Nella realtà tentacolare di Bogotá: il romanzo di Carolina Sanín

 

Gli occhi delle balene
di Carolina Sanín
traduzione di Ilia Pessoa
Mendel, 2020

pp. 148
€ 17,10 (cartaceo)

 

Si domandava se Fidel sarebbe, un giorno, cresciuto e come avrebbe fatto a rendersene conto. Cercava di immaginarselo adulto. Sentiva che, ormai, il bambino aveva raggiunto l’età nella quale non si fa nulla che si smetterà di fare. Ogni novità sarebbe stata rappresentata dalla sola uscita di scena di personaggi che portava scritti dentro e dei quali non sapeva nulla. (pp. 91-92) 

Questa recensione necessita di un piccolo cappello: è nata da poco una nuova casa editrice indipendente, la Mendel edizioni, la quale si presenta con un assetto grafico quantomeno interessante, che viene esposto al lettore sul sito dell’editore in questo articolo. Tre almeno sono gli elementi distintivi che emergono in maniera prorompente: la scelta di non giustificare il testo, che getta l’occhio sulla «importanza del “tornare a capo”», il rientro ampio e la valorizzazione dello spazio bianco, che invece hanno molto il sapore della poesia.

Anche la scelta di gettarsi sul mercato con un solo titolo nel catalogo, una traduzione dal bacino colombiano, è coraggiosa, soprattutto considerando il mercato insidioso dell’editoria, in perenne bilico fra crisi e rimodernamento. Per tutto questo, non posso che augurare un enorme in bocca al lupo agli editori.

Veniamo al testo. Pubblicato originalmente in Colombia con il titolo Los Niños da Lagunas Libros, il romanzo di Carolina Sanín viene portato in Italia col nuovo (e più accattivante) titolo Gli occhi delle balene. Quello che inizialmente si presenta come un romanzo realista e concreto concernente il difficile tema dell’orfanità, vira rapidamente verso le complesse e spesso assurde peregrinazioni della burocrazia. Il testo assume subito sapori kafkiani, quando la protagonista Laura Romero, curiosa di sapere qualcosa riguardo il destino del piccolo Fidel, da lei consegnato alle competenti autorità, si ritrova ingabbiata nella tentacolare presa dell’amministrazione pubblica di Bogotá. Il lettore, compagno fedele che come un voyeur segue da vicino le vicende di Laura, prova la sua stessa frustrazione e il suo stesso senso di inquietudine nello scoprire l’intrico di menzogne architettato per – sembrerebbe – tenere la donna lontana dal bambino. Quando poi la situazione evolve in maniera inaspettata, anche il testo prende una nuova svolta, configurandosi in un realismo magico in cui elementi di esoterismo tingono di soprannaturale tutta la trama. Il finale, che arriva un po’ inaspettato, è un coacervo di sensazioni, che spaziano fra spaesamento, tensione e l’indefinibile consapevolezza di qualcosa che resta e sulla quale bisogna continuare a riflettere.

Lo stile letterario di Carolina Sanín è quantomeno eclettico: momenti di comicità e spensieratezza cedono facilmente il passo a interi passi carichi di suspense e mistero. È uno stile peculiare, che rende questa autrice unica nel suo genere e le getta addosso un faro di curiosità, la quale fa venir voglia di saperne di più.

Nel complesso, dunque, Gli occhi delle balene è un romanzo che merita attenzione, così come le merita la Mendel edizioni. Resto in attesa di leggere la loro seconda uscita.

 

David Valentini