbio.
Nell'era post #metoo, quando le denunce delle molestie hanno iniziato a fare il giro del mondo e della rete sotto forma di hashtag e di pubbliche dichiarazioni, l'autrice ha scelto di prendere le distanze dagli aspetti più esteriori di questo movimento e specialmente da quella macchina mediatica che come un tritacarne prende le storie di abuso e le sminuzza in piccoli pezzi per darle in pasto al giudizio dell'opinione pubblica che si arroga il diritto di semplificare ogni cosa a suon di statement quali: "Lui è il solo colpevole", "Lei non ha denunciato quando avrebbe dovuto", "Lui ha sbagliato, ma lei ha accettato", e così via.
Nello scrivere una storia di abuso Russell si tiene lontana da qualsivoglia approccio perverso da caccia alle streghe e sceglie invece di indagare la natura intima del trauma di una bambina che vive un'esperienza del genere mentre diventa adolescente.
Non ci sono distinzioni bianco-nero in questo romanzo.
Vanessa, che ha i capelli del rosso delle foglie d'acero, ha qualcosa che le brucia dentro. Un'inquietudine, una ricerca, un'anima dark che la allontana dai suoi coetanei e la rende sensibile al richiamo di un uomo maturo. Quando tocca con mano cosa significa avere una relazione con lui, però, appare fragile come un cristallo e si fa per sempre in mille pezzi.
Strane, il predatore, colui che la incanta dalla cattedra parlandole di letteratura e le regala la sua copia di Lolita piena di annotazioni, è a sua volta un uomo bambino, incatenato a traumi e a debolezze.
È del tutto incapace di difendere una ragazzina e se stesso dal male che il loro rapporto può generare e la ferirà e la umilierà cercando egoisticamente di proteggere se stesso.
Il loro rapporto si proietta su uno specchio letterario che è il celeberrimo romanzo di Nabokov dove Humbert brucia di una passione oscura per Dolores-Lolita e la cinge in una morsa che alla fine stritolerà anche lui. Vanessa e Strane leggono Lolita, rivivono le sue scene, le sovrappongono alla realtà fino a confonderle con essa. Riscrivono a modo loro una storia che vuole ad ogni costo suonare come amore ma che disperatamente non ci riesce. Il trauma è troppo grande, il dolore è troppo grande, l'ambiguità è irriducibile.
Non ci sono distinzioni bianco-nero in questo romanzo.
Vanessa, che ha i capelli del rosso delle foglie d'acero, ha qualcosa che le brucia dentro. Un'inquietudine, una ricerca, un'anima dark che la allontana dai suoi coetanei e la rende sensibile al richiamo di un uomo maturo. Quando tocca con mano cosa significa avere una relazione con lui, però, appare fragile come un cristallo e si fa per sempre in mille pezzi.
Strane, il predatore, colui che la incanta dalla cattedra parlandole di letteratura e le regala la sua copia di Lolita piena di annotazioni, è a sua volta un uomo bambino, incatenato a traumi e a debolezze.
È del tutto incapace di difendere una ragazzina e se stesso dal male che il loro rapporto può generare e la ferirà e la umilierà cercando egoisticamente di proteggere se stesso.
Il loro rapporto si proietta su uno specchio letterario che è il celeberrimo romanzo di Nabokov dove Humbert brucia di una passione oscura per Dolores-Lolita e la cinge in una morsa che alla fine stritolerà anche lui. Vanessa e Strane leggono Lolita, rivivono le sue scene, le sovrappongono alla realtà fino a confonderle con essa. Riscrivono a modo loro una storia che vuole ad ogni costo suonare come amore ma che disperatamente non ci riesce. Il trauma è troppo grande, il dolore è troppo grande, l'ambiguità è irriducibile.
Russell indaga in profondità i temi della colpa, della responsabilità e del potere: quando si è vittime e quando si è complici? Se una ragazzina di quindici anni accetta di avere un rapporto con un uomo di quarantadue possiamo definirlo "consenso"? Se si fa ritrarre in delle polaroid con la gonna un po’ alzata e lo sguardo all’obiettivo, è davvero consapevole di cosa vuole in quel momento?
"Molestia", "abuso", "stupro" sono parole che ricorrono mentre Vanessa cerca definizioni impossibili a quello che le è successo, proprio lei, "narratrice inaffidabile" (come la definisce Katie Roiphe su The New York Times), che corre tra le braccia di Strane per poi rifiutarle con disgusto.
