Amami, stupido, che è più divertente, fammi capire se sono importante, abbracciami forte, fammi una promessa, poggiati alla mia coscia e fammi sentire se meriti o no tutte queste chiacchiere, settimane di appostamenti, il cuore in gola, la vita che mi pare di averti già dato, altrove, proprio qui. Anche io ti prometto, siamo abbastanza giovani da poter promettere e abbiamo vissuto abbastanza da sapere che nella vita non c'è altro che l'attesa. Siamo dalla stessa parte, non diciamocelo, la sera sta arrivando, la notte ci renderà irriconoscibili, oggetti tra gli altri della casa, pezzi da inventario. È ancora troppo presto. Viviamo, prima. Un po'. Tutto quello che possiamo. (p. 25)
Quando Iole e Sandro, i due protagonisti e le due voci narranti di Le regole degli amanti, si incontrano, sono entrambi sposati, hanno figli piccoli e un lavoro che assorbe gran parte della giornata. E sono gelosi della loro vita privata. Eppure niente vieta alla passione di divampare: Iole vede ogni domenica Sandro al maneggio, lo osserva cavalcare con maestria, mentre lei è ancora alle prime armi e non può uscire dal recinto. Poi una caduta, il primo scambio di battute, la vicinanza: la passione divampa, ma fin da subito i due hanno chiaro di voler preservare in qualsiasi modo la loro relazione extraconiugale dalla noia. Come fare? Quasi per gioco, stilano le regole degli amanti, esattamente come recita il titolo, e attorno a queste costruiscono anni di relazione. Sono anni in cui, oltre alla passione sempre presente, Iole e Sandro sperimentano un'enorme gamma di sentimenti, e non per forza sono tutti positivi. Una relazione è fatta anche di questo, di una conoscenza dell'altro che può farsi scomoda, inquietante, frustrante, nonché di una accettazione leale e aperta dei difetti e dei vizi dell'altro.
Quando sono insieme, il resto non esiste: non c'è senso di colpa, né gli impegni hanno il sopravvento. Iole e Sandro trovano tempo l'uno per l'altra, viaggiano e - complice l'assenza dei cellulari nei primi anni della loro relazione - staccano, letteralmente, dalle loro vite. Anche narrativamente, le loro vite quotidiane vengono relegate sullo sfondo, le conosciamo solo attraverso qualche dettaglio o riferimento secondario, e questa scelta talvolta ci destabilizza. Sarà che, come lettori, siamo abituati alle grandi storie di tradimento, in cui il senso di colpa generalmente divora gli adulteri fino a conseguenze drammatiche (si pensi anche solo ai celeberrimi casi di Anna Karenina o della Madame Bovary di Flaubert). Yari Selvetella ci presenta invece una storia adultera pienamente immersa negli anni dell'individualismo spinto e sfrenato degli anni Novanta (la relazione tra i due inizia nel 1989), fino ai giorni nostri, ancor più legati al concetto di felicità personale. Iole e Sandro si sfamano dei loro desideri, scoprono piaceri profondi e prima inconfessati, chiudono fuori il resto del mondo per assaporare i loro momenti segreti, condividere letture su cui si sprecano dibattiti e scontri, guardare alla vita solo dal lato che loro preferiscono. E provare, senza ritegno, a «scombussolare il tempo, dilatare i giorni, allungarsi la vita» per quel che è loro concesso.
Se talvolta l'assenza dell'altro viene avvertita con una forza soverchiante («Oggi la tua assenza è uno scandalo, tutto qui», scrive Iole in una lettera del 1994, p. 113), talaltra è sentita come una semplice verità, altre ancora come la possibilità di idealizzare, inventare l'amante sulla scorta delle infinite possibilità della fantasia:
Una parte importante della nostra storia è avvenuta a distanza. Iole io l'ho immaginata e inventata con un'insistenza e con un'intensità che a volte ha sfiorato la soddisfazione di averla davvero accanto, di assaporare la sua lingua, di stringerla a me. In più di un'occasione, aspettandola per un appuntamento, ho avuto alcuni attimi di sgomento, ho temuto che non esistesse, che provenisse dalla mia fantasia e perfino certi ricordi ho bisogno di puntellarli con dettagli insignificanti ma certissimi, che avvalorino quello che penso di ricordare. (p. 195)
Qualche volta, la lontananza viene deliberatamente cercata, è una liberazione: uno dei due ha bisogno di attraversare particolari fasi della propria vita (divorzio, malattia, per dire due tappe tra le tante) senza condividere con l'amante il peso della fragilità. Tanto, entrambi sanno che ci sarà un giorno in cui si cercheranno e si ritroveranno, ben consci di essere fonte di felicità reciproca, come appare evidente in questo SMS:
La felicità è un'altra vita in questa. È reale. Ha il tuo corpo e il tuo nome. (p. 147)
La soluzione, insomma, è continuare a «sognare un altro sogno che non sia l'unica vita che ci riguarda, questa, così fragile» (p. 163). Ed è per questo che anche le pagine più erotiche del romanzo assumono una valenza ulteriore, rispondono a un bisogno di respirarsi addosso una fuga dalla precarietà esistenziale, dall'incedere del tempo e dall'approssimarsi della morte. Se vogliamo, ci sono pagine assolutamente disperate nel loro grondare sensualità e sessualità: Iole e Sandro sono due borghesi che non hanno problemi a improvvisare un viaggio e a comprare un anello di opale, ma sono anche due anime in cerca di chi possa placare la loro ansia di vita, forse rispondendo a un vitalismo spinto e poco spontaneo, per restare il più possibile attaccati al presente e a un'idea di futuro.
E che cosa fa il tempo? Il tempo scava nelle regole degli amanti, le mette alla prova, impone a Iole e a Sandro di guardarsi per i corpi che sono diventati, e chiede loro di continuare a scegliersi, nonostante i cambiamenti, le rughe, figlie delle amarezze e delle prove che si sono accumulate negli anni. I protagonisti attraversano le proprie vite lambendo quella dell'amante con rispetto degli spazi e discrezione, ma le regole stabilite nel 1989 varranno davvero per tutto il corso della loro relazione trentennale?
Costruito come un libro scritto dai due protagonisti che raccoglie i ricordi della loro relazione, qualche volta commentati a distanza di tempo, Le regole degli amanti è un romanzo che sa farci passare da pagine perturbanti ad altre colme di un sentimento pieno, indefinibile, perché fuori da ogni etichetta sono questi due amanti. Letterario, profondamente ragionativo e quasi filosofoco - non mancano pagine meta-letterarie e altre in cui i protagonisti riflettono sulla propria vita e sulla propria idea di amore -, il romanzo alterna il piacere della narrazione di episodi salienti della relazione ad altri passi in cui dominano invece le riflessioni, quasi oniriche, sulla loro storia. Non c'è sensualità o sessualità esibita fine a sé stessa, ma tutto è intrecciato in un romanzo coraggioso e riuscito, che racconta l'amore e la passione mettendo da parte qualsiasi ricaduta etica che non riguardi - solo e unicamente - i due amanti.
GMGhioni
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