di Charlie Mackesy
Salani, ottobre 2020
pp. 128
15,60 € (cartaceo)
8,99 € (ebook)
«Cosa pensi che sia il successo?» chiese il bambino.
«Amare» rispose la talpa.
Scrivere di amore, di amicizia e di speranza oggi, senza essere additati come banali, sentimentali o melensi, è difficile. In un mondo in cui leggere la vita con sguardo cinico e nichilista è ormai di moda, è possibile evitare giudizi severi e reticenti se si vogliono raccontare e ricordare quei sentimenti che ci definiscono, in primis, per quello che siamo?
Una risposta precisa e sincera giunge dall’Inghilterra e dal mondo senza barriere di Charlie Mackesy, illustratore indisciplinato e immaginifico, che, in un Ted Talk del 2018, racconta del suo approccio all’arte, allo storytelling, come strumento salvifico, di rielaborazione delle sofferenze e dei tanti elementi incomprensibili dei quali la vita è costellata. Dopo che, nell’ottobre 2019, le librerie delle isole britanniche vengono prese d’assalto in seguito all’uscita del suo libro, The Boy, the Mole, the Fox and the Horse, questo autunno, Salani decide di portarlo in Italia in un momento che non potrebbe essere più consono. Questi nuovi ruggenti anni Venti, cosparsi per ora di speranze disattese e sogni messi in stand-by, necessitano come non mai di una letteratura primordiale; non nel senso di racconti di antenati preistorici e iscrizioni murali, ma che si faccia carico di riportare alla mente dei lettori quel sentire che dovrebbe fondare l’uomo e guidarlo nella costruzione di se stesso.
La ricerca della felicità e della propria forza interiore, la generosità, il sentimento più puro, la fiducia in se stessi, la comprensione e accettazione della diversità, l’attenzione alla sofferenza altrui, l’aspirazione a diventare la versione migliore di sé. Insegnamenti e tematiche fondamentali, che, veicolati tramite disegni dai tratti puliti, semplici e poco invasivi sull’interpretazione personale, ci ricordano alcuni aspetti di noi stessi che non dovremmo mai perdere di vista.
Come si evince dal titolo, il viaggio narrativo di Charlie Mackesy incrocia quattro creature che presentano apparentemente molte divergenze tra loro. Il bambino è dubbioso, inesperto, spaventato, ma anche curioso e pieno di domande; incarna perfettamente la metafora evergreen dell’uomo e della propria incessante ricerca di sé. La talpa è dolce e un po’ buffa, come la torta che desidererebbe costantemente mangiare; un grillo parlante meno verde e più grassottello, che intraprende con il bambino un viaggio nell’ignoto di cui nemmeno lei conosce nulla, se alcune linee guida che lo aiutino ad imboccare una giusta direzione. La volpe è silenziosa, un tantino guardinga, ma non per questo meno amata dai compagni di cammino. Infine, il cavallo, che agli altri tre pare immenso, un po’ spaventoso, ma che si rivela figura protettrice, profondamente saggia e ricca di sorprese.
«A volte» disse il cavallo.«A volte cosa?» chiese il bambino.«A volte alzarsi e andare avanti è un enorme, magnifico atto di coraggio».
Poche semplici parole, inchiostro, colori timidi, caldi e profondi ci indicano la via che l’autore e i suoi personaggi intendono percorrere in questo libro fuori dal comune e difficilmente incasellabile sotto un unico genere letterario. Una strada sterrata, senza molte insegne o indicazioni, in cui perdersi non solo è inevitabile, ma consigliato ed auspicabile; un cammino che punta a ricordarci quel potere magico e invidiato che spesso solo i più piccoli custodiscono dentro di loro, senza sforzo. La perdita di esso, inevitabile con il tempo e l’indurimento che l’esperienza procura, non è, però, qualcosa da incoraggiare o accettare arrendevolmente, bensì da riconquistare, lottando con forza e resilienza. Questo potere, l’immaginazione, se ritrovato anche in età più avanzata, fungerà da balsamo per i colpi bassi che la vita procura ad ognuno di noi, influenzando le nostre vite e le nostre consapevolezze da umani irrigiditi con la sua forza magica, ricordandoci come e perché, spesso, i bambini sorridono dagli occhi. L’autore invita, inoltre, a riflettere sulla definizione di noi stessi, sul nostro sguardo sul mondo, sul modo in cui giudichiamo gli altri e su alcuni elementi difficili da comprendere fino in fondo, come il concetto di casa, di fiducia, di lealtà, di riconoscenza, ma anche, banalmente e semplicemente (solo in apparenza), di amore.
Un libro così, un inno all’immaginazione, alla fiducia nell’amore e nel diverso, non può che sciogliere durezze e infrangere barriere della mente e dello spirito. Con Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo, Mackesy regala al lettore un pezzo di sé e della sua arte, chiedendogli in cambio di mettersi in gioco insieme a lui, sfidando l’esperienza che lo ha portato a chiudere il suo lato più sognatore e immaginifico in un cassetto della sua mente etichettato “ricordo d’infanzia”.
«Casa non è sempre un posto, vero?»
Lucrezia Bivona