Sul filo dell'acqua
di Sara Rattaro
Solferino Libri, ottobre 2020
di Sara Rattaro
Solferino Libri, ottobre 2020
pp. 176
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
“Apriva la porta del balconcino e si metteva a osservare il mare. Genova sembrava tutta lì. Un gruppo di case intente a lottare una contro l’altra, come in uno di quei vecchi balli di gruppo dove se sbagli un passo, sei certo di inciampare nel tuo vicino.” (p. 131)
Approda oggi nelle librerie italiane il nuovo libro di Sara Rattaro, Sul filo dell’acqua, edito da Solferino Libri. Con la collaborazione di quattro autori affermati sul panorama nazionale, la casa editrice sta costruendo la collana Elementi, in rappresentazione e dialogo con i quattro elementi naturali. A Sara Rattaro viene assegnata l’acqua, che, per l’altro, è stranamente confacente alla sua storia personale. L’autrice è, infatti, originaria di Genova, città metropolitana combattuta tra mare e montagna, come tipico del paesaggio ligure. Insieme ad altri blogger, l’abbiamo incontrata a Milano, presso l’Associazione Culturale Labò, in occasione dell’imminente uscita del libro.
Fin da subito, Sara si definisce una “tramologa”, sottolineando con questo termine l’estrema centralità che la trama occupa nei suoi romanzi. «Non esistono storie brutte, ma solo storie raccontate male». La storia, quando ben studiata, strutturata, pensata, è, secondo lei, il cavallo di battaglia della narrativa contemporanea, elemento imprescindibile, insieme alla costruzione di personaggi accattivanti e verosimili, per il buon funzionamento di un romanzo. L’autrice stessa ammette che questo aspetto sia una costante sfida di fronte alla quale lo scrittore si trova davanti e come la mancanza di storie sia in sé il suo più grande timore. Nel caso di Sul filo dell’acqua, suo quattordicesimo titolo, la trama è, poi, ciò a cui il lettore deve mostrare più attenzione, essendo costruita sulle vite intrecciate di otto personaggi, legate insieme da una catastrofe naturale che troppo spesso si verifica sul territorio ligure: un’alluvione, in questo caso con riferimento a quella avvenuta a Genova nel novembre 2011. L’acqua, qui potente, distruttiva, spietata, unisce le esperienze di questi otto individui, attraverso le quali si intravedono una serie di storie in apparenza autoconclusive, ma collegate tra loro, e sentimenti condivisibili: l’innamoramento, il tradimento, la malattia, la perdita di una persona cara, i rapporti familiari e varie declinazioni della maternità. Elemento di ispirazione per lei è stata una serie di Amazon Prime Video, Modern Love, che racconta similmente di un gruppo diversificato di personaggi, le cui vite si intrecciano in staffetta, naturalmente e casualmente, tra loro. Nonostante la complessa costruzione delle relazioni tra i personaggi, l’autrice spiega di non aver avuto difficoltà nella stesura, ma, al contrario, di aver sempre avuto le idee molto chiare su come intendeva raccontare gli avvenimenti.
Il racconto ha una struttura ciclica, che inizia con la negatività che l’acqua violenta dell’alluvione porta con sé e termina con una declinazione diversa dell’acqua, portatrice di speranza e di rinascita, cosa non banale trattandosi di Sara Rattaro, sapendo i lettori più fedeli che le sue storie sono spesso costellate da risvolti tragici e tematiche non facili da digerire. Chiedendole se esista una motivazione per questa piega positiva, risponde che ha scritto questo libro in un momento piuttosto felice e sereno, il che viene appunto chiaramente percepito dal lettore. E tutti sappiamo quanto, in un momento storico così complesso, ci sia necessità di racconti di speranzosa felicità.
Spiega, inoltre, come la ricerca di storie da trasferire sulla pagina e da regalare ai suoi lettori sia una costante della sua vita. Il suo rapporto con esse è un continuo rincorrersi e ne parla come se fossero degli spiriti benevoli che si aggirano invisibili nel nostro mondo, aspettando solo di essere fissate su una pagina bianca.
L’autrice mantiene però viva la sua creatività vivendo questa ricerca come costante e non finita. Con occhi sognanti, d’un tratto, ci confessa: «chissà che storia pazzesca incontrerò domani», beandosi dell’idea che quella storia magica che capita di incontrare una sola volta nella vita non sia ancora giunta. Racconta di come l’emozione che lei prova per i suoi personaggi e che incanala durante il suo processo creativo debba necessariamente arrivare al lettore e come, quando questo avviene, sia di per sé una vittoria, costituendo una rete di relazioni a distanza e ricordi condivisi. «A volte basta ascoltare una canzone per riportarti indietro ad un momento diverso, ma alle stesse sensazioni». Così come la musica, la parola scritta intreccia le nostre vite, in se stesse e tra loro, collegandoci tutti un po’ di più.
Con un sorriso, l’autrice ammette che da quando scrive la sua vita è migliore; lei stessa si sente meno ombrosa, più libera, come se fissare quello che sente, pensa e prova su carta la faccia sentire materialmente più leggera. Questo a conferma di quanto la scrittura sia, per alcuni, un’azione, profondamente terapeutica. Così come Sara Rattaro guarisce se stessa scrivendo, allo stesso modo, i suoi personaggi si muovono sulla pagina amandosi, odiandosi, condividendo attimi di vita, al suono delle talvolta spietate onde liguri. Genova, città letteraria raccontata da grandi autori del passato, è risultata per lungo tempo difficile da raccontare per l’autrice, un mostro sacro di complessa gestione, il che conferma la paura che spesso proviamo per ciò che conosciamo meglio, per l’ambiente al quale sappiamo apparterremo per sempre, forse timorosi di fare un passo falso e deluderlo. In questo contesto acquatico, Genova, con la sua duplice natura, è uno scenario perfetto per lo svolgersi di queste otto storie intrecciate, raccontate attraverso una scrittura chiara, onesta, senza abbellimenti retorici eccessivi. Il lettore non deve far altro che farsi guidare dalla forza dell’acqua e assaporare a pieno queste vite altrui, talvolta differenti, talvolta simili alla sua.
“Il mare ha sempre l’ultima parola.” (p. 132)
Lucrezia Bivona