In questa nuova avventura del commissario francese nato dalla penna di Martin Walker, Bruno Courrèges è alle prese con un caso insolito: una donna inglese prima scompare, poi verrà ritrovata assassinata a casa di un uomo del posto.
Lo scrittore e giornalista scozzese crea il personaggio di Bruno nel 2008, e da allora, questo commissario cuoco ed ex soldato ha ricevuto il favore del pubblico. Feltrinelli ha recentemente ripubblicato alcune delle avventure del commissario innamorato della sua terra e dei sapori del Périgord, l’anno scorso L’ultimo segreto dei Templari e nel 2017 Grand Prix.
Il commissario è stato promosso da poco, da capo della polizia locale del piccolo borgo di Saint Denis, in Dordogna, a responsabile dell’area intorno al Vézère. Si diletta, come sempre, a cucinare le specialità del Périgord e a bere Bergerac, ed è così bravo che gli chiedono di farlo per una classe di turisti stranieri.
Procede tutto abbastanza bene, finché non si accorgono che una delle studentesse più importanti manca all’appello: si tratta della moglie di un ufficiale dell’intelligence britannica in arrivo da Bordeaux. Dopo qualche giorno, il cadavere della donna viene ritrovato insieme a quello di un uomo, con un passaporto falso. È un ex soldato, ma non si capisce se sia stato ucciso o se sia lui l’assassino; a complicare le cose, l’ombra dell’IRA e del terrorismo, che inquietano i sogni del piccolo paesino.
Pareva che i due avessero cenato insieme in casa di McBride la sera dopo essere stati visti insieme sul treno. In cucina non c'erano piatti sporchi ma gli agenti avevano ritrovato avanzi di pane, insalata, formaggio e bistecche nel cestino dell'immondizia sotto il lavabo. (p. 69)
Ci troviamo in Dordogna, quindi, sebbene il paesino sia inventato, le bellezze del Périgord restano intatte e reali; forse troppo, a tal punto da ricoprire un ruolo centrale nel libro, che a un inizio promettente alterna parti meno convincenti. Il plot è infatti in larga parte condito da parti descrittive, che lo rendono difficile da seguire, abbassando di molto il ritmo e l’attenzione sulle vicende, che diventano marginali.
Per quanto riguarda i personaggi, alcuni sono più tracciati di altri, come nel caso di Paulette, una delle promesse locali di rugby, della squadra allenata da Bruno, pur essendo un personaggio marginale, la cui funzione è quella di mettere in risalto una delle tantissime attività del commissario, e anche lo sport simbolo di quella parte della Francia, e questo va a discapito dell’approfondimento psicologico di personaggi più importanti, assassino e vittime comprese. È come se il fulcro della vicenda restasse sempre la vita tranquilla della piccola cittadina di provincia, e tutto il resto fosse un riflesso della storia; questo potrebbe risultare fuorviante per i lettori del genere.
Le vicende hanno un nesso molto articolato, l’intreccio è spesso poco lineare e si ha la sensazione che a trascinarci siano le abitudini del luogo, più che gli avvenimenti inattesi, a cui si fa fatica a restare attenti. In definitiva, Il sapore della vendetta è un bel libro, ma non esattamente un poliziesco, indicato per chi cerca di vivere, attraverso tradizioni, piatti e descrizioni, le atmosfere della Francia e di una regione come la Dordogna, un po’ meno per gli amanti di intrighi e suspense. Non a caso l'autore, che vive tra Washington e la Francia, è conosciuto proprio per il tocco di charme che dona a ogni suo giallo.
Samantha Viva