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di Luca Azzolini
HarperCollins, 26 novembre 2020
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Gli Dei conoscono la differenza fra chi uccide per necessità e chi, al contrario, lo fa per divertimento. (Romulus I, p. 44)
Raccontare l'inizio di Roma e in parte sfidare la leggenda, richiamandosi a fonti più antiche, all'epica e alla fantasia: è un'impresa coraggiosa, non c'è dubbio, quella che ha richiamato subito l'attenzione sulla saga di Romulus, scritta da Luca Azzolini e in corso di pubblicazione per HarperCollins (i primi due volumi sono in libreria, il terzo arriverà a gennaio). Ma che cosa cattura immediatamente noi lettori?
Innanzitutto, siamo davanti a un doppio e appassionante racconto, che a tratti sa farsi addirittura triplice, per poi riannodarsi in un'unica vicenda. La storia è ambientata nell'VIII secolo a.C., nelle Terre dei Trenta: nelle primissime pagine, un'aspra siccità ha messo in ginocchio Alba e le altre città (tra cui cito almeno Gabi e Velia). Per quanto valoroso e onesto, Numitor, re di Alba, viene ritenuto colpevole per aver attirato l'ira degli dei, e, dunque, accetta di essere destituito e di subire una grave punizione, prima di essere mandato in esilio con la figlia Silvia. I gemelli Enitos e Yemos, nipoti di Numitor, sono i successori favoriti, ma c'è chi trama nell'ombra. Il potere, infatti, è in grado di accecare chiunque e presto i gemelli assisteranno al compiersi di una predizione nefasta: solo uno salirà al potere. Già, ma chi? Uno di loro due o qualcun altro?
D'altra parte, i segreti covano nell'ombra, a cominciare dall'amore proibito che unisce Enitos alla cugina, la bella Ilia, sacerdotessa consacrata alla Dea Vesta. Ma sono tanti altri gli intrighi - che non possiamo svelare qui per non togliere ai lettori la curiosità di scoprire in prima persona quanto la narrazione di Lucca Azzolini sia in grado di tenerci legati alla pagina.
Veniamo quindi al secondo filone narrativo, quello che riguarda un gruppo di Luperci; all'inizio del primo romanzo, questi giovani devono sfidare le proprie paure per un'iniziazione pericolosa in mezzo al bosco: solo chi sopravvivrà per sei mesi senza tornare indietro e senza morire di fame, di sete o per gli attacchi degli dèi (in particolare della Dea dei Lupi, la temibile Rumia) diventerà uomo. Tra loro conosciamo Wiros, orfano e schiavo, e dunque secondo i compagni destinato a morire per primo.
Tuttavia, niente è come sembra. A metà di Il sangue della lupa lo avrete già compreso: Luca Azzolini ha in serbo colpi di scena inattesi, oltre a tenere con il fiato sospeso per una vendetta che deve compiersi e che si fa motore dell'azione.
Anche l'amore è qualcosa di estremo: l'amore tra fratelli che unisce Yemos ed Enitos è in grado di travalicare qualsiasi confine, come quello passionale, che lega ad esempio Ilia a Enitos; l'amore verso il proprio re offre esempi di grande fedeltà; l'amore tra genitori e figli, invece, è uno dei punti che segnano più la distanza tra la concezione del passato e quella del nostro presente.
Non sorprende, quindi, che la trama particolarmente articolata, i dialoghi svelti e lo stile estremamente cinematografico abbiano trovato traduzione piuttosto fedele ed efficace nella serie tv in onda in contemporanea all'uscita dei libri su Sky Uno e su Now Tv. Stupisce, semmai, che il regista Matteo Rovere sia riuscito a realizzare una produzione simile in Italia.
Da dove partire, quindi? Dai libri, certamente, perché così potrete conoscere più a fondo i pensieri dei personaggi. La serie tv vi renderà poi ancora più piacevole ritrovare sullo schermo quelle figure che avrete ormai imparato a conoscere e riconoscere.
GMGhioni