Mia inquieta Vanessa è la storia di una ragazza interrotta che gli eventi costringono a rileggere il proprio passato. Per lei l'impresa è doppiamente difficile perché si rifiuta di farlo insieme alle altre ragazze, si rifiuta di condividere.
Il libro è, inoltre, costruito alternando i piani temporali, la sé bambina e la sé adulta: la non linearità di un racconto che va avanti e indietro ben si presta a rappresentare una prima persona dissociata che fa fatica a comprendersi e a riconoscersi, tra giustificazioni, sensi di colpa, ricordi rielaborati nel tentativo di proteggersi.
Anche la sessualità viene sottoposta a un'indagine profonda, come fenomeno prima emotivo che fisico. Strane finisce per bloccare Vanessa in un eterno stato di bisogno che le impedirà di concepire il piacere e di crescere nella consapevolezza di sé:
Mia inquieta Vanessa è la storia di una ragazza interrotta che gli eventi costringono a rileggere il proprio passato. Per lei l'impresa è doppiamente difficile perché si rifiuta di farlo insieme alle altre ragazze, si rifiuta di condividere.
Il libro è, inoltre, costruito alternando i piani temporali, la sé bambina e la sé adulta: la non linearità di un racconto che va avanti e indietro ben si presta a rappresentare una prima persona dissociata che fa fatica a comprendersi e a riconoscersi, tra giustificazioni, sensi di colpa, ricordi rielaborati nel tentativo di proteggersi.
Anche la sessualità viene sottoposta a un'indagine profonda, come fenomeno prima emotivo che fisico. Strane finisce per bloccare Vanessa in un eterno stato di bisogno che le impedirà di concepire il piacere e di crescere nella consapevolezza di sé:
Ci sono degli uomini che non diventano mai presenze fisse, che sbirciano dietro la tenda e vedono il mio casino, concreto e metaforico: il monolocale con il sentierino scavato tra i vestiti e la spazzatura che porta dal letto al bagno; il bere, il bere senza fine; il sesso in stato di semincoscienza, gli incubi. “Certo che sei un po’ fuori” dicono all’inizio in tono scherzoso, pensando di potersi divertire per un po’, ma appena farfuglio la storia – insegnante, sesso, quindici anni, a me però piaceva, mi manca – non ne vogliono più sapere. “Tu hai problemi seri” dicono sulla soglia. Imparo che è più facile se tengo la bocca chiusa, se sono solo un recipiente in cui possono svuotarsi. (p. 340)
Oltre a Lolita, altri richiami letterari tornano ad arricchire il testo: la Lavinia del Tito Andronico di Shakespeare che traccia nella polvere i nomi dei suoi stupratori; il Falstaff dell’Enrico IV che attrae a sé Hal e lo allontana dalla famiglia come farebbe un pedofilo con un bambino ribelle; l'Ethan Frome di Edith Wharton che vive il dilemma morale di essersi invaghito della giovane Mattie mentre la sua cagionevole moglie Zeena riposa al piano di sopra. Tutte opere letterarie nelle quali il dramma risiede nel dubbio e nell'ossessione.
"Di chi è la colpa?" scrive a un certo punto Strane alla lavagna: la classe non capisce fino in fondo a cosa si riferisca la domanda, ma Vanessa sì perché ha già portato il professore dentro di lei.
"Di chi è la colpa?" scrive a un certo punto Strane alla lavagna: la classe non capisce fino in fondo a cosa si riferisca la domanda, ma Vanessa sì perché ha già portato il professore dentro di lei.
Arrivata all'ultima pagina del romanzo ritorno a leggere la dedica iniziale:
Per le vere Dolores Haze e Vanessa Wye,Nel trio verbale ascoltare-credere-capire risiede il vero senso di qualsiasi appoggio alle donne vittime di abuso: solo così possiamo farle sentire accolte, senza negare le ripercussioni di quanto accaduto ma comprendendone gli effetti in tutte le implicazioni, da quelle fisico-sessuali a quelle emotivo-psicologiche.
le cui storie non sono state ancora
ascoltate, credute o capite
Russell riesce nell'impresa di non cadere nel cliché, nel vittimismo, nella semplificazione. Magistralmente ritrae in Vanessa tutte quelle giovani "ninfette" che portano con sé storie di abusi che a loro sembravano amore perché ne avevano disperato bisogno.
Non spetta a noi ergerci a giudici, ma spetta a tutti stare a sentire.
Claudia Consoli