di Valérie Perrin
Editrice Nord, 2020
pp. 348
€ 14,16 (cartaceo)
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Valérie Perrin ci regala un nuovo appassionante romanzo sui rapporti, sulle fragilità, sugli intrecci e sui misteri del passato, in un romanzo d’esordio (del 2015), pubblicato nel 2016 in Italia e riproposto a luglio di quest'anno, sempre da Editrice Nord, dopo il successo dell’acclamato Cambiare l’acqua ai fiori, che l’ha resa celebre grazie al passaparola dei lettori.
In questo libro d’esordio, che in verità rende molto di più nel titolo francese Les oubliés du dimanche (I dimenticati della domenica), due donne si incrociano, una giovane ventunenne, Justine, orfana di entrambi i genitori e che lavora in una casa di cura nella piccola cittadina francese in cui è cresciuta coi nonni, e un’ospite della casa di cura in cui Justine è infermiera, “Le ortensie”, che si chiama Hélène e ha avuto un grande amore nella sua vita, e che nei suoi ricordi si ritrova su una misteriosa spiaggia, con l’uomo che ama, a rivivere un momento che non tornerà più.
“Sta arrivando l’autunno. Stamattina, prima di andare a lavorare, sono andata al cimitero. Adesso che non sono più obbligata a farlo, ci passo volentieri. Le foglie morte coprivano le date sulla tomba. Un giorno, sarò più vecchia dei miei genitori. Loro avranno sempre trent’anni. Mi domando cosa farò quando avrò trent’anni. Sarò sposata? Avrò dei figli? E come se la passerà Jules? Sarò già stata sull’isola di Muravera? e Hélène ci sarà ancora?”. (p. 98)
La vita di Justine trascorre così, tra giornate sempre uguali, dopo la morte dei suoi insieme ai suoi zii e lasciandola con un cugino a condividere il dolore in casa dei nonni, distraendosi solo con il suo lavoro di infermiera, fino a che l’incontro con il nipote di Hélène, che le chiede di poter sapere di più della giovinezza della nonna, non la indurrà ad iniziare a raccogliere i frammenti di vita di questa ospite a lei così cara, in un quaderno, che poi donerà al nipote Roman, di cui nel frattempo si è un po’ innamorata.
Ma non c’è solo questo meraviglioso raccontare e raccontarsi dell’animo umano nel libro, procedendo in un continuo incedere e indietreggiare tra presente e ricordi, perché la Perrin riesce ancora una volta a trasportarci in atmosfere magiche, a rendere con un’immagine il segno della fedeltà che non ci abbandona - un gabbiano - e a regalarci il ritratto di due donne diversissime e meravigliose, che in qualche modo si regaleranno una seconda opportunità grazie al legame che indissolubile unisce la vita delle persone, che ce le rende care anche se sappiamo così poco di loro, e che ci dona la forza di sperare e di rifiorire, nell’istante in cui una vita esaurisce il suo percorso e un’altra trova la forza di cercare la sua strada. E come non sentirlo vicino, questo legame che ci lega, giovani e anziani, soprattutto in un tempo sospeso e crudele come quello che stiamo vivendo? Un tempo in cui si vive per sottrazione e non più per esperienze e in cui la distanza è ormai la normalità dei nostri rapporti, anche i più intimi, anche i più importanti?
Chi siamo senza l’amore? Questo è l’interrogativo su cui l’autrice indugia, esaminando le più svariate forme d’amore e non risultando per questo melensa, e interroga i lettori anche su cosa diventa quell’amore quando viene portato al limite o quando viene rubato a qualcuno a cui era destinato, capovolgendo il senso di ogni cosa e rendendolo un sentimento senza colore, un mero scopo di possesso, mentre amare è lasciare andare e sapere che una parte di noi è destinata a ritornare e una parte, inevitabilmente, andrà perduta per sempre.
In questo esordio non c’è molta attenzione ai luoghi, come nel precedente (o dovrei dire successivo), solo perché i luoghi sono le persone, i loro percorsi sono il tempo della storia, e noi ci lasciamo trasportare con avidità e voglia di sapere dove arriveranno i protagonisti e come faremo a raggiungere Hélène su quella spiaggia. Ci sono tantissime citazioni letterarie e musicali, c’è tanto cinema e c’è tanta poesia. Ci sono protagonisti di cui non vi dirò, per non rovinarvi la sorpresa e finali inaspettati per quasi ognuno di loro. Un libro da leggere senza farsi troppe domande, mentre la vita scorre, apparentemente uguale a se stessa, e all’improvviso così diversa, rivelata, luminosa; come le parole che Justine scrive per noi, sul quaderno dell’amore perduto. Valérie Perrin ci regala così un altro romanzo indimenticabile.
Samantha Viva