di Paul B. Preciado
Fandango Libri, settembre 2020
Traduzione di Andrea De Ritis, Federico Ferrone, Andrea Sparacino, Liana Borghi, Manuela Maddamma, Alessio Arena
pp. 316
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Non ho anima e non ho corpo. Sono il cosmo. Ho un appartamento su Urano, il che indubbiamente mi situa lontano dalla maggioranza dei terrestri, ma non tanto lontano da permettere a qualcuno di voi di viaggiare fin là. Anche se in sogno. (p. 25)
Torna allora il mio sogno e capisco che la mia condizione trans è una nuova forma di uranismo. Non sono un uomo. Non sono una donna. Non sono eterosessuale. Non sono omosessuale. Non sono nemmeno bisessuale. Sono un dissidente del sistema sesso-genere. Sono la molteplicità del cosmo racchiusa in un regime epistemologico e politico binario che grida di fronte a voi. (p. 23)
Questa è la volontà dichiarata di Paul B. Preciado: allontanarsi da Gea, dalla nostra Terra, e trasferirsi su Urano. Gesto che ricorda quello di Cosimo Piovasco di Rondò, protagonista de Il barone rampante di Italo Calvino, il quale decide di abbandonare la sua famiglia e la vita sul suolo per andare a vivere sugli alberi, con lo scopo di osservare dall'alto la vita umana, quindi per comprenderla appieno. Solo la prospettiva soprelevata e distanziata gli permette ciò. Lo stesso decide di fare Preciado in Un appartamento su Urano. Cronache del transito. Solo che lo scenario e la distanza scelta differiscono radicalmente da quelle di Calvino. Preciado deve confrontarsi con una società diversa (e forse più complessa) rispetto a quella di Cosimo. Perciò è necessaria questa distanza galattica, lontana anni luce dal nostro pianeta. Urano diventa uno spazio non accessibile a tutti, ma solo a chi vuole combattere il sistema che ha imposto una realtà determinata dalle distinzioni binarie uomo/donna, umano/animale, vivo/morto, colonizzato/colonizzatore, organismo/macchina. Nella nostra società, siamo costretti a scegliere uno di questi due poli. Siamo scissi. Dobbiamo decidere tra uno dei due lati della ferita che portiamo nel mezzo. Ma se volessimo, al contrario, essere la ferita che solca a metà il nostro corpo? Se volessimo essere l’elemento intermedio di tutte quelle opposizioni binarie? Il traslocare su Urano diventa la metafora di una scelta radicale, contro corrente e rivoluzionaria: situarsi al di fuori del sistema normativo, post-moderno, tecnoscientifico, capitalistico, di riproduzione e di piacere eterosessuale.
Il libro di Preciado è tanto ardito quanto la sua scelta esistenziale e di vita dissenziente, riflettendosi nella costruzione del testo: noi non siamo un’unità prestabilita, fatta e compiuta, ma un continuo divenire identitario, una costante rivalutazione di sesso e di genere, morfologicamente fluidi. Il sottotitolo, Cronache del transito, ci aiuta a comprendere: partendo dal concetto di "uranismo" elaborato da Karl Heinrich Ulrichs nel 1864 per poter dare voce e visibilità al "terzo sesso" nella nostra società, il testo è composto da un susseguirsi di brevi cronache che l’autore inizia a scrivere durante il processo di trasformazione e transizione di Beatriz in Paul B. Preciado, dove gli ormoni, la trasformazione del corpo e della voce, e il cambio legale del nome sono tanto importanti quanto scrivere per raccontarli. Il lettore segue dunque la transizione di genere dell’autore, ma non solo: lo segue nei suoi innumerevoli spostamenti e traslochi tra Atene, Parigi, Kassel, New York, Beirut, Burgos, Barcellona, Berlino; lo accompagna nei vari spazi geopolitici che man mano occupa; legge le sue riflessioni sui mondi diversi che gli si presentano davanti agli occhi; lo osserva decostruire questa realtà prefabbricata.
Realtà che, come l’individuo, non è più riducibile all'unità, ma che si rivela molteplice, frammentata, contraddittoria, fallace. La transizione di Preciado è circondata da eventi globali che, inevitabilmente, si intersecano con la creazione della sua nuova identità: gli attuali poteri politici estremisti e i derivati discorsi che alimentano l'omofobia e il razzismo; le questioni ecologiche e l'inquinamento ambientale; le nanotecnologie e la manutenzione del corpo; le biopolitiche di controllo; lo sfruttamento globale e le violenze sessuali; la commercializzazione dei musei e la forza corrosiva del neoliberismo; il potere del cinema e dei media nella costruzione del sesso e del genere; il neocolonialismo che sfrutta le classi subalterne; il potere economico delle industrie farmaceutiche; la mancata sensibilizzazione delle questioni di genere e queer nell'istruzione. Preciado e tutti coloro che vogliono intraprendere la sua stessa strada si devono confrontare con questi processi, ma soprattutto con una società che ancora non vuole accettare la diversità e lasciare andare le vecchie norme sessuali, identitarie e di genere, e le relative opposizioni binarie che stanno alla sua base.
Ma la bellezza, ricchezza e importanza di Un appartamento su Urano. Cronache del transito sono racchiuse nei numerosi passaggi di toccante e struggente umanità che si susseguono nel libro:
Siamo i giacobini neri e froci, le lesbicone rosse, gli sfrattati verdi, siamo i trans senza documenti, gli animali dei laboratori e dei macelli, i lavoratori e le lavoratrici informatico-sessuali, puttane diversamente funzionali, siamo i senza terra, i migranti, gli autistici, quelli con i deficit di attenzione, l’eccesso di tiroxina, la mancanza di serotonina, siamo quelli che hanno troppo grasso, gli handicappati, i vecchi in situazione di esclusione sociale. Siamo la diaspora rabbiosa. Siamo i riproduttori falliti della terra, i corpi impossibili da mettere a disposizione dell’economia del sapere. (pp. 42-43)
Preciado fa della sua lotta trans anche quella di tutte le altre categorie allontanate, odiate, rifiutate, disprezzate e schifate dalla nostra società. Nel suo viaggio di transizione identitario-planetaria, abbraccia tutti coloro che vengono abbandonati perché non si inseriscono nel sistema economico-(ri)produttivo eterosessuale e patriarcale. Il testo di Preciado diventa una chiesa atea che accoglie e sfama omosessuali, lesbiche, trans, prostitute, migranti, bambini queer e trans, bisessuali, pansessuali, malati di Aids, vagabondi, popoli colonizzati, handicappati, mendicanti, rifugiati, lavoratori sfruttati, animali condannati al macello, cavie da laboratorio, il nostro ecosistema inquinato e compromesso. E lo scopo finale è quello di dare voce a tutti loro, uno alla volta, affinché la loro soggettività non rimanga subalterna e dimenticata. Un libro che, metaforicamente, diventa Urano, casa dei dissidenti, dei diversi, dei respinti, degli umiliati, dei massacrati. Urano esiste. Urano vive. E sta aspettando noi, dèi non funzionali ma con uguale diritto alla vita.
Nicola Biasio
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