Sirley
di Elisa Amoruso
Fandango, 2020
pp. 160
€ 15,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
€ 9,99 (ebook)
Per Nina le cose improvvisamente si sono fatte difficili: ha undici anni e deve ricominciare tutto da capo. I suoi genitori hanno deciso di trasferirsi all’improvviso, senza dare spiegazioni, dalla loro casa nel centro di Roma a un quartiere periferico, dove si assiepano palazzoni e dove non conoscono nessuno. Come se non bastasse, continuano a litigare: la mamma prigioniera della sua rigidità e il papà eterno bambino che sfugge dalle pareti domestiche ogni volta che può. E poi c’è Leo, il fratellino con disturbi del comportamento, che quando si arrabbia ha reazioni inconsulte e spesso di ferisce da solo, e a cui troppo spesso è lei a dover badare. In mezzo ai conflitti e alle novità, Nina fa molta fatica a capire e a capirsi, così come a esprimere il proprio malessere, prigioniera delle aspettative degli altri e del suo ruolo di brava figlia e sorella. Abituata a tenere tutto sotto controllo, a prendersi anche responsabilità che non le spetterebbero, Nina non riesce a dare un proprio “ritmo” all’esistenza (anche perché l’asma che la affligge la costringe a evitare gli eccessi):
Odio la mia asma. Ce l’ho da sempre, ci sono nata, eppure non mi rassegno. Non posso correre davvero nemmeno a danza, non posso emozionarmi troppo che mi si blocca il respiro e ogni movimento diventa impossibile, devo fermarmi, andare piano. Detesto dover dare un altro ritmo alle cose belle della vita. (p. 30)
È proprio una sera in cui si sente così, a disagio con se stessa e con il mondo, mentre trova riparo sul balcone di casa, che nel caseggiato di fronte vede per la prima volta due occhi neri che sembrano fissarla con un’intensità nuova. Sirley ha solo pochi anni più di lei, ma sembra venire da un altro pianeta. Sì, perché Sirley è bella, sfacciata, ribelle. Ha le forme di una donna adulta e la pelle di un altro colore. Viene dalla Guyana francese e nella scuola delle suore, che ora frequenta anche Nina, è emarginata dagli altri ragazzini, ma sembra non preoccuparsene. Sirley pare avere quello che a Nina manca: il coraggio di essere se stessa. L’amicizia nasce piano ma poi cresce, sino a diventare costruttrice di senso e fondamento per la crescita della protagonista.
Elisa Amoruso scrive un romanzo di formazione tutto al femminile: al centro della storia ci sono infatti soprattutto donne, più o meno giovani, forti e insicure al tempo stesso, che devono imparare a reagire a eventi dettati da circostanze esterne e spesso sgraditi.
Nina per la prima volta inizia a fare i conti con i propri sentimenti e i propri desideri, che non riguardano solo il piano affettivo, ma anche quello delle scelte che riguardano la propria vita: “ma io lo voglio davvero? La ballerina con la pancia tesa e il respiro che trattiene cuore e corpo, oppure voglio lasciarlo libero, il mio corpo nuovo, di esplorare quello che non conosco, anche se mette paura…” (p. 64). Cosa è davvero importante? Cosa vuole fare sul serio? Chi vuole diventare? Grazie alla narrazione interna, il lettore accompagna Nina attraverso i suoi dubbi e le sue prese di coscienza, descritti con grande verosimiglianza e con tutta la delicatezza necessaria a esplorare un periodo di grandi trasformazioni e grandi fragilità.
È come se, tutto a un tratto, avessi lasciato i giorni della serenità che avevo nell’altra casa, quando mi bastava fissare la lucina colorata che mamma ci metteva in camera, le palpebre si chiudevano e il cuore rallentava, e fossi entrata in un’età inquieta, che mi rende schiava di un sentimento che conosco poco e mi costringe a immaginare di continuo, senza farmi dormire. (p. 62-63)
L’autrice, che non a caso ha curato anche la sceneggiatura di un film tratto dal romanzo, rivela una grande sensibilità per il taglio delle scene, evocando sulla pagina immagine molto vivide, che si imprimono con dialoghi e colori nella mente del lettore e lo aiutano a immergersi nella storia.
Diventare grandi è difficile, soprattutto quando tutte le persone care sembrano impegnate da altro, assorte in ben altri pensieri. Nina deve esplorare le proprie emozioni contraddittorie, imparare a dar loro un nome, capire come procedere prima appoggiandosi a Sirley, poi con le proprie gambe. Deve attraversare tutte le tappe della formazione, compreso il dolore, fondamentale per arrivare a una svolta, a una liberazione, che si dispiega pienamente anche a livello narrativo nelle bellissime pagine conclusive.
Carolina Pernigo