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"Ragazze lontane": la storia di una famiglia attraverso un secolo di vita

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Ragazze lontane
di Isabella Nicora
Leucotea Edizioni, 2020

pp. 198
€ 15,90 



Villerose, Rieti, autunno 1943. Salvo e Giovanna sono una giovane coppia di sposi, la cui vita familiare è allietata dalla vivacità di tre bambini: Livia, la più grande, Adriano e Vera. E un quarto (anzi, una quarta, si chiamerà Perla) è in arrivo. Il racconto ci catapulta in medias res: la tranquillità familiare, vissuta nella comunità del borgo reatino, è interrotta dalla brutalità di una pattuglia di soldati tedeschi che individua la casa della coppia come propria base ideale. Senza tanti complimenti Salvo, Giovanna e i bimbi vengono cacciati di casa e sono costretti a rifugiarsi in una grotta. Ma il tempo passa e la guerra finisce. Cambio immagine nel racconto: seguiamo Salvo e Giovanna muoversi nella Roma del dopoguerra, dove si sono trasferiti per prendere in gestione un banco di frutta e verdura a Campo de' Fiori. Per poi cambiare ancora occupazione, come custodi e governanti delle famiglie bene della Roma del tempo fino a diventare gestori di un bar. Si inanella in questi episodi la vicenda familiare dei Manzi, che seguiremo, nell'intero dipanarsi del romanzo, in tutte le loro vicissitudini, a cavallo tra il Lazio e la Liguria, dove parte della famiglia, capitanata da Dorina, la sorella tanto amata di Salvo, finirà per trasferirsi.

Ogni figura della famiglia Manzi è presentata con una freschezza di dettagli e una raffigurazione psicologica così precisa, pur soltanto sottintesa ed esteriorizzata nelle azioni, che fanno immediatamente sentire questi personaggi affini al lettore, intimamente vicini. Potrebbe essere la storia della famiglia di tutti noi (e, non a caso, l'autrice attinge a piene mani alla vicenda familiare della propria madre, che altri non è che Livia, la figlia maggiore di Salvo e Giovanna). Queste figurine ritagliate con naturalezza e spontaneità vengono calate nella realtà quotidiana, vivendola intensamente e superando, insieme finché è possibile, difficoltà e piccoli graffi della vita.
La genuinità di Salvo, Giovanna, Dorina, Valerio e di tutti gli altri protagonisti della storia è resa plasticamente anche attraverso il linguaggio, che presenta numerose inserzioni di dialetto, che non infastidiscono, anzi fanno sì che il lettore possa immaginare come in realtà quei personaggi avrebbero interpretato tutto il romanzo, se ascoltati nel loro vivere quotidiano. Risulta facile pensare che la lingua italiana, pulita e corretta, che l'autrice utilizza per il romanzo sia soltanto una traduzione del vero linguaggio, che è il dialetto naturale.
Una bella storia, una bella trasposizione linguistica e una bella raffigurazione dei personaggi. L'impressione generale è positiva, ma c'è un piccolo ma... Manca un po' quello che si può definire l'afflato narrativo, l'elaborazione letteraria di fatti e avvenimenti secondo sequenze descrittive e temporali di una certa durata. Come si confà, d'altra parte, a una saga familiare. Di tanti personaggi, fatto salvo per i due principali, vengono raccontati i passaggi di vita essenziali in modo paratattico, sequenziale. Con un effetto che si può definire "informativo". Un esempio? A pag. 158 la piccola Perla è ancora una bimba, in procinto di partire per la casa avita con i genitori. A pag. 159, poche righe dopo, la ritroviamo già fidanzata, sposata e madre di due gemelli. E in mezzo? Che cosa c'è stato? Come è cresciuta? Che cosa pensava? Quanto sarebbe stato interessante seguire l'evoluzione di questa vita in modo più approfondito... Perché poi a questi personaggi il lettore si affeziona, tanto li sente vicini a sé. Altre figure, che all'inizio del romanzo vengono presentate in modo da indurre il lettore a pensare che avranno un ruolo fondamentale nello svolgersi della storia, poi spariranno, dopo poche pagine, nel fluire del tempo, verranno consegnate al loro destino... per esempio Laura, la ragazzina protagonista di un episodio importante (solo fuggevolmente ci viene detto che cosa diventerà), o Marta la levatrice, che invece sparirà completamente. Forse l'autrice avrebbe potuto avere più coraggio e fiducia in se stessa dispiegando maggiormente la sua indubbia vena narrativa, ampliando il racconto, approfondendo il risvolto psicologico dei personaggi, concedendo più spazio ad ognuno di essi. Con il risultato, infine, di dare più ali al romanzo.
Detto questo, "Ragazze lontane" è una piacevole lettura che ha il pregio di calare le vicende dei personaggi in quelli che sono i passaggi chiave della Storia italiana, dalla Seconda Guerra mondiale al dopoguerra di lenta ricrescita, dal boom economico degli anni 60 fino ai giorni nostri. Regalandoci, con estrema freschezza, la storia di una famiglia che ha fatto dell'unione e della solidarietà il cemento morale indispensabile per navigare nelle acque della vita. Che, come per qualsiasi famiglia, vedono alternarsi periodi di gioia a momenti di difficoltà. E ci racconta la storia di un amore, quello tra Salvo e Giovanna, che oltrepassa, integro e forte, tutte le vicende della vita e che, anzi, è il vero pilastro attorno al quale tutto si costruisce e dal quale tutto promana.

Ps, un piccolissimo post scriptum dedicato alla casa editrice: i libri sono oggetti "belli" in sé, non soltanto per il contenuto, ma anche per come si presentano agli occhi del lettore. E le copertine ne sono parte importante, devono sollevare il libro con potenza evocativa, catturando il lettore e facendolo sognare. Copertine da manuale di informatica o testo di geometria euclidea tendono a mortificarlo un po'. Ma questo è solo il gusto personale di una lettrice "bisbetica".

Sabrina Miglio