Il giro del mondo in 80 piante
di Jonathan Drori
illustrazioni di Lucille Clerc
traduzione di Lucia Corradini
L’ippocampo, 2020
pp. 216
€ 19,90 (cartaceo)
«È difficile non avere una visione antropomorfica, e a volte, trasognato, devo ammettere che ce l’ho anch’io» (p. 9). Se a scrivere queste parole è uno come Jonathan Drori ci sono poche chances di equivoco nel cercare di indovinare a che cosa si stia mai riferendo l’eccezionale ambasciatore del WWF, membro del consiglio presso il Cambridge University Botanic Garden, socio delle Linnean Society, della Zoological Society of London e della Royal Geographical Society (nonché già fiduciario per ben nove anni dei Royal Botanic Gardens di Kew e del Woodland Trust): al 99,9% la sua allusione non potrà che riguardare un rappresentate del mondo vegetale. Così è, difatti, anche in questo caso, ma ben al riparo dai rischi e pericoli insiti nella tendenza ad attribuire caratteristiche umane a ciò che umano non è. Se l’insidioso paragone figura nell’Introduzione al suo Giro del mondo in 80 piante, difatti, non è certo perché l’autore abbia intenzione di rimettere l’uomo al centro di ogni paradigma interpretativo o di proporlo come metro di paragone: al contrario, e ancora più di quanto già non accadeva nel Giro del mondo in 80 alberi, questo nuovo viaggio di esplorazione ne dimostra una volta di più la relatività esistenziale e la dipendenza antichissima da tutto ciò che di fotosintesi si nutre. Con un messaggio esplicito e diretto ai potenti del mondo perché si adoperino a favore della salvaguardia e della valorizzazione della biodiversità e di tutto il verde possibile.
Con l’irresistibile verve da narratore puro che lo caratterizza, Jonathan Drori conduce di nuovo i suoi lettori in lungo e in largo per i cinque continenti, stavolta alla scoperta di steli, foglie e infiorescenze. Lo fa, ancora una volta, con l’accompagnamento visivo delle esuberanti illustrazioni di Lucille Clerc, talmente protagoniste che paiono propagarsi fuori dalle pagine, e con uno scopo nobile come può esserlo quello dell’alta divulgazione associata alla comunicazione di un messaggio ambientalista forte, e tuttavia veicolato con toni più intriganti che pedagogici, più accattivanti che dottrinari. Perché chi mai propenderebbe per cementificazione selvaggia, eradicazione massiccia e messa a coltura intensiva dopo avere familiarizzato con storie così antiche da meritare il rispetto che si porta agli antenati e con equilibri così perfetti da ridicolizzare ogni sistema di calcolo e misura artificiale? Non c’è scheda – se di schede è possibile e non riduttivo parlare rispetto a queste mini-biografie sempre così accurate e accorate, perfetto connubio di “scienza e sentimento” – in cui miti, leggende, usanze e aneddoti non facciano il paio con verità botaniche oggettive altrettanto affascinanti. E non c’è volta in cui la pianta al centro della trattazione non abbia accompagnato gli esseri umani in virtù di un qualche cruciale utilizzo, da quello farmacologico e medicamentoso a quello più edonistico e (spesso e volentieri) afrodisiaco, passando non da ultimo anche per quello meramente alimentare.
Se dopo Il giro del mondo in 80 alberi si aveva l’impressione benefica di avere abbracciato uno ad uno i tronchi raccontati da Jonathan Drori, questo nuovo lavoro non è meno suggestivo del precedente, a cui si affianca come perfetto bis facendo già sperare in una terza occasione editoriale, magari dedicata ai fiori e ai frutti. Nell’attesa c’è tutto il tempo per cogliere gli spunti offerti dall’autore, tanto più che anche stavolta la coda del volume (di nuovo in un fascicoletto di deliziose pagine azzurrine identiche a quelle del Sommario e dell’Indice) figurano i suggerimenti bibliografici suddivisi per categoria su come orientarsi nel caso si vogliano approfondire le proprie conoscenze: Dove osservare le piante, Piante in generale, Scienza, Piante commestibili, Consultazione generale, Viaggi e studi botanici nella storia, Botanica economica, Medicina, droghe e veleni, Storia culturale e sociale, Fonti specializzate, Titoli accademici e Risorse online di libero accesso. Certo, se l’argomento è parte della propria professione o se si è particolarmente sensibili nei suoi confronti sarà difficile resistere alla tentazione di continuare a curiosare. Eppure c’è da scommettere che anche i pollici più neri, persino quelli che si sono ritrovati a sfogliare queste pagine per puro caso, non saranno indifferenti agli stimoli suggeriti, soprattutto quando questi somigliano a esercizi di meditazione zen che promettono di riconciliare la propria anima con la natura circostante:
«vi consiglio di iniziare da una pianta vera. Trovatene una che vi piace, magari un alberello, o un cespuglio fiorito, e concentratevi: osservatela con la massima attenzione per almeno 20 minuti. Registrate forme, colori e disegni, consistenza e profumo di fogli e fiori, il loro orientamento, ogni minima caratteristica come peluria, insetti con le loro uova, eventuali danni e malattie. Interrogatevi su quello che vedete: cosa? Come? Ma soprattutto, perché? Ripetete l’operazione con una pianta diversa. Alla peggio, perderete un po’ di tempo, ma se ci riuscite, la vostra visione del mondo subirà probabilmente una trasformazione» (p. 205).
Cecilia Mariani
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