Dresda, che “si muove negli abissi”: Uwe Tellkamp torna in libreria con “Le cose di Carus”


Le cose di Carus
di Uwe Tellkamp
La nave di Teseo, dicembre 2020

pp. 96

Traduzione di Francesca Gabelli
Disegni di Andreas Töpfer

15,00 € (cartaceo)
7,99 € (ebook)



Dopo il successo di La Torre (Der Turm), premiato con il prestigioso Deutscher Buchpreis nel 2008, Uwe Tellkamp torna ad esplorare la storia della sua città natale con un nuovo racconto, Le cose di Carus, pubblicato in Germania nel 2017 e appena uscito in Italia per La nave di Teseo, impegnata anche nella ripubblicazione della precedente opera monumentale del pluripremiato autore tedesco. 
Nei primi anni ottanta, Dresda sembrava muoversi negli abissi. Una città invernale piena di grotte di libri e rifugi musicali […]. Una provincia sovietica spazzata dai venti, piena di diffidenza e orecchie nascoste, assediata dalla nebbia di lignite (p. 34).
In questo breve volume, che, per dirla in termini televisivi, si avvicina ad uno spin-off di La Torre, la protagonista di Tellkamp è sempre la sua città natale, Dresda, capitale della Sassonia e regina della Germania orientale. Il tono intimo e intriso di un rispetto quasi spirituale che l’autore adotta per raccontare questo luogo singolare conferisce alla lettura fluidità ed una giusta enfasi sui caratteri storici che Tellkamp intende esplorare. Intraprende questo obiettivo attraverso lo sguardo di uno dei suoi personaggi già introdotti ne La Torre, Fabian Hoffmann, e del padre, Hans, ginecologo dell’Accademia di medicina Carl Gustav Carus. Al racconto di Fabian intreccia la figura di Carus, medico ed intellettuale vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, ampiamente celebrato e ammirato dal padre. Questi movimenti narrativi che vedono un tenue e non invasivo alternarsi di voci donano carattere al testo e contribuiscono alla costruzione di quello che è il rapporto tra Hans e Fabian, un legame padre-figlio in cui quest’ultimo segue l’agire del primo con ammirazione e candido interesse.

L’intrecciarsi delle dinamiche familiari degli Hoffmann vanno di pari passo nel testo con la ricostruzione di luoghi e momenti passati che hanno celebrato Dresda come perla architettonica e culla del romanticismo tedesco, avendo visto fiorire gli esempi più emblematici di musica, arte e letteratura del periodo. Il modo di raccontare Dresda, nella scelte formali e stilistiche dell’autore, è sentito e intenso, sebbene non cada mai in superflui sentimentalismi. La città, profondamente offesa dai bombardamenti della seconda mondiale, viene ripercorsa nel testo anche grazie alla presenza di alcuni schizzi di Andreas Töpfer che incorniciano la narrazione di Tellkamp e la cui realizzazione si sposa perfettamente con il suo stile narrativo dell’autore, evocativo e asciutto, perfettamente misurato, mai drammatizzante o apatico. Disegni e parole ripercorrono i luoghi che hanno reso Dresda la città notevole e malinconica che è ancora oggi: la Semperoper, tempio della lirica, il ponte di Augusto che porta alla città nuova, la Brülsche Terrasse, la vista dal fiume Elba sulla Frauenkirche, monumento simbolo della città. Elementi che ricostruiscono la “storia di una terra sommersa”, come recita il sottotitolo di La Torre (Geschichte aus einem versunkenen Land), la realtà della DDR, le cui ripercussioni non svaniscono di certo con la caduta del muro di Berlino. Viene messa in luce, come spesso accade negli spazi che hanno incontrato guerra e distruzione, la perdita dell’identità originaria più pura e il processo di formazione di una nuova, che assorbe ferite ed è rafforzata dalle cicatrici.

Il tema di Dresda, come in una colonna sonora, ritorna quindi in Le cose di Carus, arricchendo la produzione letteraria di Tellkamp e facendo da ponte tra la sua formazione di medico e la sua scelta di dedicarsi alla letteratura a tempo pieno. Come le acque dell’Elba, la narrazione scorre tra parola e immagine, tra storia collettiva e memoria personale, tra rappresentazioni romantiche di un passato perduto e quelle di un presente ricostruito e in continuo assestamento. Come lettura possiede inoltre duplice intenzione: l’approccio a questo testo può invitare sia l’ammiratore già consolidato dell’opera di Tellkamp sia il lettore curioso, spinto a voler conoscere di più di un autore emblematico per la narrativa tedesca contemporanea.

Lucrezia Bivona