di Louisa May Alcott
Edizioni Clichy, novembre 2020
Traduzione di Giovanni Maria Rossi e Francesca De Luca
pp. 232
14,00 € (cartaceo)
6,99 € (ebook)
Anche quest’anno sta per giungere al termine. Un anno trascorso per la maggior parte tra le quattro pareti delle nostre rispettive case e in cui baci e abbracci sono stati tendenzialmente scarsi. Per un questo Natale così fuori dal comune non abbiamo bisogno di altro se non di conforto e calore, elementi che la buona narrativa provvede sempre a regalarci. Tra le voci che faranno vivere le feste in modo più sereno e rassicurante, grazie a Edizioni Clichy, troviamo quella di Louisa May Alcott, madre premurosa delle Piccole donne, che è nuovamente in libreria con un volumetto di racconti, quasi tutti inediti, dedicati a questo particolare periodo dell’anno.
Inserito in una collana dal nome poeticissimo, Père Lachaise, che celebra autrici e autori straordinari della letteratura internazionale, con l’obiettivo di integrare nel tessuto narrativo contemporaneo parole del passato che vadano a informare e spiegare di radici e storie personali, Storie di Natale è uno dei testi che apre questa nostra stagione di letture festive. Comprende dodici racconti che “zia Jo”, come Alcott si firma amabilmente in apertura, inventa queste storie colorate e traboccanti di elementi magici per far dormire sonni sereni alla nipotina Lulu, figlia della sorella minore May, prematuramente scomparsa. Sembra poi che i racconti abbiano avuto così tanto successo tra gli amici della bambina che l’autrice abbia deciso di farne una raccolta. L’intento originario era perciò un uso domestico; una collezione di storie che, oltre a far riposare bene la nipotina, le insegnasse qualcosa di costruttivo e utile per la sua vita futura come donna saggia e dai valori saldi. Così come nella maggior parte delle storie della sua produzione, dai libri di Piccole donne a Una ragazza fuori moda, Alcott amalgama magistralmente nello schema narrativo situazioni quotidiane, riferimenti ad un regno fantastico o al mondo dei sogni e messaggi pedagogici importanti, esplorando il grande potere didattico che la narrazione possiede e richiede di sfruttare.
I protagonisti di queste favole natalizie sono bambine e fanciulli, ricchi e poveri, indigenti e sani, orfani o con genitori premurosi, ma non solo. Anche animali parlanti, talvolta amorevoli, talvolta saccenti come il grillo parlante, sono attori molto presenti in questi racconti della buonanotte. Pertanto, si avverte una forte influenza delle favole antiche, una tradizione diventata canonica che si rifà ad autori come Esopo o Fedro, nei quali la morale è il cuore portante della costruzione del racconto e delle interazioni tra i personaggi, quasi sempre animali. In questi racconti natalizi di Alcott, la compresenza tra personaggi umani e animali traccia una linea molto sottile tra le dimensioni distanziate in cui essi vivono. Gli animali personificati di Alcott parlano e si rapportano con i soggetti umani da pari, spesso fungendo da consiglieri o aiutanti per superare sfide e scelte difficili. Il nesso fra uomo e natura è una delle linee guide per leggere la raccolta nella sua complessità e aiuta a comprendere meglio anche il tipo di persona che Alcott era, celebrando a pieno l’attenzione e la cura che esprime per essa in tutta la sua produzione letteraria. Si intravede molto di lei nei dettagli inscritti in questo testo, una vita scandita da perdite familiari premature, l’esperienza della Guerra di Secessione e il grande successo letterario, motivato dall’abilità nello scrivere storie universali e per tutti, depennando qualsiasi limitazione d’età.
In questa serie di racconti fantasiosi, in cui vediamo bambine capricciose girovagare tra regni di focaccia e di zucchero, scimmiette dispettose e giovani monelli che si avventurano nel bosco in solitaria, l’autrice concentra con cura e dedizione divertimento e formazione, mascherando con estro ed intelligenza l’intento educativo, senza scadere nella pedanteria o nel moralismo. Vuole insegnare alla nipotina la pazienza, l’altruismo, la riconoscenza e il rispetto per il buono che si possiede, il gesto di rinunciare a qualcosa per sé a favore di qualcuno di più bisognoso, la celebrazione dell’amore familiare, di per sé un regalo, anche se non direttamente connesso al Natale. La raccolta costituisce perciò una miscela di ingredienti che fanno di Alcott quell’autrice tanto amata che sfrutta la sua storia personale e la sua visione del mondo a favore della fiction e della costruzione della sua prosa. Anche con questo bel volume, perciò, l’autrice si conferma una delle voci cardine della narrazione americana della seconda metà dell’Ottocento, limite temporale per nulla limitativo, dato che le sue storie vengono ripubblicate ancora oggi con interesse e adorate da piccoli e grandi lettori.
«Volevo essere una mendicante, e adesso lo sono; però non mi piace e vorrei che qualcuno venisse a prendersi cura di me. non so chi sono, e credo di esseri persa» pensava Effie, con quel curioso interesse che si ha per i propri sogni.(p. 25)
Lucrezia Bivona
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