I più grandi
di Sylvain Prudhomme
66thand2nd, agosto 2020
Traduzione di Anna D'Elia
pp. 176
€ 16,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
«I muri, Couto. È morta – ripeteva I muri come temendo che le due parole non bastassero una volta sola, come avvertendo il bisogno di dirle di nuovo anche lui.» (p. 7) È vero, Dulce, l’ex cantante dei Super Mama Djombo, se n’è andata. Dall'inizio alla fine del romanzo, Zé, Bruno, Atchutchi, Tundu e tutto il resto del gruppo ripeterà l’espressione in creolo guineense, i muri (è morta), come per esorcizzare il tragico evento e trasformandola quasi in una formula magica che dà ritmo e vita alla storia. Sconvolto dalla notizia, il vecchio chitarrista Couto, nell'arco di un’unica giornata, ripercorre in lungo e in largo le vie della città e i meandri della sua memoria che riportano sempre alla stessa figura: a Dulce e alla loro vecchia storia d'amore. In un continuo alternarsi di piani temporali, Couto viaggia indietro nel tempo, ricordando il primo incontro con la cantante, la formazione del gruppo, le prove generali, l’inizio della fama internazionale, le tournée in giro per il mondo, l’adrenalina dell’esibirsi live, l’emozione nel sentire il pubblico cantare all'unisono le loro canzoni. Ma soprattutto, quello che rimane ancora palpabile nei ricordi di Couto è la morbida voce di Dulce, elevatasi a rappresentare un’intera nazione.
Con una prosa lapidaria, fatta di frasi secche ma pregnanti e che si amalgama con la musicalità e la poesia del creolo locale, Sylvain Prudhomme scaraventa il lettore in una Guinea-Bissau caratterizzata dalla frenesia della recente decolonizzazione e dalla tensione del susseguirsi dei colpi di stato durante la lotta per il controllo del paese. Al contesto storico perfettamente ricostruito, Prudhomme impregna le pagine del suo romanzo con i colori della terra africana, con i sapori delle sue bevande e dei suoi piatti tipici, con le note della musica locale e i passi per danzarle. Ma soprattutto, si tratta di un romanzo che si fa sensuale, ai limiti della corporeità, in cui i personaggi vengono liberati dagli stereotipi, permettendo ai loro corpi di parlare e di agire attivamente in una terra che, finalmente, appartiene a loro dopo i lunghi anni di dominio coloniale.
Al fantasma di Dulce che rimane presente fino all'ultima pagina del libro, si aggiunge un’altra ombra di un passato recente ma che ha lasciato dei segni indelebili nell'attuale Guinea-Bissau: la violenza del colonialismo portoghese. Couto e i suoi amici non possono fare a meno di ricordare la loro esperienza nella guerriglia armata per liberare il paese dalla morsa coloniale del Portogallo. Una guerra che ha lasciato ferite sulla pelle e traumi incurabili nell'anima. In uno spirito di rinascita generato dall'indipendenza del paese, i Super Mama Djombo fanno della propria musica un atto identitario che possa funzionare come voce attiva del paese da spargere e far conoscere in tutto il mondo.
Ragazzi, che dite, perché non la smettiamo con gli States of Cuba e tutte le canzoni imparate a memoria senza capirle? Che ne dite di fabbricare un suono tutto nostro, delle canzoni che ci appartengano, che parlino del nostro paese, delle nostre vite, e ne parlino nella nostra lingua, il creolo? (p. 33)
La morte di Dulce coincide con un giorno speciale, perché sta per cominciare il concerto che riunirà vecchi e nuovi componenti del gruppo. Il grande evento si carica dunque di una duplice valenza: celebrare il paese con la musica dei Super Mama Djombo e commemorare la figura di Dulce che rimane nel cuore di tutti i guineensi. Dopo un passato di repressione, violenza e sfruttamento, la Guinea-Bissau è decisa a risollevarsi, sognando un futuro migliore. Futuro, purtroppo, ancora lontano. Dopo il concerto, la città è preda di un violento colpo di stato.
I muri, aveva pensato Couto, e aveva ascoltato il crepitare delle mitragliatrici, guardato le granate tracciare in cielo ridicoli archi luminosi che avrebbero potuto benissimo essere quelli di una festa. I muri gosi, è morta adesso, e non sapeva se era a Dulce che stava pensando o alla città, rischiarata dai lanci dei razzi, e alle speranze di tutta un’epoca che stava finendo. (p. 169)
Couto e gli altri personaggi diventano rappresentanti di quella generazione che credeva nell'utopia di un futuro migliore dopo il periodo coloniale. I vestigi della violenza imperiale ed europea, invece, sono rimasti nella loro società e si sono sviluppati, generando odio, opposizione, conflitti e tensioni sociali per il controllo economico e politico del paese. La morte reale di Dulce si trasforma per analogia in morte simbolica di un futuro per cui si ha tanto lottato e sperato, ma che ancora non si vede all'orizzonte. I sogni di Couto muoiono due volte: quando Dulce spira e quando il futuro della sua nazione torna a macchiarsi di sangue. In questo modo, I più grandi diventa un romanzo a 360 gradi, che permette al lettore di catapultarsi in un paese così poco conosciuto quale la Guinea-Bissau, mostrando con uno sguardo attento tutte le sue bellezze, le sue ricchezze e i suoi valori, facendo vivere una storia talmente umana e appassionante che, una volta terminato il libro, nelle nostre orecchie continua a rimbombare la musica dei Super Mama Djombo e la delicata voce di Dulce cantando «Pabia li ki no tchom. Perché è la nostra terra.» (p. 131)
Nicola Biasio
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Couto, chitarrista dei Super Mama Djombo, il gruppo più acclamato della Guinea-Bissau, riceve la notizia della morte di Dulce, ex-cantante del gruppo. Non c’è modo di riportarla indietro. O forse sì? Il musicista ripercorre il recente passato per non lasciare andare il ricordo della ragazza: le tournée in giro per il mondo, la sofferta guerra per l’indipendenza dalle morse coloniali del Portogallo, il disordine politico scatenatosi dopo la decolonizzazione, il susseguirsi dei colpi di stato, l’adrenalina dei concerti live. La relazione con Dulce, la loro separazione. Ma quella è una giornata speciale: per far sì che Dulce non rimanga solo un ricordo, i Super Mama Djombo organizzano un concerto per commemorare la cantante e il tempo che fu. In un turbinio di eventi, azioni e memorie, “I più grandi” di #SylvainProudhomme, edito da @66thand2nd e da oggi in libreria, porta il lettore in terra africana, lo avvolge con i suoi profumi e colori, lo fa danzare a ritmo di musica e lo conduce per mano attraverso le strade delle diverse cittadine della Guinea-Bissau. Leggendolo, @nicolabiasio_ si sta perdendo tra le note che fuoriescono dalle pagine e i ricordi, che impregnano ogni riga, di un paese poco conosciuto. Presto la recensione sul sito. Prima diteci: conoscete già la Guinea-Bissau, la sua cultura e la sua storia? #Criticaletteraria #66thand2nd #inlettura #inlibreria #Bookstagram #instalibri #instalike #bookstagramitalia