La vita è un romanzo
di Guillaume Musso
La Nave di Teseo, 2020
Traduzione di Sergio Arecco
pp. 265
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
“La realtà… La finzione… Per tutta la vita ho trovato la frontiera tra le due molto incerta. Niente è più vicino al vero del falso. E nessuno sbaglia più di chi pensa di vivere solo nella realtà. Infatti, a partire dal momento in cui gli uomini considerano reali determinate situazioni, esse diventano reali nelle conseguenze che comportano” (p. 259).
Carrie, una bimba di 3 anni, sparisce misteriosamente mentre sta giocando con la mamma a nascondino in uno splendido appartamento di Brooklyn. La madre Flora Conway, una famosa scrittrice, è certa che non ci siano segni di infrazione nella sua casa e che nessuno sia entrato. Del resto, porte e finestre sono bloccate e le telecamere di sorveglianza non hanno mostrato nessun movimento sospetto. Flora è una donna molto schiva: nonostante il successo delle sue pubblicazioni non è mai apparsa in pubblico, a farle da alter ego è da sempre la sua editrice Fantine.
Dopo questa scomparsa, la storia, attraverso un inaspettato salto geografico, giunge dall’altra parte dell’oceano, a Parigi, a casa di Romain, uno scrittore che sta vivendo la crisi del suo matrimonio e sta lottando per la custodia del figlio Théo.
Flora e Romain si conoscono? Come fanno a incontrarsi se non nelle pagine di un libro? Qual è il legame nella vita reale che li unisce?
La risposta sta in una frase del libro: «Nessuno può sapere se il mondo è fantasia o realtà, e nemmeno se esiste una differenza tra vita e sogno» (p. 80).
Ma soprattutto il dilemma che sottende quasi tutta la narrazione fino al colpo di scena delle ultime pagine è: in che misura uno scrittore può essere una marionetta, un amico, un nemico, un romanziere o l’amore di una vita?
Il romanzo di Musso è a tutti gli effetti un esercizio di stile, un percorso di studio dei personaggi, di come si possano sviluppare in un libro e di come la realtà possa trascendere la fantasia e mescolarsi con essa.
Musso, tuttavia, mette in atto anche un grande esercizio narrativo, costituito da intrecci e colpi di scena che tengono il lettore incollato alle pagine, creando nella sua mente dubbi, soluzioni e ulteriori punti interrogativi che si sciolgono, in modo quasi inaspettato, solo alla fine del libro.
Qualche indizio viene seminato qua e là, ma è molto difficile intuire come alcune stranezze possano poi comporsi nel puzzle finale.
L’autore fa, inoltre, spesso riferimento ai mostri sacri delle letteratura, suoi maestri e ispiratori che trovano una collocazione anche al termine del libro ricco, appunto, di riferimenti bibliografici.
La trama non è l’unica chiave di lettura del romanzo.
Numerosi spunti nascono dalla vita stessa dei protagonisti, che portano il lettore a entrare nella mente e nell’aspetto psicologico del romanziere, dello scrittore e della funzione che lo stesso può avere in una opera. In parallelo, vi è un ulteriore spunto a interrogarsi sul ruolo che la scrittura possa avere per lo scrittore, sia in termini di funzione terapeutica che di messaggio da lasciare direttamente o indirettamente al lettore.
Musso sembra scrivere un ringraziamento alla narrativa stessa, alle gioie e ai dolori che l’atto di scrivere porta con sé.
Ne La vita è un romanzo c’è anche l’amore, sentimento che caratterizza la vita. L’amore che porta a rinunciare al proprio successo per rendere l’altro felice, l’amore per se stessi che diventa troppo e l’altro ne fa le spese, l’amore per i figli e per la possibilità di raggiungere una serenità anche fuori dal contesto familiare.
Elena Sassi