Copertina della slave narrative di Truth, cioè il racconto della sua prigionia; in copertina vediamo la sua statua esposta a Battle Creek, in Michigan |
Sojourner Truth, nata nel 1797. Audre Lorde, nata nel 1934. Entrambe nello Stato di New York, ma in due Americhe diversissime. La prima nacque schiava, e fu grazie al suo coraggio che ottenne la libertà per se stessa e per due dei suoi cinque figli, prendendo poi parte al movimento abolizionista e al nascente movimento per i diritti delle donne. La seconda, poetessa omosessuale figlia di immigrati caraibici, fu in prima linea nei movimenti femministi degli anni ’70 e ’80. A unirle attraverso più di un secolo di distanza, una posizione di doppio svantaggio: non solo il genere, ma anche il colore della pelle, e nel caso di Audre Lorde, perfino l’orientamento sessuale.
Se il femminismo di oggi non può e non deve essere diviso
dalle lotte e dai traguardi del passato che lo hanno originato e plasmato, è
importantissimo riconoscere, tra i numerosi pilastri su cui esso si poggia, il
contributo di tutte quelle donne di colore che spesso si sono trovate ad affrontare
un tipo di oppressione diverso da ciò che possiamo sperimentare o anche solo immaginare. L’esperienza femminile non è tutta uguale e nessuna
donna è uguale all’altra; per questo motivo diventa fondamentale dar voce a chi più di ogni altro
ha saputo riconoscere la coincidenza dei diritti femminili e dei diritti umani
tout court, che siano quelli degli schiavi afroamericani o quelli degli
immigrati, quelli di chi lavora in condizioni di schiavitù o quelli di chi ogni
giorno deve affrontare episodi di omofobia.
Antologia di opere di Audre Lorde curata da Roxane Gay, scrittrice contemporanea statunitense che cammina sul sentiero tracciato da queste grandi icone |
E tutte queste lotte hanno lasciato una traccia, che dal passato giunge fino a noi, un filo che non possiamo tagliare e che dobbiamo invece saper sempre ripercorrere all’indietro: la scrittura. Carta e penna sono da sempre il mezzo ideale per ogni tipo di lotta, e se è vero che le lotte di Sojourner Truth e Audre Lorde si sono affermate anche per mezzo di discorsi pubblici, con cui hanno fatto sentire le loro voci forti e chiare nella società in cui vivevano, è grazie alla loro trascrizione che noi possiamo leggere le loro parole oggi. Parole che riescono a comunicarci con l’immediatezza della vita vissuta un’esperienza tremendamente distante dalla nostra sensibilità, non solo per lo spazio e il tempo intercorso, ma soprattutto per la diversità intrinseca nel loro modo di essere donne nel mondo. Ed è proprio per onorare questa capacità che la scrittura ha di condurre lotte, convogliare idee, e, perché no, cambiare il mondo, che la casa editrice Penguin Books ha creato una collana di volumi piccoli e preziosi, due dei quali raccolgono proprio i discorsi e le opere più famose di queste due grandi femministe di colore.
Sojourner Truth Ain't I A Woman? Penguin Books, 2020 |
Audre Lorde When I dare to be powerful Penguin Books, 2020 |
E in quest’America nacque Audre Lorde. Trovandosi in mezzo a
un processo solo iniziato, e con tanta strada da fare. Per lei, al contrario
che per Truth, la scrittura non fu mai un semplice mezzo di comunicare le sue
idee, i suoi ideali, le sue battaglie, ma fu piuttosto il modo più naturale di esprimersi.
Poetessa poi divenuta famosa anche per i suoi discorsi e saggi, nelle sue opere
la dimensione privata e quella pubblica si mescolano: mettendo completamente a
nudo se stessa, Lorde svela con grande delicatezza e coraggio anche le esperienze
più dolorose della sua vita. Il pregiudizio relativo al grado di chiarezza o
scurezza della pelle che era radicato persino all’interno della sua famiglia, o
il dolore provato nel dover mandare sua figlia in un mondo universitario ancora
lontano dall'instaurare una vera uguaglianza: i suoi sentimenti di rabbia, di paura, di
frustrazione vengono tutti messi sul tavolo, pronunciati ad alta voce, o scritti
nero su bianco. E l’onestà con cui sono espressi riesce a toccare corde
profonde in chi ascolta, o legge, le sue parole. Spingendoci a fare lo stesso.
What are the words you do not yet have? What do you need to say? What are the tyrannies you swallow day by day and attempt to make your own, until you will sicken and die of them, still in silence? Perhaps for some of you here today, I am the face of one of your fears. Because I am woman, because I am Black, because I am lesbian, because I am myself – a Black women warrior poet doing my work – come to ask you, are you doing yours?Quali sono le parole che vi mancano? E cos’è che dovete assolutamente dire? Quali sono gli atti di tirannia che mandate giù giorno dopo giorno, e cercate di rendere parte di voi, fino ad ammalarvi e morirne, ancora e sempre in silenzio? Forse, per alcuni di voi qui presenti oggi, io ho il volto di una delle vostre peggiori paure. Perché sono una donna, perché sono nera, perché sono lesbica, perché sono quella che sono – una poetessa, nera e guerriera, che fa il suo lavoro – e sono venuta a chiedervi, voi state facendo il vostro?(pp. 3-4, The Transformation of Silence into Language and Action:
discorso pronunciato il 28 dicembre 1977 a Chicago, poi pubblicato in due riviste).
Marta Olivi
(traduzione del passo riportato a cura di Marta Olivi)
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