Fairy Oak. La Storia Perduta
di Elisabetta Gnone
Salani, ottobre 2020
pp. 400
€ 18 (cartaceo)
"Il miglior modo di dire addio è non dirlo affatto […]. E il miglior ricordo che ci si può portare via è il ricordo di un giorno qualsiasi."
(E. Gnone, Addio Fairy Oak, DeAgostini, 2010, p. 337)
Dieci anni fa, con la partenza della fata-tata Felì al compimento del quindicesimo compleanno delle gemelle streghe, Pervinca e Vaniglia, Elisabetta Gnone mette un punto alle vicende degli abitanti di Fairy Oak, specialissimo villaggio costruito intorno ad una grande Quercia, fedele amica e custode del luogo. Con la grazia che connota l'intera serie, l’autrice si congeda e parte insieme a Felì, dicendo addio ai personaggi e alle avventure fervidamente vissute e immaginate da tanti appassionati lettori, tra grandi, piccini e piccini cresciuti insieme alla saga.
Sono passati ormai quindici anni dall’uscita del primo libro della trilogia che ha visto come protagoniste le gemelle, diverse ma identiche, nel loro viaggio di scoperta dell’indissolubile rapporto di connessione e opposizione costruito sulla loro magia. I poteri della Luce, per la prima, e del Buio, per la seconda, le hanno messe a dura prova, ma, con il trionfo del bene, le sorelle dimostrano poi quanto l’amore fraterno sia un legame che mai riuscirà a separarle, più forte di qualsiasi incantesimo.
Nonostante il suo addio al villaggio fatato, Elisabetta Gnone riapre le porte di Fairy Oak e torna in libreria con una nuova, inaspettata e molto attesa avventura, La Storia Perduta. Nell’incontro di lunedì 19 ottobre insieme al collega scrittore Giuseppe Festa, trasmesso live sulla pagina Facebook del magazine Il Libraio, l’autrice racconta di come il mondo di Fairy Oak sia un universo magico costruito sull’equilibrio tra opposti, come i poteri dei suoi Magici della Luce e del Buio, ma, soprattutto, sull’armonia degli elementi che la compongono. In Fairy Oak, ha sempre ambito a rappresentare una natura “sana, forte”, un ambiente in cui diversi ecosistemi coesistono nella bellezza, benché basti un nonnulla per creare scompiglio tra essi. Qui, la natura e gli umani, magici e non, convivono nel rispetto reciproco, senza pestare eccessivamente i piedi gli uni dell’altra e lavorando ogni giorno per mantenere saldo e integro questo legame fatto di fragili simmetrie.
Durante la chiacchierata, l’autrice spiega anche che la convivenza in questo mondo di Magici del Buio e della Luce e la composizione stessa della coppia Vaniglia-Pervinca simboleggia questo obiettivo di descrivere una natura in equilibrio con le faccende dell’uomo; un messaggio forte e giusto per il nostro pianeta malandato e un chiaro insegnamento per i suoi lettori più piccoli. L’autrice parla della natura con amore, con profondo rispetto, e, con gli occhi luccicanti, simile ad una delle splendide illustrazioni che da sempre rendono i libri di Fairy Oak ancora più speciali, racconta di quanto sia stato difficile per lei scrivere durante il periodo di lockdown, di quanto l’angoscia e la sofferenza per chi era in maggiore difficoltà la attanagliassero. Ciononostante, la medicina che decide di autosomministrarsi e di condividere con i molti appassionati dei suoi romanzi è proprio ritornare a Fairy Oak, rompendo la promessa fattasi anni addietro sul mettere a riposo la voce narrante di Felì e lasciare nei suoi lettori “il dolce sapore del desiderio” di nuove avventure. Infrange tale promessa tenendo a mente un nobile obiettivo: donare un raggio di luce e felicità ai suoi lettori in un momento di grande incertezza e timore, tornando insieme a loro nel suo mondo immaginato e ormai da molti condiviso.
Con La Storia Perduta, pubblicato da Salani e da ieri in tutte le libreria italiane, Elisabetta Gnone esplora una tema basilare per tutti i giovani uomini e donne del futuro: l’importanza della storia e del suo insegnamento, di quanto una profonda conoscenza delle proprie origini possa aiutare a capire meglio quello che accade oggi e quello che accadrà domani. Con la figura burbera ed esilarante del temuto e noiosissimo professor Orcomorto, l'autrice invita anche ad adottare nuovi metodi per educare i più piccoli agli eventi del passato, coinvolgendo, come fa poi la supplente, la spumeggiante professoressa Illuminata Foresta, le loro innate creatività e curiosità. Il lettore si trova quindi trasportato nella ricerca che la Banda di amici di Vaniglia e Pervinca, guidata dal giovane Mago del Buio, Grisam, conduce sulle origini di Fairy Oak e che li porterà ad interfacciarsi con un’antica leggenda di una balena, che ogni duecento anni giunge misteriosamente nel loro mare. Scavando nella storia e lavorando insieme, i ragazzi esplorano le proprie origini passate, risalendo a relazioni perdute e storie dimenticate, ma non solo; rafforzano meravigliosi legami già esistenti e lasciano che l’amicizia, il potere più grande di cui dispongono, alimenti il loro entusiasmo nella scoperta.
Nonostante il lettore affezionato possa essere intimorito dal non ritrovare l’atmosfera di un tempo o i personaggi tanto amati, già dalle prime pagine si intende che non sarà così. L’autrice, conducendo la narrazione su diversi piani temporali e dando voce a tre narratrici distinte, rimette in moto il luogo e il linguaggio magico che aveva messo in stand-by, arricchendo di nuovo valore le storie precedenti, la trilogia e i quattro misteri, che riaffiorano qua e là anche in questo capitolo.
Tante emozioni, vecchie e nuove, scaturiscono da questo ritorno, soprattutto per coloro che, come la sottoscritta, sono cresciuti di pari passo con le gemelle dai nomi floreali e i loro amici scapestrati. Ritorni del genere permettono ai lettori più fedeli di fare un balzo indietro nel tempo, così come Elisabetta Gnone invita i suoi protagonisti a fare nel suo racconto. Il tempo scorre e la vita con esso, ma i ricordi rimangono e sono ancora più belli quando qualcosa di inaspettato li fa riaffiorare nella nostra mente, riproponendoli nella loro magica natura e facilitandoci il compito di ritrovare, per un istante, la nostra immaginazione di bambini.
"Le cose accadono, a volte in un modo che non è possibile prevedere. L'importante è impegnarsi per rimediare dove si può" (p. 317).
Lucrezia Bivona