Quello che non ti dicono
di Mario Calabresi
Mondadori, 2020
pp. 216
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Ora, per capire, bisognerebbe immergersi in un'acqua scura dove riuscire a dare un nome preciso alle cose è un'impresa impossibile. Ricostruire nei dettagli quel che è successo negli anni Settanta è un'illusione. Quanta gente che è ancora viva potrebbe parlare, quanta gente sa, ha visto, sentito, vissuto. Oggi hanno i capelli bianchi, figli di 40 o 50 anni, e nipoti [...] Dentro di loro c'è ancora, forse lontano o magari vicinissimo e presente, quel ragazzo che sognava la rivoluzione, quello che aveva preso il gusto della violenza, quello che ha fatto cose di cui non ha voluto mai vergognarsi oppure che ha rimosso per non farci i conti. (p. 68)
Mario Calabresi è tornato negli anni Settanta.
Come racconta all'inizio del suo nuovo libro, si era ripromesso di non frequentare ancora un periodo che ha per molto tempo indagato, analizzato e scritto (soprattutto con il suo emozionante e autobiografico Spingendo la notte più in là), un'epoca da cui è nata una ferita personale e collettiva che sanguina ancora. Eppure eccoli di nuovo, gli anni di piombo, che affiorano potenti dalle sue pagine con tutto il loro peso di memoria, vittime ed effetti collaterali.
Quello che non ti dicono è la storia della vita e dell'assassinio - avvenuto nell'aprile del 1975 - di Carlo Saronio, uno dei tanti morti di quegli anni bui. Una delle tante vite che non possiamo dimenticare.
Questa vicenda viene a cercare Calabresi, come un destino che si collega al proprio, quando a ottobre 2019 riceve la mail di Piero Masolo, prete missionario del Pime in Algeria e nipote di Carlo Saronio.
L'uomo si rivolge a lui per chiedergli aiuto: nel 2020 saranno trascorsi quarantacinque anni dalla morte dello zio e lui e la cugina Marta, figlia di Carlo nata dopo soli otto mesi dalla sua morte, sentono la necessità di ricordarlo.
La sua figura è stata per troppi anni avvolta nel silenzio e la famiglia ha tenuto nascosti molti lati della sua storia e della sua scomparsa. La figlia non ha mai trovato la forza di fare domande e adesso fare luce su chi era davvero Carlo Saronio e sul perché sia stato ucciso serve a entrambi per andare avanti.
Questa vicenda viene a cercare Calabresi, come un destino che si collega al proprio, quando a ottobre 2019 riceve la mail di Piero Masolo, prete missionario del Pime in Algeria e nipote di Carlo Saronio.
L'uomo si rivolge a lui per chiedergli aiuto: nel 2020 saranno trascorsi quarantacinque anni dalla morte dello zio e lui e la cugina Marta, figlia di Carlo nata dopo soli otto mesi dalla sua morte, sentono la necessità di ricordarlo.
La sua figura è stata per troppi anni avvolta nel silenzio e la famiglia ha tenuto nascosti molti lati della sua storia e della sua scomparsa. La figlia non ha mai trovato la forza di fare domande e adesso fare luce su chi era davvero Carlo Saronio e sul perché sia stato ucciso serve a entrambi per andare avanti.
A gennaio 2020, in un auditorium di Lodi nel quale Calabresi ha presentato il suo libro La mattina dopo, in un'Italia non ancora stretta nella paura del Coronavirus, Marta Saronio gli viene incontro e si presenta. La sua storia diventa il punto di partenza di una ricerca che oggi è tutta raccontata nelle pagine di Quello che non ti dicono.
Ricostruendo, pezzo dopo pezzo, tutti i tasselli della vicenda di Carlo (protagonisti, eventi, momenti di svolta, emozioni), l'autore ci consegna il ritratto di un ragazzo che ha vissuto tutta la sua breve vita nel tentativo di espiare una colpa che lo tormentava.
Il senso di questo patimento si coglie già nel timido sorriso e negli occhi malinconici dietro le grandi lenti del lui bambino che ci guarda dalla copertina del libro.
Ingegnere milanese, lavorava come ricercatore presso l'Istituto Mario Negri di Milano.
Era cresciuto nella ricchezza perché figlio dell'imprenditore chimico Piero Saronio.
Ricevimenti, case di villeggiatura, istruzione in casa, Carlo conobbe la scuola pubblica solo da adolescente. Si vergognava della propria ricchezza, si sentiva diverso e voleva aprirsi al mondo per trovarvi un nuovo posto, una missione più alta.
