Geishe. Celebrate dai maestri della stampa giapponesea cura di Amélie Balcou
traduzione dal francese di Margherita Botto
L’ippocampo, 2020
Cofanetto con:
pp. 40 (opuscolo)
pp. 196 (stampe)
€ 29,90 (cartaceo)
Kitakawa Utamaro, Kikukawa Eizan, Chōkōsai Eishō, Ichirakutei Eisui, Chōbunsai Eishi, Utagawa Kunisada II, Tsukioka Yoshitoshi, Toyohara Chikanobu: probabilmente solo in pochi avranno familiarità con i nomi di questi maestri della stampa giapponese del XVIII e XIX secolo, ma di certo chiunque, anche solo per capi sommi e magari molto stereotipati, sarebbe in grado di associare un’immagine (se non addirittura una lettura critica) alla parola “geisha”.
La cortigiana e dama di compagnia cinta nei caratteristici abiti tradizionali ed esperta in raffinati intrattenimenti è divenuta un riferimento imprescindibile nell’immaginario più popolare del Sol Levante, e la letteratura così come le arti visive e audiovisive ne hanno, negli anni, celebrato e raccontato la complessità della figura e del ruolo. Storicamente, poi, il caratteristico trucco mirato ad esaltare il pallore di un incarnato perfetto, le elaborate acconciature esito di ore e ore di puntigliosa preparazione, la ricchezza di ornamenti e la consuetudine con il bello in ogni suo aspetto hanno fatto in modo che, in patria, esse fossero tra i soggetti privilegiati delle stampe cosiddette ukiyo-e, ovvero di quel tipo di produzione seriale incentrata sulle “immagini del mondo fluttuante” che conobbe il suo momento d’oro durante il periodo Edo (1600-1868). E quale pretesto migliore, dunque, dell’ultimo volume appena pubblicato da L’ippocampo per conoscere o ripassare questo filone di successo che nel celebrare la soavità del femminile esortava al godimento della vita e dei suoi piaceri materiali?
Selezionate con cura da Amélie Balcou – ed è sempre lei che, oltre al testo introduttivo, firma anche le brevi note esplicative delle riproduzioni in minore e in bianco e nero presenti nell’opuscolo allegato – le immagini delle geishe si susseguono in una varietà di campi, piani, stili, contesti, occasioni e attitudini: ben ottantotto occorrenze in cui il focus dei maestri incisori ha coinciso ora con un volto, ora con un dettaglio anatomico, ora con un gesto, ora con un oggetto. Osservate con occhi occidentali, ancora oggi le figure presentate in queste stampe si impongono per la loro carica esotica di grazia e sensualità legata ai riti di quella che tra fine Settecento e inizio Ottocento ne era la vita privata/domestica e quella pubblica/lavorativa.
Esaltate dal colore e dalla ricchezza dei dettagli, tutte le scene testimoniano l’attenzione per un mondo femminile che si esprime attraverso un sistema d'abbigliamento preciso e codificato alla pari della cura dell’igiene personale, del trucco e della capigliatura; un mondo per cui l’apparenza è imprescindibile ai fini di una riconoscibilità sociale e culturale, restituito da un punto di vista maschile peraltro non sempre o non esclusivamente interessato alle pose celebrative. Per chiunque si ritrovi a indugiare sulle nitide linee nere di contorno e sulle campiture piatte di colore destinate a incantare l’Europa e i suoi artisti, il gusto è ancora quello di spiare le geishe nel corso della loro toilette e nelle pause, ma anche di osservarle come se si avesse avuto accesso ai loro favori, si avesse instaurato un rapporto di amicizia e confidenza, si stessero trascorrendo delle ore in piacevole compagnia.
Anche per quest’ultima pubblicazione, dunque, il target di riferimento si conferma quello del volume monografico dedicato a Hokusai e a quello collettaneo che, sempre attraverso l’opera dei maestri della stampa giapponese, ha offerto al pubblico una panoramica circa il tema delle stagioni e del paesaggio nell’arte incisoria dell’Estremo Oriente: il prezioso formato a leporello, le copertine/tavolette telate, la qualità della carta e delle stampe e il corredo di piccoli cataloghi ragionati bastano a fare di questi tre cofanetti un primo tris degno del più raffinato collezionismo. L’auspicio, vista e considerata la ricchezza della cultura in esame – una cultura che (vale la pena di ricordarlo) L’ippocampo ha peraltro raccontato in numerosi volumi dedicati, tra le altre cose, ai manga, agli shunga, al design, alla cultura vestimentaria, a quella del tatuaggio e a quella delle terme – è che la serie possa continuare a lungo, sempre all’insegna della cura editoriale, dell’armonia e dell’eleganza. Manco a dirlo, proprio le geishe si confermano a questo proposito madrine eccellenti, in una perfetta e rasserenante corrispondenza tra forma e contenuto.
Cecilia Mariani
Social Network