Namamiko. L’inganno delle sciamane
di Fumiko Enchi
Safarà Editore, dicembre 2019
Traduzione di Paola Scrolavezza
pp. 236
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Fumiko Enchi (1905-1986) è stata
una celebre scrittrice giapponese. Ha esordito come drammaturga, divenendo poi
una delle voci letterarie femminili più importanti del suo Paese. Le donne sono
le principali protagoniste dei suoi lavori. Profonda e raffinata conoscitrice
della cultura e dei testi classici della tradizione giapponese (il padre fu un
famoso accademico di Giapponese classico), Fumiko Enchi fu una delle prime
donne a vincere il prestigioso premio letterario giapponese Noma Literary
Prize.
Namamiko.
L’inganno delle sciamane venne pubblicato
per la prima in Giappone nel 1965, mentre in Italia è stato editato per la
prima volta dalla casa editrice Safarà nel 2019 con la traduzione di Paola Scrolavezza.
Il libro che si dipana in un
prologo e sei capitoli, presenta anche una breve biografia della scrittrice, un’introduzione
del professore Giorgio Amitrano, tra i più autorevoli nipponisti italiani, e una
serie di brevi descrizioni sui personaggi principiali. A conclusione del testo, vi si trova una ricca
postfazione dell’accademica Daniela Moro e nell’ultima pagina una simpatica spiegazione
del progetto grafico della copertina, ad opera dell’illustratrice Laura
Pizzato.
Dal prologo si apprende che le
vicende narrate sono frutto dei ricordi di una bambina che, avendo accesso a una fornitissima biblioteca di famiglia, consultava e leggeva molti manoscritti
antichi giapponesi. Suo diventa il desiderio di ricostruire fatti ed eventi,
affinché non vadano perduti, della corte imperiale giapponese durante l’epoca
Heian, attorno all’anno Mille.
«E il racconto che mi accingo a scrivere da qui in poi è ispirato a uno dei libri vergati a mano col pennello che ho letto in questo modo, aL piano superiore della casa di famiglia, ma – come ovvio che sia – quanto al fatto che si trattasse di uno dei volumi rari e preziosi della collezione Odo… dopotutto ero solo una bambina, e i miei ricordi non sono precisi. È anche possibile che fosse uno dei libri appartenuti a mio padre, confusosi fra quelli della collezione di Chamberlain» (p. 18).
Ai sinceri sentimenti che legano Ichijo
e Teishi si contrappone la sete di potere di Michinaga, che, pur di arrivare a
soddisfare i propri propositi e accentrare sempre maggiormente nelle proprie
mani la scena politica, arriva a servirsi di una medium per divedere i due
innamorati.
È una storia
dal sapore antico e lontano, un racconto di dame e di palazzo, dove non mancano
i tradimenti, gli intrighi, le rivalità politiche, gli spiriti e le sciamane.
«La nuova Consorte Imperiale, maggiore di Ichijo di cinque anni, aveva ereditato dalla madre le qualità che le garantivano di eccellere per talento ed educazione. Versata nella poesia, nella calligrafia, nel koto e nel biwa, senza distinzione di sorta, era talmente dotata che anche fra i gentiluomini più talentuosi non c’era nessuno che le fosse superiore» (p. 32).
Differenti sono le figure femminili
che l’autrice ci propone, ciascuna difatti rappresenta un personaggio che impersona
uno spaccato della società, dove anche
le superstizioni e le pratiche magiche svolgono ruoli assolutamente decisivi.
Le donne di
Fumiko Enchi sono animi di determinata sensibilità, dove coesistono sentimenti
intensi e autentici, passioni vivide e vere che trascinano e muovono i loro gesti
e le loro azioni.
La corte imperiale giapponese era
governata da usi e costumi articolati e complessi e, se i diversi intrecci
possono apparire distanti dalla tradizione occidentale, assolutamente ammalianti
sono invece le descrizioni delle dimore dell’età di Heian, un’età non solo
dedita e soggetta a infinite norme, ma anche un’epoca di rara bellezza e di meravigliosa
arte e cultura.
«Il piano con il quale Michinaga, facendo interpretare Miwa no Kureha il ruolo della medium, si proponeva di instillare in profondità nel cuore dell’Imperatore la certezza che lo spirito vendicativo della prima Consorte ostacolasse la guarigione della sua stessa figlia, aveva prodotto l’effetto contrario, e la conseguenza era stata che lo aveva convinto al di là di ogni dubbio che il cuore di Teishi era limpido e privo di ombre, rafforzando ulteriormente i sentimenti che provava per lei» (p. 196).
Una parabola di
accattivante e limpida creatività, dove grande è la forza della narrazione e
potente è la scrittura: sogni
e conflitti convivono in voci e in immagini emozionanti e commoventi. Veloce e
chiara risulta la lettura in un mescolarsi di magico passato e singolari
memorie.
Silvia Papa