I sorci che noi tutti siamo: ritrovarsi fra le pagine di Andrea Carraro

 

Il sorcio Andrea Carraro


Il sorcio
di Andrea Carraro
Elliot, 2020

pp. 256
€ 17,50 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

 

«Non ho avuto occasione di dimostrarlo, perché la mia generazione è stata sinora risparmiata dalla guerra, ma sono convinto di essere uno di quelli che in guerra scappano». 

Il Sorcio, pseudonimo di Eraldo Martelli, collega del protagonista nonché protagonista a propria volta di vessazioni, mobbing e altri atti di quotidiana crudeltà e bullismo nei confronti dei compagni di stanza, è lo specchio deformato (e deformante) in cui ogni giorno Nicolò Consorti è costretto a specchiarsi pur senza esserne consapevole.

È a causa del Sorcio – della sua cialtroneria, del suo essere sgarbato verso clienti e colleghi, dei suoi miseri comportamenti antisociali – che Nicolò Consorti, ultraquarantenne dalla vita piatta, non fosse per qualche romanzo di successo, si rivolge a uno psicologo freudiano. E qui, raccontando del Sorcio, Nicolò svela se stesso: il rapporto conflittuale col padre, quello di dominio nei confronti della madre, l’infedeltà coniugale vissuta con nonchalance, gli anni giovanili colmi di bravate e tentativi di inserimento sociale. Il Sorcio è una diga, aperta la quale a Nicolò Consorti si rivela il proprio fiume interiore, impetuoso e feroce. Il Sorcio, l’uomo che dà il titolo al romanzo di Carraro e che dovrebbe esserne il protagonista, o meglio l’antagonista, a un certo punto scompare dalla narrazione, travolto dalle rivelazioni di Nicolò. Lo ritroviamo in un atto di ritorsione durante un pestaggio, e alla fine, quando la vendetta torna a chiedere gli interessi.

Perché questa scelta? È una domanda legittima, che da lettori ci si pone. La risposta che le ho dato è che il Sorcio è il famoso dito al quale guardiamo, anziché essere la luna a cui Carraro vorrebbe farci rivolgere gli occhi. Trattenuti dal titolo e dalle prime pagine che vedono protagonisti i due colleghi, attendiamo di capire dove si andrà a parare, quando finalmente arriverà il confronto fra i due. Eppure, quando arriva, la tensione non è così alta come ci si aspetta; la soddisfazione di veder crollare l’antagonista, neanche; e quell’epilogo solitario, brutale a sua volta, lancia un chiaro segnale di allarme.

Il Sorcio – la violenza del Sorcio – è altrove.

Lo scopriamo seguendo con attenzione le sedute di Nicolò, il quale sviscera, prima con qualche riserva e infine in assoluta libertà, la propria vita. Si rivela, agli occhi del professionista di turno, una creatura meschina, infima, che, incapace di relazionarsi concretamente con la propria bassa moralità, demanda l’arduo compito alle proprie scritture. Entrato nel mondo degli adulti, dove la violenza è meno accettata, essendosi controvoglia borghesizzato – la fobia della borghesia, del diventare borghese, è un leit motiv che trapassa tutto il romanzo – Nicolò Consorti non ha modo di essere quello che dovrebbe essere, e dunque si inventa un luogo in cui sputare fuori tutta la propria violenza: il romanzo.

È qui, nelle sue pagine, che Nicolò affonda i denti su colleghi, parenti, amici, persino sul suo psicologo. Si autoconvince di essere paladino dei deboli, di declamare verità scomode, ma la realtà – di cui è inconsapevole – è che nei testi che scrive ha la libertà di fare del male, di essere se stesso, di violentare il proprio scorcio di mondo. Se Eraldo Martelli è un bullo da quattro soldi, protetto per qualche motivo da un santo in paradiso, Nicolò Consorti, con la sua maschera da onesto cittadino piccolo-borghese, è il diavolo in persona. E come tale, alla fine, si riconosce.

Pubblicato nel 2007 da Gaffi editore, questo potente romanzo d’introspezione torna alle stampe, maturato da oltre dieci anni di riflessioni. Carraro è l’autore della violenza, il cui sguardo sa cogliere nei dettagli delle nostre piccole case quello che siamo e, soprattutto, quello che nascondiamo. Ritrovarsi fra le pagine dei suoi romanzi può essere un’esperienza spaventosa.

 

David Valentini