Nomadland. Un racconto d'inchiesta
di Jessica Bruder
Edizioni Clichy, 30 giugno 2020
Traduzione di Giada Diano
pp. 384
€ 17,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Nomadland, ossia la terra dei nomadi, non è un libro ambientato nel passato, alla scoperta delle tribù dei nativi d’America, non parla nemmeno di come i conquistatori abbiano cacciato i pellerossa dalla loro terra, rinchiudendoli in riserve. Nomadland, edito in Italia da Edizioni Clichy, all’interno della collana Rive Gauche, dissotterra altri tipi di scomode verità nascoste, di un continente americano forte solo in apparenza.
Jessica Bruden, autrice dell’opera, è una giornalista che ha deciso di imbarcarsi in un viaggio on the road, per raccogliere la testimonianza dei “senza casa”, che vivono in roulotte per ritagliare al minimo le spese. Attraversando da parte a parte l’America, spostandosi in lunghe carovane, questi nomadi del nuovo millennio sostano per il breve periodo di un lavoro stagionale. Questo “girovagare” forzato nasce dalla sconfitta del capitalismo, dalla sua incapacità di salvaguardare ogni cittadino, assicurandogli una corretta protezione in caso di malattia e, soprattutto, un meritato pensionamento. Quello che per molto tempo è stato chiamato il “sogno americano”, oggigiorno assomiglia a un ibrido tra la condizione di povertà assoluta ed il concetto di retaggio hippy, di libertà.
I personaggi che animano le pagine del libro, il cui nome è autentico, quanto la loro persona, fatta eccezione per un singolo protagonista, hanno deciso di non giocarsi gli ultimi anni della vita nell’attesa dell’inevitabile; al contrario, si sono armati di coraggio e hanno investito tutti risparmi nell’acquisto di camper, per riciclarsi in attività varie di manodopera a basso prezzo. Costretti a vivere sul filo della “bread line”, quella sottile soglia di mantenimento che destina ogni centesimo guadagnato al pagamento delle spese, hanno l’età del pensionamento, ma non possono permettersi di smettere di lavorare. Così Linda, ad esempio, che incontriamo all’inizio del viaggio narrativo, è una pragmatica vecchietta dai capelli grigi, laureata, con la passione per le “Earthship”, piccole strutture abitative eco-sostenibili, costruite con materiale riciclato e in grado di auto-gestirsi in termini di corrente elettrica, acqua e riscaldamento. Tutta la vita di Linda è stata un lungo incastro di lavori, senza voli pindarici, senza sprechi consumistici, tuttavia il crack dell’economia si è abbattuto su di lei come una fredda scure, costringendola a prendere misure estreme, per sopravvivere al giorno in cui l’idea di lasciare questo mondo si è prepotentemente affacciata alla sua mente. A bordo di un mini camper, dalle proporzioni così modeste, da far apparire il 'Cabanon' di Le Corbusier come uno dei castelli della Loira, Linda ironizza, definendo il suo “Squeeze Inn” un mezzo semplicemente perfetto.
La sua storia è, tuttavia, solo una delle tante descritte da Bruden: infatti, questa inchiesta è nata dopo aver pubblicato l’articolo intitolato “Dopo la pensione”, che le è valso il Premio Aronson 2015 per il giornalismo sulla giustizia sociale. Lontano dallo stile didascalico, così come da giudizi etico-morali preconfezionati, Nomadland ha un tessuto narrativo avvincente, risucchia il lettore fin dalle prime pagine e mostra sconcertanti paesaggi umani, senza aggiungere ombre. Emerge al contrario lo spaccato di un’America sfiancata dalle spese ma solidale, profondamente umana, collaborativa ed estremamente pragmatica. Sullo sfondo di crisi d’industria, aziende fallite e villaggi di lavoratori divenute vere cittadine fantasma, i “Camperforce” non si lasciano abbattere; da spiriti resilienti quali sono, apprezzano ogni istante, inventando canzoni folk che descrivono la loro vita come quella di indomiti appassionati, che urlano nel vento la libertà della vita su strada. La lettura di Nomadland è trasformativa, accende i riflettori su realtà che molto spesso non balzano sulle prime pagine dei quotidiani italiani. Rimanendo tali informazioni lontane dalla vista e dal conosciuto, l'utopia patinata dell'America vincente tende a oscurare la presenza di un substrato che reclama attenzione. Un fenomeno sociale sul quale riflettere, a livello globale, per comprendere quelle dinamiche che potrebbero dar vita ad analoghe situazioni europee e italiane.
Non sorprende, infine, che questo splendido libro abbia catturato l’attenzione della regista cinese Chloé Zhao, che ha deciso di portare sul grande schermo l’avvincente trama di queste storie di umanità e coraggio. Una scelta premiata dal Leone d’Oro alla della 77esima Mostra del Cinema di Venezia. Distribuito da The Walt Disney Company Italia, il film vede ha come attrice protagonista il premio Oscar Francis McDormand e la resa cinematografica conferma la grandezza del messaggio di Jessica Bruder.
Elena Arzani