di Rebecca West
Fazi Editore, 2020
Traduzione di Francesca Frigerio
pp 350
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
È come se le unghie delle nostra dita crescessero dallo stesso pezzo, o come se ci fosse stata un po' di confusione nella distribuzione delle parti che ci compongono, e un po' dei tuoi capelli crescano sulla mia testa e alcuni dei mie sulla tua. Oh, Harriet, ammetti che non siamo due esseri distinti, e non fingere che lo siamo in tutto e per tutto.
Arnold Condorex e Harriet Hume percorrono la vita legati l'uno all'altra. Non perché sono felicemente sposati o uniti da qualche vincolo legale o familiare. Loro sono un'anima scissa in due corpi, due amanti che si perdono e si ritrovano in fasi diverse della loro vita e percorrendo cammini molto diversi.
Arnold persegue una vita in politica cercando di farsi strada a dispetto dei suoi natali tutt'altro che elevati; Harriet diventa una giovane pianista che compensa la mancanza di vera grandezza con la compagnia di uomini più o meno influenti di Londra. La giovane è in grado di leggere alla perfezione nella testa di Arnold, sa quando le è vicino, cosa pensa (nel bene e nel male), quali sono i più torbidi mezzi che lui ha usato per raggiungere il potere. Arnold è affascinato dalla giovane, dalla sua grazia, è attento a ogni più piccolo dettaglio di lei.
Sembrerebbe una storia di amore e di amanti; una storia di quelle coppie
che, pur non avendo ancora il prestigio letterario di certi loro
affini, sono destinate a entrare nella leggenda e nel sentire comune.
Come sarebbe semplice poter definire in questo modo Quel prodigio di Harriet Hume di Rebecca West. E come sarebbe ingiusto e riduttivo.
Chi è un lettore di Rebecca West e ha passato del tempo in compagnia della famiglia Aubrey sa che applicare una categoria ai suoi scritti non è semplice. Certo, la famiglia Aubrey è inquadrabile nella saga familiare, ma la complessa e precisa atmosfera (diversa in ogni romanzo) e l'approccio quasi filosofico alle varie situazioni, anche a quelle che sembrerebbero banali, lo rende un prodotto di consumo più difficile e che necessita attente riletture.
È bene ricordare le specificità dell'autrice prima di inoltrarsi nelle pagine di Harriet Hume per essere pronti ad affrontare una storia che è molto diversa da quanto non ci saremmo aspettati. Certo, è una storia di due amanti. Di un uomo e una donna che coltiveranno il loro sentimento, in sordina, in lontananza, per tutta la loro vita. Due amanti che, a ogni incontro, sembreranno essersi lasciati solo alcune ore prima tanta è la naturalezza con cui scherzano, l'intimità con cui si rivolgono l'uno all'altra e la tenerezza nel ricordare minuscoli dettagli di eventi accaduti un lustro prima. Come dubitarne quando nel testo si incontrano periodi di tale struggimento?
«Oh, Harriet, Harriet, ammetti che tra noi c'è un legame così forte che nel Giorno del Giudizio, se dovessi essere spedito all'inferno, tu ti sdraierai a pancia in giù dal bordo del pavimento del paradiso e stenderai verso il basso il braccio, che per un miracolo si protenderà ben oltre la sua lunghezza perfetta, e mi solleverai di peso accanto a te.»
Ma ad aiutarci nella lettura più approfondita del romanzo, giunge il titolo originale dell'opera che inquadra molto meglio l'intera atmosfera del testo: Harriet Hume. A London Fantasy. Perché in questo romanzo entriamo in mondo in cui la realtà si compenetra con le atmosfere del vecchio folklore inglese, con i sogni in notti di mezza estate fino ad arrivare a cupi e oscuri viaggi per le strade di Londra da sembrare quasi peregrinazioni dantesche.
Harriet ci viene presentata come una giovane dalle origini incerte, figlia della classe operaia del nord del paese, aggraziata, bella e minuta da sembrare quasi una figurina di carta ritagliata. Studia per diventare pianista –
mantenendo così l'elemento musicale tanto caro negli scritti della West – e si accompagna con vari gentiluomini di Londra. Il garbato eufemismo del testo non ci consente di sapere fino a che punto si "accompagni", ma l'indifferenza con cui lei cita le pagine della sua rubrica piene di contatti e indirizzi lascia intendere che la sua vita non fosse quella della fancilla sedotta e abbandonata a struggersi d'amore per Arnold. Ma, a differenza di tutti gli altri uomini, è solo con Arnold Condorex che la giovane ha un contatto di un altro livello: lei gli legge nel pensiero con precisione sconcertante fin nelle pieghe più recondite della sua anima, fin in quei sentimenti che nemmeno lui è in grado di riconoscere appieno. O che sa di avere, ma che ha imparato ad avvolgere in strati e strati di altri pensieri per non essere riconosciuto, giudicato, fermato.
Arnold, giovane politico rampante per il quale la carriera è più importante di qualsivoglia relazione amorosa, a meno che non porti a un qualche vantaggio professionale, passa da momenti di incredulità, a paternalistica condiscendenza nei confronti di Harriet (perdiamo il conto delle volte in cui la chiama "sciocchina" o "pigra sfacciatella" e finanche "sgualdrinella", ma con affetto, sia chiaro) fino a furia carica di biblica purezza in cui invoca le fiamme che sono l'unico modo per purificare le streghe venute dall'inferno.
Harriet gli racconta leggende, si fa ombra solida, è il punto di arrivo e di partenza per tutto, è alfa e omega. A volte graziosa banshee, a volte druida che incanta, a volte figura carica di sensualità.
I capitoli che compongono il romanzo raccontano vicende che si succedono a lunghi anni di distanza e seguono il picco vertiginoso di carriera di Arnold e il suo declino, il successo di Harriet come pianista e il suo quieto scomparire: ma non si sa mai come e in che modo l'elemento fantastico improvvisamente si inserisca. Come smarriti in una fantasia al suono di musica d'arpa inseguiamo questa storia che dura l'intera vita dei protagonisti, portati in scena con una scansione quasi ad atti teatrali.
Lo stile di narrazione è ricco e immaginifico, pieno di similitudini, a volte quasi barocco. L'ombra di un cancello è "una lira con molte corde"; i delicati piedi di Harriet sono "speroni, aggiunti quale tocco finale a una donna-uccello creata da un mago esperto in lavori di fine gioielleria e di ornitologia". Sembrano quasi eccessivi, se decontestualizzati, ma sono queste similitudini che rendono al meglio l'atmosfera indefinita e sognante di questo romanzo e che la percorrono di tensione e sensualità.
Barocco e arcadico, immaginifico e calmo quanto un quadro puntinista, torbido e oscuro come una tragedia shakespeariane, Harriet Hume. A London Fantasy è Rebecca West alla massima potenza. Da maneggiare con cautela e da essere pronti a leggere più volte, nella speranza di trovare un filo, una ghirlanda di fiori che ci tenga ancorati al mondo mentre ci immergiamo.
Giulia Pretta