Il mare verticale
di Brian Freschi e Ilaria Urbinati
BAO Publishing, luglio 2020
pp. 192
€ 20 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
“Ti chiamerei…Ora. Come quello che conta” (p.177)
India, la protagonista, è una maestra elementare, ha un compagno che spesso è lontano per lavoro, soffre di attacchi di panico che condizionano non solo le sue relazioni, ma anche il suo lavoro. India si dedica alla sua professione con entusiasmo e con tanta voglia di creare un legame empatico e di rispetto reciproco non solo con i suoi alunni, ma anche con i genitori dei bimbi. Quanto inizia a soffrire di DAP (disturbo da attacchi di panico) cerca di affrontare la situazione con coraggio, nonostante le persone accanto non comprendano le sue scelte e la facciano sentire diversa, spingendola quasi a gettare la spugna. La donna, nel suo ruolo di insegnante, prova a far capire agli alunni cosa vuol dire sentirsi isolati, come è la sofferenza che la colpisce, creando una storia, una sotto-trama che si sviluppa parallelamente a quella principale.
La storia è scritta da Brian Freschi e i disegni sono di Ilaria Urbinati: un connubio perfetto tra parole e immagini. I colori utilizzati nelle varie pagine permettono al lettore di comprendere, sin da un primo sguardo, in quale parte della storia si trova, così come gli stati d’animo della protagonista diventano di immediata lettura. Le parole, dal canto loro, creano un tutt’uno con le tavole, facendo letteralmente entrare nelle sensazioni della protagonista.
Non ho mai sofferto di attacchi di panico ma, soprattutto in passato, ho avuto episodi di ansia. Il blu, il precipitare verso il fondo, i movimenti del tratto (pp. 152-153) mi hanno fatto ritornare a quel terribile turbinio di sensazioni che ho provato. Ci si trova in balia di percezioni ingovernabili, le forze vengono a mancare, il respiro si fa corto e sofferto, il cuore batte forte e tutto sfugge di mano, in modo incontrollabile.
I colori più accesi, il tratto più morbido accompagnano invece i momenti piacevoli della vita di India, passando dall’amicizia al rapporto da ricostruire con il fidanzato.
La protagonista fronteggia a testa alta la sua malattia perché impara a conoscersi sempre di più e a non farsi identificare con la malattia: lei è altro da quello, e con orgoglio lo mostra in tutte le sue relazioni.
Gli autori con questa storia affrontano un tema delicato e lo fanno senza retorica, senza sconti e con uno sguardo che sa di accettazione della malattia e dei propri limiti. Ma, oltre alla malattia, nel libro ci sono anche gli “altri", le persone che talvolta annientano la protagonista e in generale coloro che soffrono di DAP, giudicando con ignoranza e scarsa capacità e volontà di mettersi in discussione.
Nell'insieme, Il mare verticale è un inno alla vita, un invito a vivere il momento, ad assaporare l’esistenza con la consapevolezza che non tutto può essere gestito e controllato.
Elena Sassi
Social Network