Fuggendo dalle ricche stanze della casa familiare di Corso Venezia 30, a soli vent'anni Carlo iniziò a frequentare Quarto Oggiaro e le periferie. Timido ma curioso, voleva contaminarsi con il mondo popolare, perdersi tra le file infinite dei casermoni o nelle aule delle scuole serali.
Voleva fare del bene. Mosso da una sua idea di giustizia sociale, si avvicinò al gruppo politico di estrema sinistra Potere Operaio. Da quel nucleo fuoriuscirà il gruppo del Fronte Armato Rivoluzionario Operaio che lo rapirà e ne provocherà la morte.
In queste pagine non c'è solo il risvolto politico della storia di Carlo: c'è la sua complessa famiglia, l'amore per Silvia, la ragazza che metterà al mondo da sola la loro bambina, l'amicizia con le persone che lui incontrerà per strada cercando di costruire un suo cammino. Quella di Saronio è una storia tanto pubblica quanto privata.
La limpidezza di scrittura e di indagine tipica di Mario Calabresi, giornalista-scrittore e scrittore-giornalista, illumina tutto il portato di significati e valori di una vicenda oscura, sia perché fino ad ora inesplorata, sia perché estremamente dolente.
Per chi come me in quegli anni non c'era ancora, rivivere i mesi in cui le pagine dei giornali erano piene delle notizie di sequestri e brancolare nel buio di quello che è stato è ancora più difficile.
Sento che è doveroso, ma manca sempre qualche tassello per comprendere tutto.
La realtà è che figli di quel tempo lo siamo rimasti un po' tutti e che quanto è accaduto fa parte di un vissuto conscio e inconscio che ci riguarda.
È come quando ritrovi, perse in una scatola in cantina, delle vecchie fotografie di famiglia.
È un passato in cui non c'eri ancora, ma nei sorrisi e nei volti ci sei dentro anche tu.
Il senso di questo patimento si coglie già nel timido sorriso e negli occhi malinconici dietro le grandi lenti del lui bambino che ci guarda dalla copertina del libro.
Ingegnere milanese, lavorava come ricercatore presso l'Istituto Mario Negri di Milano.
Era cresciuto nella ricchezza perché figlio dell'imprenditore chimico Piero Saronio.
Ricevimenti, case di villeggiatura, istruzione in casa, Carlo conobbe la scuola pubblica solo da adolescente. Si vergognava della propria ricchezza, si sentiva diverso e voleva aprirsi al mondo per trovarvi un nuovo posto, una missione più alta.
Fuggendo dalle ricche stanze della casa familiare di Corso Venezia 30, a soli vent'anni Carlo iniziò a frequentare Quarto Oggiaro e le periferie. Timido ma curioso, voleva contaminarsi con il mondo popolare, perdersi tra le file infinite dei casermoni o nelle aule delle scuole serali.
Voleva fare del bene. Mosso da una sua idea di giustizia sociale, si avvicinò al gruppo politico di estrema sinistra Potere Operaio. Da quel nucleo fuoriuscirà il gruppo del Fronte Armato Rivoluzionario Operaio che lo rapirà e ne provocherà la morte.
In queste pagine non c'è solo il risvolto politico della storia di Carlo: c'è la sua complessa famiglia, l'amore per Silvia, la ragazza che metterà al mondo da sola la loro bambina, l'amicizia con le persone che lui incontrerà per strada cercando di costruire un suo cammino. Quella di Saronio è una storia tanto pubblica quanto privata.
La limpidezza di scrittura e di indagine tipica di Mario Calabresi, giornalista-scrittore e scrittore-giornalista, illumina tutto il portato di significati e valori di una vicenda oscura, sia perché fino ad ora inesplorata, sia perché estremamente dolente.
Per chi come me in quegli anni non c'era ancora, rivivere i mesi in cui le pagine dei giornali erano piene delle notizie di sequestri e brancolare nel buio di quello che è stato è ancora più difficile.
Sento che è doveroso, ma manca sempre qualche tassello per comprendere tutto.
La realtà è che figli di quel tempo lo siamo rimasti un po' tutti e che quanto è accaduto fa parte di un vissuto conscio e inconscio che ci riguarda.
È come quando ritrovi, perse in una scatola in cantina, delle vecchie fotografie di famiglia.
È un passato in cui non c'eri ancora, ma nei sorrisi e nei volti ci sei dentro anche tu.
Claudia Consoli
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