L'ultima cena del clan Sulinado
di Tiffany Tsao
Astoria, 2020
Traduzione di Sonia Folin
pp. 310
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Sulla via di casa, mentre l'autista si faceva lentamente strada fra la melassa del traffico di Jakarta, mi ritrovai a pensare ossessivamente all'immagine di mia sorella, in ginocchio, intenta a raccogliere frammenti sparsi del suo passato, gli occhi fissi sulle false testimonianze di una vita familiare idilliaca che non era in realtà mai esistita. (p. 32)
Un omicidio di massa è l'unica cosa che è riuscita a separare Gwendolyn, detta Doll, ed Estella, sorelle con un legame più forte del normale, e ricche rampolle della famiglia Sulinado. Clan tentacolare dalle origini cinesi è uno dei più potenti e influenti dell'Indonesia e tutti i membri della famiglia si ramificano nelle più svariate attività commerciali che garantiscono loro influenza e opulenza oltre ogni limite. Raramente, ricchezza e potere si accompagnano a condotta irreprensibile e la famiglia Sulinado non fa eccezione. Corruzione, intimidazione, bustarelle e persino omicidi sono mezzi come altri per raggiungere lo scopo. Doll ed Estella sono cresciute in questo ambiente, ne hanno goduto i benefici e non riescono a sfuggire al modus operandi della loro famiglia: anche se in loro alberga un disperato bisogno di redenzione e purificazione. E questo lavorio di forze contrapposte può portare a una dicotomia esistenziale difficile da tollerare.
C'era da diventare pazzi, con questa doppia visione, un mondo sovrapposto all'altro - e nessuno dei due che corrispondesse alla realtà. (p. 54)
Il titolo originale del romanzo Under your wings rende bene la sensazione che provano le due protagoniste nel far parte di una famiglia come quella Sulinado. L'idea di essere protetti, certamente, da grandi ali, ma anche di avere sempre qualcosa da celare. Ali che, dall'esterno, possono essere bellissime come quelle di una farfalla monarca, ma che nascondono i peggiori tradimenti.
Doll ed Estella sono la generazione attiva e rampante della famiglia. La famiglia Sulinado viene fondata dai loro nonni: la loro Oma, figlia di un ricco commerciante, e il loro Opa dipendente volenteroso e bravo negli affari hanno dato il via a una dinastia i cui membri si relazionano tra loro come se fossero aziende consociate. Con Opa ormai vecchio, il timone è passato in mano allo zio più anziano, ma a dispetto dell'apparente clima patriarcale, tutte le donne della famiglia sono a capo di attività commerciali, come vuole la modalità cinese di gestione degli affari. Doll, dopo proficui studi all'università di Berkeley, ha avviato la rivoluzionaria Bagatelle che crea gioielli a partire dall'uso degli insetti. Estella, giovane vedova, dirige un setificio ben avviato e che non richiede particolari cure da parte sua. La scoperta di una foto recente che ritrae una loro zia creduta morta, spingerà le due donne a una lenta risalita delle storie di famiglia. Risalita che mostra una serie di costanti nella costruzione del loro clan.
Anzitutto, l'estrema abbondanza di parenti e connessioni. Troppi compleanni, troppe celebrazioni da ricordare, così concordano tra loro Doll ed Estella. Una volta che si entra nella famiglia, tutto viene fatto insieme, nemmeno il compleanno di un bambino può essere più un evento banale fino a che ci si sente quasi soffocare da tutti quei nomi e gli intrecci. Oppressione che viene ben descritta anche dall'arredamento della casa della loro Oma che "aveva un debole per l'arredamento sfarzoso, pesante e stucchevolmente decorativo" (p. 20) quasi che gli oggetti fossero animali randagi di cui prendersi cura e portare a casa. Chi entra a far parte della famiglia è come se ricevesse un secondo battesimo, una nuova rinascita nel seno della dinastia tant'è che del loro padre non si sa cosa facesse prima di sposare la giovane Sulinado. Né le figlie riescono a immaginarlo capace di sedurre e conquistare la figlia del tycoon cinese. Chi invece ne esce, non compare più da nessuna parte, nemmeno come nome. La giovane Sandre, data per annegata quando loro era giovani, non può più essere nominata per non dare un dispiacere alla vecchia Oma.
Una famiglia così non può operare da sola, ma solo con l'appoggio e l'amicizia di altre famiglie: appoggi che, nella migliore tradizione feudale, possono essere dati da matrimoni e patti quasi di fratellanza. Queste unioni servono anche a proteggere i clan di origine cinese dall'odio e dal pregiudizio che da sempre li accompagna. Corrotti, avari, dediti solo alla speculazione, sono solo alcune delle dicerie sul loro conto.
Ma se questi legami, questa ricchezza e questo proteggersi a vicenda possono sembrare fattori positivi, rilasciano sempre un miasma marcio di doppiezza e dolore.
Il matrimonio di Estella con Leonard Angsono viene spinto e incoraggiato da tutti al pensiero di un'unione così opportunamente felice. Ma la crisi economica e soprattutto le intemperanze di Leonard non tardano a mostrare come quel matrimonio perfetto sia solo un enorme errore.
I rapporti di amicizia con la famiglia Sukamto sembrano improntati alla massima correttezza, ma l'Alzheimer del vecchio Sulinado mostra imbrogli e doppiezze da decenni.
Persino la vecchia Oma, con il suo costante profumo di rosa, borotalco e torte, è una sorridente e spietata esecutrice, pronta a ricorrere alla violenza per salvaguardare la serenità della propria figlia più giovane.
Doll, la voce narrante in prima persona dell'intera vicenda, unica sopravvissuta all'omicidio di massa che apre il romanzo, vede con quella che sembra essere la massima chiarezza la dicotomia della loro vita. Ma è solo grazie alla spinta di Estella che decide di fare qualcosa di concreto, di cercare di redimere e purificare quella famiglia che entrambe amano, ma che non possono più tollerare di veder crescere così marcia.
"L'ultima cena del clan Sulinado" di Tiffany Tsao ha un ritmo sostenuto ed è un thriller ben congegnato, con un'atmosfera e segnali indicatori molto ben disseminati e dissimulati. E che porta all'estremo il detto del "niente è come sembra".
Giulia Pretta