«E poi c'è lei, l'arnia perfetta, ordinata e produttiva. Un po' come mio nipote Damiano, grande ape operaia. È il desiderio di tutti avere una famiglia così. La vogliamo tutti, anche se siamo consapevoli della sua rarità» (p. 209)
Che cos'è per voi il centro del mondo? Per Damiano Bacciardi e per la sua famiglia è Villa la Croce, quella che per molti è Villa dei Matti, perché negli anni nel loro podere sono successe cose inquietanti e veri e propri drammi. Ma è anche il luogo dove ci sono arnie straordinarie, in grado di produrre un miele che tutti chiamano "la manna", perché le donne, dopo aver fatto mangiare di questo miele ai mariti, risolvono i loro problemi di infertilità. È anche una dimensione fuori dal tempo, dove non sembra esserci tecnologia, gli strumenti più usati sono un'accetta, una doppietta e quel che può servire alla cura dei maiali e delle arnie. Questa realtà, apparentemente in equilibrio con i ritmi della natura e dominata dalla ciclicità delle stagioni e dell'agricoltura, è però continuamente messa in crisi e assaltata. Prima si è consumato un terribile evento, che ha portato via il padre di Damiano e che ha solcato nel ragazzo un trauma profondo, irrecuperabile, lo stesso che non gli permette più di guardare alla quercia secolare del podere senza provare un brivido e l'istinto di abbatterla. Poi sono arrivati i desideri di vendere da parte dello zio Vince, che - ora più, ora meno convinto - pensa che ricominciare da zero e altrove possa essere un toccasana anche per i nervi scossi di Damiano (che sia folle davvero?).
Dall'altro lato, la resilienza: nonna Adele, vera matriarca, sa proteggere e confortare; cerca di placare i demoni che di tanto in tanto rendono Daniele imprevedibile e pericoloso per sé e per gli altri; cura con l'amore dei suoi piatti della tradizione e cerca di impedire che la casa venga minacciata (ad esempio, prova a vietare di giocare a carte e di bere lì dentro, pratiche che portano gli uomini di casa a perdere i freni inibitori). Il nonno, invece, è colui che non ha quasi bisogno di parole; lo si può trovare sotto il ciliegio, radicato alla sua routine di contemplazione e accudimento delle vigne. Gli basta questa sua routine di perfetta armonia con la natura, rassicurante perché almeno in apparenza prevedibile.
Chi arriva da fuori è, inevitabilmente, una minaccia, che siano gli aspiranti compratori o dei lavoranti disonesti: tutto mette a dura prova la resistenza della famiglia e della Villa («Penso che il Demonio c'è e si prende le persone», p. 132), al punto da portare anche noi lettori a chiederci che cosa sia disposto Damiano a fare, pur di salvare l'integrità del suo mondo. Questo lo scopriremo, se seguiremo i tanti incontri-scontri che attendono il protagonista. Teniamo sempre conto che, accanto a persone in carne ed ossa, ci sono anche i fantasmi del passato («La cosa peggiore della morte [...] non è la lontananza di una persona, ma la certezza di non poterla più rivedere», p. 135) e gli elementi naturali. È con questi ultimi che Damiano si trova maggiormente a suo agio: le api sembrano ascoltarlo, la natura gli è compagna, non solo sfondo della vicenda. Al contrario, le occasioni sociali, come il mercato, sembrano banchi di prova troppo grandi per chi, come lui, ha una sua visione del mondo, una sua idea di salvaguardia di sé e dei suoi cari.
Se da un lato c'è una violenza urtante che a tratti emerge dalle pagine, lasciandoci ancor più sconvolti per il contrasto con l'ambientazione e le circostanze, dall'altro la natura porta con sé una poesia semplice ed efficace, rassicurante. Non sempre questi due poli aiutano a tenere alta la suspense: Al centro del mondo lascia spesso spiazzati, e il tempo necessario per risalire in sella alla narrazione non è sempre uguale: a volte si torna subito a seguire le vicende, altre volte viviamo strappi narrativi, che destabilizzano. Sono maggiormente da apprezzare singole scene, che si imprimono con forza nella nostra memoria, regalandoci quadri iconici come la copertina del romanzo, davvero d'impatto. Tuttavia, quell'apparente stasi non è duratura e, anzi, è solo la quiete prima dell'ennesima tempesta su Villa la Croce.
GMGhioni